• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
giovedì 1 Giugno 2023
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Multimedia

Al cinema “La Favorita”. Il ‘700 è una terra straniera

di Tommaso de Brabant
14 Febbraio 2019
in Multimedia, Televisionando
0
Al cinema “La Favorita”. Il ‘700 è una terra straniera
       

I

Inghilterra, 1700. Semi-immobilizzata dalla gotta, e impazzita per la perdita di tutti e 18 (non 17, come detto nel film) i figli, Anna Stuart (con la quale termina la dinastia: non avendo lei eredi diretti, il regno passerà agli Hannover), regina di Inghilterra, Scozia e Irlanda si trova in balia della sua temibile favorita, Sarah Churchill duchessa di Marlborough, moglie del comandante del contingente inglese impegnato nella Guerra di Successione Spagnola. Costei accoglie a corte Abigail Masham, figlia di un nobile caduto in disgrazia; ne fa la sua allieva di maneggi cortigiani, salvo scoprire che è persino più perfida di lei.

Un Greenaway con più note stonate dell’originale. Sembra a tratti di rivedere I Misteri di Giardino di Compton House – che era però un film epocale; La Favorita è “soltanto” un film molto bello. La sua pecca, indulgere al diffusissimo vizio (si pensi all’abietto telefilm sui Tudor) di far parlare e ragionare gli europei di Rinascimento ed Età Moderna come gli americani del Duemila. Anche i personaggi della pietra miliare di Peter Greenaway dicevano oscenità (anzi dicevano soltanto quelle, e pure in abbondanza), ma calligrafiche. Andava riguardato il precisissimo, magnifico I Duellanti di Ridley Scott.

Resta un film prezioso, per il coraggio di proporre un film elegante pubblico un prodotto raffinato, anche un po’ pretenzioso, eccessivo, a un pubblico cui tali occasioni si offrono sempre meno. La buona notizia è che si tentano, ormai, abbastanza spesso progetti in questa direzione (un altro bel film d’autentica cultura barocca è stato Il racconto dei racconti, produzione internazionale diretta quattro anni fa da Saverio Costanzo; più recentemente, con Suspiria – che con La Favorita condivide, oltre alla suddivisione in capitoli dai titoli balzani, la vicenda di virago che non disdegnano di balzarsi addosso fra loro – Luca Guadagnino, al suo primo film bello, ha portato nella grande distribuzione una proposta bella e intelligente), ottime alternative a un cinema contemporaneo che in America sa soltanto produrre baracconate da videogioco, e in Europa commediette e drammucci da salotto fatti con lo stampino – è la tragedia del cinema italiano e di quello francese: non andare quasi mai oltre quelle che Battiato chiamava “storie di sottofondo, Dallas e I ricchi piangono”; ci vuole un’altra vita, ci vuole un altro cinema. Che differenza tra i filmetti con la solita locandina, le solite facce (Rorwacher Battiston Lo Cascio Buy Giallini Mastandrea…), le solite storie di borghesia progressista che se la canta e se la suona spaparanzata sul divano di design, e questa bella, grottesca, raccapricciante storia di streghe che intrigano, minacciano, pasticciano, sparano, si picchiano fra arazzi, livree, torte colossali, corridoi, candelabri, soda caustica e tiri al piattello (vivo).

Nonostante i compromessi (qualcuno ha parlato di denuncia di un oppressivo sistema “patriarcale”… perché allora le tre protagoniste dettano legge ai babbei più o meno virili che le circondano?) con l’attualità (in senso nicciano), con le fissazioni del politicamente corretto (quanto sono prevedibili, e previsti, i risvolti saffici?), il film è bello: sontuoso, più cerebrale che intelligente, elegante, recitato bene dalle sue protagoniste – gli uomini, relegati sullo sfondo, ci restano.

È stata premiata con la Coppa Volpi la performance sopra le righe di Olivia Colman (nel ruolo della regina Anna), attrice di grande esperienza teatrale; ma la grande attrazione è il duello tra Rachel Weisz (Marlborough la mora), ed Emma Stone, (Masham la fulva): la recitazione ben calibrata della fascinosissima, tenebrosa Weisz, contro l’espressività esagerata della Stone coi suoi occhioni sgranati.

Yorgos Lanthimos, intellettualissimo regista greco ormai stabilitosi a Hollywood, realizza un film di qualità superiore alla media coeva. La Favorita è manierista (e ripetitivo: l’effetto fisheye torna troppe volte; molti movimenti di macchina sono azzeccati, altri pasticciati), colto (pur essendo un pastiche che dell’accuratezza storica e biografica poco si cura), visivamente bellissimo. Ma sconta la mancata rinuncia a essere un film del Duemila: un grande spreco, perché a realizzare un film che stesse alla pari con altri due classici sul Settecento – il citato Compton House di Greenaway, e Barry Lyndon di Kubrick – non mancava molto. Come questi, è un film su di una società senza sentimento: tantissimo sesso, niente amore (però Anna – personaggio storico ben più degno di quel che il film non mostri – si staglia sugli altri personaggi proprio per la sua disperata ricerca di affetto).

Sarebbe stato ancor più bello un film che mantenesse la promessa delle locandine: surreale, più bizzarro, più grottesco. Esagerato, barocco: la musica dell’epoca, che pervade (una gioia: Schumann, Schubert, Vivaldi, Bach, Purcell, Handel ) la colonna sonora, questo sta a rappresentare. Questa corte di scimuniti che scommettono sulle corse delle oche, si accoppiano e azzannano nei boschi come la selvaggina e sostituiscono i figli con conigli ben ci si prestava. Uno zodiaco bello e feroce come la Marlbourough che torna dal bosco vestita da damerino e con la benda da pirata.

Tags: cinemaYorgos Lanthimos
Articolo precedente

Grande Guerra/ Le vittorie del Piave raccontate in un libro

Prossimo articolo

Follie antifasciste/ Caso “pagnotta nera”: il segugio Berizzi colpisce ancora

Tommaso de Brabant

Correlati Articoli

Quel sole ingannatore (e senza avvenire) di Nanni Moretti
Multimedia

Quel sole ingannatore (e senza avvenire) di Nanni Moretti

di Massimo Weilbacher
6 Maggio 2023
0

Sono molti i temi che Nanni Moretti - con il solito taglio autoreferenziale e autocelebrativo, ma con indubbia bravura filmica...

Leggi tutto
Telefoni bianchi e amori neri. La parabola di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti

Telefoni bianchi e amori neri. La parabola di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti

4 Maggio 2023
“Miracle”: un film che mantiene la promessa del titolo

“Miracle”: un film che mantiene la promessa del titolo

19 Aprile 2023
“I tre moschettieri”: segnali di rinascita dalla Francia, mentre Cinecittà va in letargo

“I tre moschettieri”: segnali di rinascita dalla Francia, mentre Cinecittà va in letargo

11 Aprile 2023
Carica altro
Prossimo articolo
Follie antifasciste/ Caso “pagnotta nera”: il segugio Berizzi colpisce ancora

Follie antifasciste/ Caso "pagnotta nera": il segugio Berizzi colpisce ancora

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

L’egemonia culturale è una cosa seria. A differenza del “caso” Fazio e Annunziata

L’egemonia culturale è una cosa seria. A differenza del “caso” Fazio e Annunziata

1 Giugno 2023
Caucaso/ Il Nagorno Karabakh ancora sotto assedio

Caucaso/ Il Nagorno Karabakh ancora sotto assedio

1 Giugno 2023
Urbanistica/ La città giardino tra utopia e realtà

Urbanistica/ La città giardino tra utopia e realtà

1 Giugno 2023
Il partito postdemocratico unito e l’opposizione che non c’è

Il partito postdemocratico unito e l’opposizione che non c’è

1 Giugno 2023

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina cinema coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Ucraina Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In