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C’è ancora un futuro per l’Italia? Temo di no

di Pietro Cerullo
30 Novembre 2017
in Il punto
1
C’è ancora un futuro per l’Italia? Temo di no

 

 

L’Italia è in disfacimento, sia come espressione geografica, sia come ordinamento giuridico, sia come identità culturale, finanche come etnia.
Il territorio si sgretola per smottamenti, sismi, inquinamenti, incendi, voragini, incuria idrogeologica.
Lo Stato si sbriciola e si disarticola in microorganismi amministrativi, autarchici e non, enti locali, giurisdizionali, “autority ” varie, mafie e consorterie rapaci.
L’esterofilia, l’accoglienza indiscriminata e la supina accettazione di immigrati e rifugiati e dei loro riti e costumi civili (si fa per dire) e religiosi, logorano, sbiadiscono e consumano i tratti distintivi delle nostre tradizioni culturali.
L’esodo crescente di giovani, in cerca di un lavoro, e di anziani in cerca di paesi con minore costo della vita, Bulgaria, Tunisia, Spagna, Portogallo; nonché il calo delle nascite e l’aumento dell’immigrazione, specialmente africana, prospettano la riduzione della specie. Marciamo verso il nulla. È l’esito dell’era antifascista, della Repubblica fondata sulla Resistenza, del ritorno al potere di fuoriusciti e di mafiosi. La cosiddetta “liberazione” per mano straniera, dagli americani agli inglesi, dai francesi ai marocchini, agevolati dai partigiani, per lo più comunisti, al servizio della Russia di Stalin, ci ha trasformati in zona franca, aperta all’incursione di terroristi, mercanti di schiavi, spacciatori di droghe, ladri, rapinatori e lenoni internazionali.

Mentre l’establishment si arricchisce alienando o dislocando all’estero industrie ed eccellenze metalmeccaniche e manifatturiere, la popolazione regredisce fra disoccupazione, lavoro nero, indigenza e accattonaggio. Pullulano cooperative sociali, associazioni sedicenti benefiche e senza scopo di lucro, centri di accoglienza e ricovero, eppure le strade sono disseminate di senza tetto, accattoni, questuanti, italiani e stranieri. Si moltiplicano stanziamenti per il sostegno ai poveri, per l’inclusione degli emarginati eppure siamo assediati in casa e fuori da appelli a versamenti e donazioni caritatevoli. E constatiamo nei fatti e apprendiamo dai massmedia che le emergenze sociali, da un lato, e le ruberie, le frodi, le speculazioni delle varie burocrazie e delle banche imperversano, incontrollate ed impunite, dall’altro.

Impudenza ed arroganza contrassegnano la classe dirigente, che vanta progressi inesistenti; indifferenza, rassegnazione, atonia caratterizzano la maggioranza dei cittadini. Non ci può essere futuro per l’Italia.

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Commenti 1

  1. Gabriele Baraldi says:
    3 anni fa

    Ieri per puro masochismo ascoltavo la trasmissione della Gruber dove in smagliante forma l’esemplare modello dell’imprenditoria italica Lapo Elkann dispensava il popolino dei suoi giudizi esprimendo soddisfazione per il ministro Calenda (MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO) a suo dire ministro del fare ma fare cosa ? Siamo fanalini di coda per la crescita in Europa peraltro raggiuta solo da un anno e mezzo mentre nel resto d’Europa è già consolidata da diversi anni. Fallimenti Bancari in serie Ilva nel caos assoluto, di Alitalia si è persa traccia, delocalizzazioni a cascata, sul caso fincantieri STX siamo stati umiliati dalla Francia,l’agenzia del farmaco è stata aggiudicata all’Olanda, la povertà dilaga non ci si cura e non si fanno piu’ figli, della formula alternanza scuola lavoro meglio non parlarne si andra in pensione per chi ci arriva a 70 con 500 euro fermo qui, e fin qui siamo ai successi figuriamoci gli insuccessi

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