Benito Mussolini “è vivo e lotta insieme a noi”. Anzi a “loro”. A 134 anni dalla nascita (29 luglio 1883) e a 72 dalla morte, l’Italia non riesce a dimenticare. Proprio non ce la fa. Ottima cosa, si dirà, la storia non si censura, non si affetta con il machete, non si giudica. La storia si racconta, si testimonia, magari, sarebbe meglio, si interpreta. Anche quella del Ventennio, del Fascismo, della Seconda guerra mondiale, della guerra civile che insanguinò il nostro Paese. Fascisti, partigiani, combattenti della Rsi e imboscati: è la storia, ragazzi.
Quello che sorprende, a quasi un secolo e mezzo dalla nascita, è l’ossessione per Mussolini della sinistra riformista, dei compagni col birignao, dei centri sociali, dei “centrini” moderati. Tutti lì, nel 2017, a gridare all’untore del pericolo fascista e populista. Tutti a stracciarsi le vesti e ad allertare i partner internazionali dal rischio dei neo-fascisti al potere. Denunce, richieste di scorta, leggi ad hoc per scongiurare il nuovo mostro che si aggira per l’Europa: una dittatura post-neo-fascista che mette a rischio democrazia e pluralismo. Con la disoccupazione alle stelle, l’economia nel baratro, i terremoti, la riedizione della guerra fredda, il dramma dell’immigrazione, i politici italiani non trovano di meglio che dedicare ore e ore del proprio tempo a varare leggi “ad hoc” contro la pubblicità e la gadgettistica che si ispira al Ventennio. Un impegno esibito a mani basse sul web e che, ironia della sorte, finisce per diffondere il fascismo e le sue icone come non mai grazie a “Facebucche” (come ironizzano i decani), Twitter e affini. Un politico di lungo corso come Emanuele Fiano in queste settimane ha occupato le cronache politiche con la sua proposta di legge che vieta la diffusione di tesi e frasi riconducibili al fascismo, pena la reclusione fino a tre anni. Ovviamente è stato sbertucciato in lungo e in largo, fino a insulti irripetibili, segno dello scontro ideologico e dell’ignoranza. La terza carica dello Stato non è stata da meno.
1 commento
antonio corso says:
Ago 1, 2017
vedo che non commentate una dichiarazione secondo me almeno gravissima: la definizione di Ramelli come terrorista da parte di Parenzo. Secondo me merita un articolo di condanna durissima