“Nel 1951 fu condannato, insieme a C. Manzoni (allora redattore del Candido), per la pubblicazione di una vignetta ritenuta offensiva nei riguardi del presidente della Repubblica Luigi Einaudi; poi nel gennaio 1954, pubblicò, sempre su Candido e con un duro commento, due lettere (da lui ritenute autentiche) con cui nel gennaio 1944 A. De Gasperi, all’epoca rifugiato in Vaticano, avrebbe chiesto ai vertici delle truppe statunitensi in Italia di bombardare obiettivi civili per suscitare la rivolta della popolazione romana contro le truppe di occupazione tedesca. Querelato da De Gasperi, il G., nell’aprile 1955, fu condannato e scontò la pena di oltre un anno di reclusione, non avendo voluto ricorrere in appello”.
Questa è la sintesi schematica e forzatamente frettolosa nella “voce” del Dizionario biografico degli italiani (vol. LX (2003)), dedicata a Giovannino Guareschi, dell’episodio cruciale della sua vita. L’autore della “voce”, Domenico Proietti, se esprime un’opinione contestabile alla luce dell’attività successiva nel momento in cui lascia derivare dalla condanna tanto dignitosamente affrontata un inesistente “progressivo distacco dalla vita politica e morale dell’Italia”, ritiene che “il momento di massima risonanza ed efficacia della sua opera di polemista politico e disegnatore satirico fu senza dubbio la violenta campagna, sempre dalle colonne del Candido, contro il Fronte popolare alla vigilia delle elezioni del 18 aprile 1948”.
Riconosce e sottolinea un aspetto, che suscita motivate ampie perplessità sul senso di riconoscenza di De Gasperi, secondo alcuni sacerdoti della sua memoria degno addirittura della beatificazione religiosa. Proietti scrive che Guareschi “creò epiteti, slogan e vignette di grande impatto, divenuti proverbiali, che contribuirono non poco all’affermazione della Democrazia cristiana”.
Alla vicenda, oggi quasi dimenticata, dedica un minuzioso e finanche vivace lavoro Ubaldo Giuliani Balestrino (Guareschi era innocente, Ecco le prove, Roma, I libri del Borghese) , cui speriamo arrida una felice diffusione per riscoprire o conoscere metodi e mentalità degli uomini al potere nell’Italia postbellica. E’ la vicenda – va rammentato agli immemori – che segna il punto più eclatante della persecuzione contro la Destra, aperta dalle “norme transitorie”, inserite nella Carta costituzionale, e continuata, per impulso di Scelba, etichettato, come diversi altri, in primo luogo Andreotti, del tutto impropriamente come “democristiani di destra”.
In punta di logico e di diritto le argomentazioni recate dall’autore, una sorta di incalzante requisitoria, appaiono fini, solide e centrate, in una parola convincenti e credibili. Le ragioni della controparte – ad un lettore equilibrato e non partigiano – si dimostrano faticose, equivoche e chiaramente agevolate e favorite in sede giudiziaria.
Al suo attivo l’autore vanta – non è esagerata né banale la definizione – il volume Il carteggio Churchill – Mussolini alla luce del processo Guareschi, nel quale emergono i calcoli politici alla base di una palese ingiustizia e di una pesante, gravissima omissione, miranti all’occultamento di nodi di estrema importanza e compiute a mortificazione e ad avvilimento della verità.
Ubaldo Giuliani Balestrino
GUARESCHI ERA INNOCENTE
Edizioni del Borghese, Roma 2015
Ppgg. 266, euro 18,00