Di tutta la complicata, incresciosa, e in conclusione felice vicenda che ha coinvolto Silvia Romano, vorrei mettere a fuoco un aspetto che mi ha colpito, e che finora non ho visto accennato nella vasta attenzione mediatica dedicata alla giovane. Probabilmente non è l’aspetto più importante, anzi. Ma si dice che il diavolo sta nei dettagli: se in questo detto c’è del vero, il dettaglio che qui interessa potrebbe essere rivelatore.
Il 7 ottobre del 1571 si combatte una battaglia decisiva per la cristianità: nelle acque di Lepanto una flotta allestita dalla Lega Santa, animata a sua volta da papa Pio V, affronta la più numerosa flotta turca. Da quello scontro dipende la sopravvivenza dell’Europa cristiana. Vorrei dire che in quella lontana circostanza vincemmo noi, ma se mi guardo attorno non mi sento di dirlo, perché non so quanti dei miei connazionali si riconoscano, oggi, in quella fiera volontà di rimanere se stessi che animava i capi della flotta – Don Giovanni d’Austria, Sebastiano Venier e Marcantonio Colonna – così come l’ultimo dei suoi marinai.
Come che sia, a Lepanto i Turchi musulmani vennero sconfitti, e l’Europa rimase cristiana, almeno per qualche tempo. Quando la notizia della vittoria giunse a Roma, Papa Pio V ordinò che tutte le campane delle chiese dell’Urbe suonassero in segno di gioia, ed è per ricordare quell’antico evento che, ad ogni mezzogiorno che Dio manda in terra, le campane delle chiese risuonano: tutt’ora e fino a quando l’usanza non sembrerà troppo politically uncorrect.
In segno di gioia hanno suonato anche le campane della chiesa parrocchiale della famiglia di Silvia Romano, ieri, quando è giunta la notizia della sua liberazione. La gioia era pienamente giustificata: è stata salvata la vita di una ragazza che, animata dalla sua generosità, era andata al servizio degli ultimi in un paese lontano. Ma quella ragazza, partita cristiana, è tornata musulmana. Non per costrizione ma, a quanto lei stessa asserisce, per libera scelta maturata a poco a poco durante la detenzione, e favorita dalla lettura del corano espressamente richiesto ai carcerieri. Ed è tornata, me lo si lasci dire, ostentando le stimmate della sua nuova fede: col velo sul capo e avvolta nel jilbab del verde colore dell’islam.
Sapeva il parroco suonatore di campane della conversione di Silvia? Sembra di sì, perché la notizia era stata trasmessa subito, quando la ragazza era ancora sull’aereo che la conduceva in Italia. E poi le campane sono suonate due volte, in momenti diversi della giornata.
I fatti sono questi: nudi, crudi e con il loro significato epocale. Il 7 ottobre 1571 suonano campane a stormo per la gioia di essere rimasti cristiani. Il 10 maggio del corrente 2020 suonano per festeggiare una giovane che ha abiurato la sua fede e si è fatta musulmana. L’imam di Milano si è subito detto pronto ad incontrare la ragazza come cittadina “e come credente”. Qualche conto non torna, nel trascorrere dei secoli e nel desolato presente. Silvia poteva essere festeggiata anche senza campane.
1 commento
Franco Cordiale says:
Mag 18, 2020
CARO ALFONSO INDELICATO , COSA.NE PENSO ?
Perdoni la forma confidenziale, ma noi ci eravamo conosciuti circa …mezzo secolo addietro, quando ambedue frequentavamo il Liceo Beccaria di via Linneo, Milano zona Sempione.
In illo tempore, io ero di sinistra e.lei di destra, amico di quell’Antonio Imperatore che venne picchiato dagli squadristi del movimento studentesco.
Come mai le.scrivo ? Perche’ le sue tesi di allora, conservate a quanto vedo fino ad oggi, sono ormai anche le mie !Almeno in gran parte.
Non e’ stato un passaggio veloce, ma la crisi irreversibile dell’occidente, terra del tramonto, preannunciata dal filosofo Augusto Del Noce, e’ ampiamente sotto i nostri occhi ! Silvia Romano, il PD, la UE, il pontificato alquanto…filomassonico di Bergoglio…la scuola massificante, livellatrice al ribasso da Berlinguer e Di Mauro in poi… le politiche migratorie della sinistra, lo svuotamento delle liberta’ costituzionali, un tempo sempre in bocca ai sinistri, tra assemblee e occupazioni. Ricordiamo bene.
Oggi non riconoscerebbe le mie idee nella persona di ieri, sebbene non abbiano perso, al fondo, la loro anima ” giustizialista” . Ma non mi confonda con il tritume grillino, per carita’ !
HO RECENTEMENTE PUBBLICATO E PRESENTATO UN ‘OPERA tra il romanzo autobiografico e il saggio divulgativo, dedicato ad un uomo del passato, il cui pensiero e la cui vicenda meriterebbero attenzione presso il pubblico di oggi. Non quello dei salotti televisivi e quello delle fiere letterarie, vera industria del vuoto ciarliero e dell’ AGNOSTICISMO PROGRAMMATICO, bensi’ un pubblico, sicuramente esistente, alla riscoperta della nostra identita’ e delle nostre radici.Oggi in disuso, come 41 anni di scuola superiore dietro la cattedra mi hanno insegnato.
Vorrei appunto ampliare la cerchia dei miei ” 25 lettori”, non per lucro, ma perche’ ritengo ne valga la pena.
Gliene potrei spiegare in un’altra lettera uno e più motivi, qualora dovessi ricevere sua cordiale risposta.
Il titolo e il seguente. ” L’ Acerba Vita” edito da Librati nel dicembre.2019 e presentato ufficialmente dal sottoscritto in una pubblica manifestazione in Ascoli Piceno, a chiusura delle cerimonie per il 750 anniversario della nascita di Cecco d’ Ascoli.
Autore Franco Cordiale, pseudonimo di Luigi Grossi. Cosi’ forse ricordera’ chi sono.
PS Ho provato a inviare la locandina del romanzo, presa dal sito pubblicitario de Il Libraccio. Ma dubito sia pervenuta al vostro account info@destra.it
Se per caso fosse interessato, mi dica come procedere. Grazie.
In ogni caso le invio i miei cordiali saluti.
Luigi Grossi.