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Home L'Editoriale

Ammetto, sono un nostalgico. Della grande Politica

di Gianluca Castro
24 Giugno 2018
in L'Editoriale
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Ammetto, sono un nostalgico. Della grande Politica

Devo ormai ammetterlo e farmene una ragione: sono un nostalgico. Non ho rimpianti per le parate in orbace, però. Nemmeno i treni in orario mi hanno mai convinto (anche se, ovviamente, sono sicuramente meglio di quelli in costante drammatico ritardo) che ho sempre trovato come sia una forma di valutazione pateticamente superficiale rispetto alle necessità di Governo per la Nazione.
Anche le folle osannanti delle adunate oceaniche mi mettono a disagio.
Mi ricordano soprattutto i repentini voltagabbana e i costanti tradimenti della decenza (nei casi meno gravi) ci chi, nella Storia d’Italia, ha desiderato sempre mettersi prontamente al servizio dei vincitori.
Sono comunque un inguaribile nostalgico.
Provo uno struggente rimpianto per una Sinistra che cercava di tutelare i lavoratori – senza provare vergogna per la massa plebea che ripugna la ‘gauche caviar’, oggi più mai sfruttati da un sempre più raffinato turbo capitalismo.
Mi piacerebbe che venisse sostituito ‘ce lo chiede l’Europa’ da un ‘lo vogliono gli italiani’ e che questo principio venga condiviso da tutti, senza strumentali barriere ideologiche.
Ho rivalutato pure le coraggiose lotte dei primi Centri Sociali e degli ‘indiani metropolitani’, pronti a uno strenuo confronto nichilistico coi ‘poteri dello Stato’ in nome di un sentimento romanticamente anarchico e non violento, prima che le politiche repressive di Cossiga producessero l’effetto di indirizzare alla violenza l’Autonomia Operaia nel ’77 e alla stagione dei cortei con la P38.
Penso spesso con sincera curiosità, mista a rammarico, a dove sia finita l’istrionica capacità di farsi beffe del potere e della rappresentazione caricaturale della Sinistra ufficiale incarnata nelle gerarchie del PCI, da parte di ‘Gandal il Viola’ nella famosa surreale conferenza stampa a fianco di un giovane Massimo D’Alema.
Mi mancano anche le geniali intuizioni dei ‘Campi Hobbit’, vero laboratorio di idee dei giovani di Destra. Ineguagliati tentativi di imporre una visione del mondo che prescindesse da una semplice rievocazione reducistica da sempre sfruttata dal MSI, gettandosi a volo radente sulla realtà, riabilitando le scelte politiche sociali e rottamando definitivamente tutte le scorie reazionarie.
A nome di quale Sinistra offrono sostegno i Centri Sociali attuali, oltre a mobilitarsi contro un inesistente fascismo, mentre si schierano a fianco di chi propone i mantra liberisti della cessione di sovranità o dell’accoglienza indiscriminata, vero viatico per creare – attraverso un’immigrazione senza regole, il famoso l’esercito industriale di riserva, espressione con la quale Karl Marx indica, nel I libro del Capitale, la massa dei disoccupati in un’economia capitalistica e la sua funzione?
A nome di quali valori, che siano diversi da una semplice oculata gestione in stile condominiale della cosa pubblica, si ispira la Destra?
Ho nostalgia, lo ammetto, del primato della Politica – quella vera.
Che non sia sinonimo di malaffare, che non venga indicata solo come fonte di privilegi.
Che sappia distinguere ed espellere dal suo interno, gli indegni in grado solo di pensare ai propri interessi di bottega invece che a quelli del popolo che pretendono di rappresentare.

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