Più che dei commenti, certi articoli dedicati alla manifestazione “leghista” di sabato scorso, a Roma, sembrano dei necrologi: destra perduta, smarrita, vampirizzata, insomma destra finita nella fossa, dopo che, anche simbolicamente, è stata scippata dai vichinghi di Salvini, che sono arrivati a “violarne” la piazza storica. Mettiamoci una lapide sopra – sembrano dire molti dei commentatori, da destra, dell’evento, più impegnati a guardarsi allo specchio che a comprendere quanto sta accadendo – e facciamola finita.
Certe prese di posizione sembrano evocare l’immagine che Abel Bonnard, raffinato intellettuale della Francia della prima metà del ‘900, dava dei “moderati”, membri di una borghesia agonizzante, figli di una società estinta, incapaci di comprendere la realtà e perciò sempre in ritardo sugli eventi e sui tempi. In quei “moderati” , con il torcicollo, non vogliamo riconoscerci.
Non tanto – sia chiaro – per un senile innamoramento nei confronti di Matteo Salvini e della sua “onda verde”, rappresentata da questa “nuova destra”, mediatica e diretta, poco “strutturata” sui contenuti, ma certamente capace di recepire gli umori collettivi, sintetica nelle parole d’ordine, ma attenta alle domande della gente.
Come tanti amici della “destra culturale” veniamo da altri percorsi. Il semplicismo non ci appartiene. Preferiamo l’approfondimento alla sintesi. Proviamo a declinare idee piuttosto che slogan.
Non per questo però possiamo fuggire dalla realtà. Dobbiamo piuttosto tornare ad avere l’ardire di provare a cambiarla questa realtà, che non ci piace, se non altro offrendo prospettive inusuali e non conformi, armati di idee e di principi che preesistono a qualsiasi contenitore politico.
Che la destra, strutturata o meno, ci sia ha poca importanza, se poi – come si sta tentando di fare attraverso tanti siti, riviste online (destra.it è solo un esempio), circoli culturali – ad esistere e a persistere sono quelle idee e quei valori che rappresentano il terreno di coltura essenziale per qualsiasi azione politica futura.
Il problema piuttosto è: “da destra” abbiamo da “coltivare” ancora qualcosa che non sia solo sterile rancore (per le delusioni accumulate) o disillusone (per le occasioni mancate) ? Vogliamo tornare a cimentarci sui grandi progetti ? Abbiamo ancora qualcosa da dire, che non sia solo il ricordo del beato-tempo-che-fu ?
Io credo di sì e non tanto sulla base di una pia illusione, quanto pensando proprio alle idee e ai valori che continuiamo a portarci dentro, che abbiamo “accatastato” in tanti anni di riflessioni, di dibattiti, di approfondimenti. Da lì si può partire per un’opera di reale ricostruzione nazionale, che non può tuttavia essere semplicemente una mera declinazioni di principi, ma deve essere capace di guardare alla realtà, alle ragioni profonde della crisi e al suo superamento. Senza temere di trovare sulla via del cambiamento inusuali compagni di viaggio, magari con le corna dei vichinghi “padani” ma anche con tanta voglia – come noi – di ritrovare le “chiavi di casa”.
4 commenti
Alex Voglino says:
Mar 3, 2015
Meno male che qualcuno nella cosiddetta “destra culturale”conserva ancora la necessaria lucidità, come Mario.
E a suo sostegno, vorrei fare mie la parole del Presidente di Casapound (un gruppo di gente che ha letto più di qualche libro e che – soprattutto – lo ha capito, cari nostalgici di AN) Iannone, intervistato sulla vicinanza a Salvini:”le idee che sostiene sono ESATTAMENTE le nostre”. Ed è esattamente così su sovranità, politiche economiche, socialità e ruolo dello Stato. Vi sembra poco? Qualche rilettura di Sulis, Ricci, Camillo Pellizzi ed Ernesto Massi gioverebbe…
MARIO BOZZI SENTIERI says:
Mar 3, 2015
Sulis, Ricci, Pellizzi, Massi: bisognerebbe fare un’antologia di questi autori e diffonderne le idee. Molti degli incolti di sinistra scoprirebbero le ragioni vere di certa “destra”. Molti di una “destra” senza idee troverebbero nuove ragioni per la loro esistenza politica. Molti forse guarderebbero con occhi nuovi la realtà, come in quel febbraio parigino del 1934: “Ho visto i comunisti vicino agli uomini dell’estrema destra; li guardavano, li osservavano turbati, con uno strano desiderio dipinto sul volto. Per un pelo non si sono incontrati, in un miscuglio stridente, tutti gli ardori della Francia. Capisci, Clérence ? Corri dai giovani comunisti, indica loro il nemico comune di tutti i giovani, il vecchio radicalismo corruttore” –così Drieu La Rochelle, uno degli scrittori francesi del “Romanticismo fascista”, fa dire a Gilles, protagonista del romanzo omonimo, pubblicato, nel 1939, da Gallimard e censurato dal governo della III Repubblica. C’è spazio anche oggi per andare oltre i vecchi schemi e turbare le “tranquille coscienze” di destra e di sinistra. Basta non sedersi e tornare a cercare …
Alex Voglino says:
Mar 3, 2015
Anche il Brasillach di “Notre Avant-Guerre” sarebbe d’accordo e per non fare il passatista a tutti i costi, anche il giovane filosofo marxista Diego Fusaro, che proprio in questo mesi si sforza di tessere una rete comune al di là delle contrapposizioni storiche sbagliate, additando a tutti il vero nemico: il Capitale anonimo e le oligarchie finanziarie, i poteri apolidi e gli untori del “denaro scritturale” che non esiste, ma ormai è il 90% di quello che teoricamente circola nel mondo e che consente di inventare debiti pubblici virtuali ai quali impiccare il benessere e la libertà dei popoli reali. “Con Usura…” direbbe il vecchio Pound e il socialista Hilferding de “Il Capitale Finanziario” – il cui assassinio è una colpa inescusabile dei nazisti tedeschi – gli batterebbe su una spalla assentendo…
Piantiamola qui, se no diventa un soliloquio.
Antonio de Felip says:
Mar 7, 2015
Concordo con Mario Bozzi Sentieri e con Alex Voglino (a cui rivolgo un caro saluto): la ricostruzione politica della destra non può prescindere da una rinascita culturale: senza una ferma consapevolezza dei valori di fondo su cui si basa la nostra visione del mondo, qualsiasi aggregazione, sia essa tattica o strategica, sarà perdente per noi. Non temo i “barbari del nord”. Temo il pressapochismo politico, l’inconsistenza culturale e valoriale, l’incapacità di leggere i segni dei tempi e le nuove (ma tanto nuove non sono) dinamiche della modernità (che sarà anche miserabile, ma che è reale), temo il frazionismo, il culto di micro-personalità, l’agitarsi scomposto di alcuni sul territorio alla ricerca, al massimo, di un consigliere di zona.
La forma-partito mi interessa di meno, anche se non ne nego l’importanza.
Dobbiamo partire da una nuova, attualizzata, “Carta dei valori della Destra”, che declini i valori di sempre facendo in modo di renderli efficaci rispetto alle nuove sfide: l’aggressione della grande finanza, l’attacco alla vita e alla famiglia, con la connessa, oscena “ideologia di gender”, l’arroganza di un mondialismo sempre più sfrontato e ostinato nel suo odio contro i popoli, le loro tradizioni, le loro radici.
Se sapremo ri-coagularci intorno a una forte identità culturale e valoriale, potremo allearci senza timore anche con la Lega Nord, suscitando e facilitando la nascita di nuove sintesi e nuovi paradigmi, coerenti con i tempi e con i nuovi bisogni.
I necrologi sono auto-consolatori ed estetizzanti, ma, spero, prematuri.