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Home L'Editoriale

Il caso Siena. CPI aiuta gli italiani, i comunisti chiamano la polizia

di Marco Valle
21 Giugno 2017
in L'Editoriale
1
Il caso Siena. CPI aiuta gli italiani, i comunisti chiamano la polizia

In un tempo lontano, molto lontano, la sinistra comunista aveva una sua dignità. Una certa fierezza e un contatto reale con le mitiche “masse”. Gli operai, i contadini, gli “ultimi della terra”. Bandiere rosse, feste dell’Unità e tanti cortei per una rivoluzione che, prima o poi, doveva arrivare. Speranze.
Tanta gente, in assoluta buona fede, immaginò sul serio che il comunismo fosse la “religione dei lavoratori”, il paradiso in terra e si convinse, chissà perchè, che il “potere doveva essere operaio”. Se, poi, qualcuno aveva  dei dubbi sul socialismo reale o gli inghippi del PCI con il potere, vi erano sempre gli scandali democristiani, le porcherie dei socialdemocratici, le mene socialiste. Su tutto, l’improbabile minaccia neofascista. Le “trame nere”, il golpe. Almirante. La Nato. Gli americani. Magari i marziani. Bastava crederci.
Poi, tutto è andato in vacca, nella cacca. Nel 1989 l’URSS ingloriosamente crollò, l’ottobre rosso e tutto il resto vennero archiviati. Mentre le bandiere rosse si ammainavano dal Pacifico a Berlino Est,  il PCI cambiò nome ed Occhetto e D’Alema si strinsero il nodo della cravatte (rigorosamente firmate).
Un passaggio epocale. Dagli anni Novanta in poi in Italia l’operaio, il non garantito, “l’oppresso”, aprì una partita IVA, si ruppe i coglioni e iniziò a votare per chi voleva: Lega, Berlusconi, Destra. O, forse, nulla.
Mentre il PDS, poi i DS e, infine, il PD iniziarono a veleggiare verso i globalizzatori d’oltre Manica e oltre Oceano, alla sinistra ultrà  rimase solo qualche borghese sfigato (ma garantito), un pugno di “cattolici adulti”, un po’ di pirla livorosi incagliati nel pubblico impiego. Poi i centri sociali e qualche commentatore televisivo. La retorica dei “movimenti” e dei diritti civili.  Poca roba, ma abbastanza per galleggiare tra il berlusconismo e  Veltroni, Fassino, Bersani. Questa era Rifondazione comunista, i “puri e duri” della seconda repubblica, tipi eccentrici che Togliatti, nella sua fase sovietica, avrebbe fatto fucilare senza troppi problemi.
Poi venne Prodi, le elezioni, gli inganni e le trappole della politica. Infine l’ennesima catastrofe. Storie note. I comunisti (veri o presunti) finirono fuori dal Parlamento. Smarrito Bertinotti (nei salotti molto affaccendato), perso Vendola (in qualche sala parto canadese), introvabili Pisapia e De Magistris (in altre avventure impegnati), Rifondazione, SEL e rovine varie fecero, alla fine,  una scelta furba e cambiarono copione.
Pur di non evaporare nel nulla i partitini rossi colonizzarono una sigla morente: l’ANPI, un baraccone appassito ma molto redditizio e politicamente consolidato.  Da qui il rilancio di un antifascismo fuori tempo. Foraggiato dagli enti locali e dallo Stato, il fantasma della guerra civile 1943-45 si è risolto in una gettata di soldi e ricatti: il “bene”e il “male”, “scarpe rotte” e molti finanziamenti, “bandiera rossa” e tanti denari. Tanto paga lo Stato, le Regioni (comprese quelle di centrodestra), i Comuni, le circoscrizioni. Si capisce perchè per alcuni il 25 aprile è una vera, vera festa.
Ma, in assenza dei lavoratori italiani, ai resti della sinistra poco ancora rimaneva. Al netto della retorica neo-antifascista — un misto d’isterismo, allucinazioni e indagini poliziesche — , vi era solo  (forse) il proletario di riserva: gli immigrati d’ogni dove e d’ogni credo. Tanto, le religioni, le culture, le origini sono solo delle sovrastrutture. Ecco l’insana passione verso gli invasori, nuovi “compagni” e  prossimi elettori. Piccolo calcolo di piccola gente. Enrico Berlinguer era ben altra cosa…
Un corto circuito. Lo conferma il caso Siena, l’ennesima follia dell’ANPI (e Rifondazione) che ha denunciato i ragazzi di Casa Pound per razzismo. Già, razzismo.
Per i finti eredi di Di Vittorio (un uomo serio, socialista, sindacalista ma anche volontario di guerra e patriota), CPI è colpevole di aiutare, assistere gli italiani più deboli, più poveri.
Senza alcun imbarazzo l’avvocato Irene Gonnelli ha presentato querela:
“Abbiamo visto numerosi manifesti dove si legge di raccolte alimentari che vengono effettuate dall’associazione CasaPound. Ma negli stessi manifesti si legge che il cibo raccolto verrà poi donato solamente agli italiani. Ci siamo domandati se questo comportamento rispetti la legge e sia costituzionale (…) Questa per noi è discriminazione per questo motivo abbiamo presentato denuncia per quello che noi riteniamo essere un atteggiamento discriminatorio“.
Follia, pura follia. Compagni, ripiegate le vostre bandiere. Il comunismo fu sogno, sangue, tragedia. Non operetta. Andate a casa. In silenzio.
Tags: Casa PoundcomunismoSiena
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Commenti 1

  1. Primo Siena says:
    4 anni fa

    Analisi precisa puntuale fatta con spirito critico e con senso storico, punteggiato da una ironia che fa buon sangue. Marco Valle si conferma un giornalista colrto ed acuto, come pochi.Bravo Marco!

    Rispondi

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