Lia Quartapelle, deputata e capogruppo del Partito Democratico nata a Ferragosto come Napoleone, bi-laureata in economia, dopo l’annuncio delle nozze (a Tel Aviv) con Claudio Martelli, con le sue fattezze da Topo Gigio (che Martelli riveda in lei l’amato compagno Amato? Se quello studio in Via del Corso 476 potesse parlare…) dietro le quali si cela la punta di diamante della nazionale di calcio delle parlamentari, ha tuonato: la sospensione della democrazia in Ungheria è intollerabile, l’Unione Europea punisca Orban negando aiuti agli ungheresi!

Alla Quartapelle, la quale pure è attenta alle strategie di coalizione (quando il governo Lega & Cinque Stelle stava per approvare il “fondo salva-stati” MES, vi si opponeva; ora che al governo, con i Cinque Stelle, c’è il suo partito, si trova ad approvarlo), sfugge che con la proclamazione dello stato d’emergenza, Orban non ha fatto nulla di più liberticida di quanto fatto da Conte, capo del governo di cui il partito della campionessa di pallone è parte.
Sarebbe da chiarire che problema abbia, la signora Martelli, con le nazioni dell’Est. Non è nuova a paventare pericoli d’origine slava: ha più volte denunciato infiltrazioni dei tentacoli del terribile presidente russo Putin nella politica italiana. Quando un gruppetto di sfaccendati con la passione per il nazismo, vicino alla Varese che alla Quartapelle ha dato i natali, ha trafficato in ordigni militari, la deputata ha prontamente gridato al collegamento con le forze russe in lotta per il Donbass. Si è poi scoperto che i patetici guerriglieri con un missile aria-terra in garage simpatizzavano per la fazione opposta, quella ucraina.
Intanto Giorgio Gori, che con Martelli condivide un passato nel Partito Socialista Italiano, è passato da rifiutare, ai primi di marzo, le misure restrittive chieste dalla Regione Lombardia per contenere il contagio da coronavirus, sostenendo (il 4 marzo) che i contagiati in città fossero “solo lo 0,02% della popolazione”, salvo cominciare (due settimane dopo) a lanciare proclami catastrofici come “intere generazioni cancellate”; ha infine chiuso il mese di marzo chiedendo l’invio di 200mila africani per i lavori nei campi.
Proprio mentre il coronavirus comincia (ufficialmente) a dilagare in Africa (dove nessuna statistica è mai attendibile). Quando insomma l’epidemia fosse contenuta tra gli italiani, secondo Gori sarebbe buona cosa scatenare nuovi focolai, con l’ingresso di portatori allogeni. Non bastavano i danni che negli ultimi anni ha fatto l’immigrazione di massa, facendo precipitare la qualità della vita in Italia con delinquenza, parassitismo e impoverimento del tessuto sociale.
A Gori non basta, aver aspettato ad accettare provvedimenti contro l’epidemia, pur avendo due importanti focolai (Nembro e Alzano Lombardo) a pochi chilometri da Bergamo, perché doveva assecondare Confindustria e dar contro ad Attilio Fontana (colui che nel marzo 2018 lo ha sconfitto alle elezioni regionali). Ci vogliono ancora 200mila potenziali portatori a rinfocolare il contagio.
La Quartapelle, che lo sposa, e Gori, che ne è stato compagno di partito, non sembrano ispirarsi alla formazione politica del socialista Martelli. Sembrano più prossimi all’iperliberismo europeista: quello più pragmatico, dalla spietatezza di Calvino alle efferatezze della Bonino. Quando la Quartapelle invoca il blocco degli aiuti destinati a una popolazione, per punire un episodio di dissidenza politica, è identica alla guida di +Europa, che non manca mai di chiedere sanzioni e persino bombardamenti contro chi non segua i diktat europeisti e sorosiani. Quando Gori chiede un pacco di migranti, stoccati e imballati come utensili, si richiama proprio ad analoghe richieste della nichilista col turbante, che periodicamente chiede, come se parlasse di merci caricate su container, nuovi sbarchi, ulteriori aumenti nel traffico di esseri umani.
Terzo esempio, terzo piddino. L’Unione Europea delle erinni Lagarde e Von der Leyen non aiuta l’Italia, e il senatore sardo Luigi Zanda propone, come fosse una genialata, di vendere Palazzo Chigi e altri edifici di valore non solo istituzionale, ma anche artistico e culturale, per far cassa. Chissenefrega del patrimonio pubblico italiano: l’Europa ci chiede (altri) sacrifici, gli italiani si svenino!
Ai vari Quartapelle, Gori, Zanda (e alla Bonino, che non ha mancato di affermare che la salvezza dalla pandemia giungerà proprio da quell’Unione Europea che sta castigando Italia e Spagna) va riconosciuto il coraggio.
L’Unione Europea è stata svergognata dall’emergenza del coronavirus, e il rancore nei suoi confronti sta crescendo. Le posizioni europeiste non sono, al momento, popolari. Una figura imbarazzante come Monica Cirinnà è corsa su Facebook a blaterare quanto tenga alla salute “del Paese”, smentendo il cartello “Dio patria famiglia che vita di m…a” col quale non tanti mesi fa ha dato voce al vuoto culturale della mentalità dominante nell’Occidente del secondo dopoguerra; giornalisti non proprio di vaglia come Myrta Merlino e Andrea Scanzi, anch’essi su Facebook, hanno inveito contro le decisione dell’UE, senza però rimembrare gli anni di suddita propaganda europeista (e di insulti agli euroscettici).
Quartapelle, Gori e Zanda non temono l’impopolarità dell’europeismo iperliberista e antiumano alla Bonino, e proseguono impavidi la loro opera di devastazione: si tratti di rifiutare aiuti a paesi non proprio floridi, di trattare flussi umani come fossero cargo da caricare e scaricare provocando focolai di contagio laddove già non mancano.
Oppure hanno ancora paura di Strasburgo e Bruxelles, e prima di fare come tanti topi che già sono saltati dalla pericolante nave europeista, si tengono buoni i loro padroni. Sia mai che tornano forti, e la frusta comunque la impugnano ancora loro…
Fossi in Orban non mi preoccuperei più di tanto delle minacce di Lia Quartapelle
Buongiorno signor Giovanni, nemmeno noi pensiamo che il buon Orban sia spaventato dalla dott.ssa Quartapelle.