Il presidente Mattarella è stato esplicito, sia pure con i suoi modi signorili e felpati: non si può governare con una maggioranza così risicata affidandosi, ad una banda di ondivaghi peripatetici della politica, che siano “responsabili”, “costruttori” o qualcos’altro. Non sappiamo quale sia stata la reazione del presidente del Consiglio, ma tutto lascia pensare che abbia recepito il messaggio e sia, nello stesso tempo, rimasto piuttosto sconcertato dalla prospettiva che le parole del capo dello Stato hanno lasciato intendere: o la maggioranza diventa coesa, stabile, sicura, omogenea per sostenere il governo fino alla fine della legislatura o è meglio rompere gli indugi e sciogliere il Parlamento.
Di tempo, in questo secondo caso, non ce n’è molto. Un paio di settimane al massimo, da quanto si capisce. Scaduto il termine, al Quirinale si trarranno le conclusioni. Certo, al momento sulla carta una maggioranza, ancorché debolissima, c’è nelle aule parlamentari, ma nelle Commissioni? Lì, dove si fanno le leggi, dove arrivano in prima istanza i provvedimenti che poi dovranno approdare nelle Aule di Camera e Senato, è prevedibile, nel clima che si è creato e con gli incerti numeri sui quali il governo può contare, una sorta di perenne Vietnam, una balcanizzazione dei rapporti politici, una guerriglia permanente a fronte della quale le preoccupazioni dell’Europa sono più che giustificate. Non arriverà un euro, è stato fatto intendere da Bruxelles, se la situazione politica non si chiarisce ed in tempi di pandemia il monito dovrebbe essere preso con grande preoccupazione da tutti, maggioranza ed opposizione, ma soprattutto da Conte e dai suoi ministri.
Del resto sarebbe assurdo, oltre che irresponsabile, destinare le risorse ad una compagine litigiosa, dal destino incerto, mentre i contagi aumentano e si continua a morire. La gravità della situazione sanitaria, sociale ed economica impone un’assunzione di responsabilità da parte del governo e dell’attuale maggioranza. Quel che si è visto nell’ultima settimana, segnata da un mercimonio senza precedenti, è indegno e vergognoso. È fin troppo naturale che l’Unione europea non si fidi di chi dovrà gestire ingenti risorse. E lo spettacolo andato in scena a Montecitorio e a Palazzo Madama è stato il più deprimente degli ultimi anni che assevera purtroppo le preoccupazioni di chi dovrebbe erogare fondi per sollevare il Paese dalla crisi profonda nella quale è precipitato.
Ce lo domandiamo con ansia e scetticismo: riuscirà Conte nei prossimi giorni a mettere in piedi una compagine che non si avvalga dell’acquisto di singoli parlamentari spietatamente lanciati nell’acquisizione di posti di potere oggi e di candidature domani? Occorrerebbero forze serie per dar vita una sorta – con appoggi esterni o impegni diretti – ad una maggioranza per un governo di salvezza nazionale. Ma dove trovarle?
Renzi ha mostrato tutta la sua inanità come improbabile leader rifugiandosi nell’astensione piuttosto che portare alle estreme conseguenze la crisi che ha innescato e dunque in una posizione che gli consentirà di impedire la governabilità assediando le Commissioni: una spina nel fianco di Conte. Questi, dal canto suo, non potrà accontentare i parvenu che busseranno a Palazzo Chigi per risolvere i loro singoli problemi, ma dovrà trovare almeno in gruppo animato non da spirito bottegaio, ma da veri e propri ideali di ricostruzione repubblicana per potere andare avanti. Impresa improba.
Ci sarebbe il Centrodestra. Ecco: di fronte ad un obiettivo alto, come sarebbe indiscutibilmente un governo di salvezza nazionale, suonerebbe tutt’altro che scandaloso se per un periodo limitato della legislatura e allo scopo di dare un apporto decisivo all’indispensabile salto di qualità che la situazione richiede, le forze di opposizione si assumessero la responsabilità di contribuire alla formazione di una maggioranza talmente solida da poter fronteggiare l’inasprirsi della crisi. Spariglierebbe, indubbiamente e metterebbe alla prova l’attuale maggioranza sulle sue reali intenzioni. Oltre a bloccare il mercanteggiamento insopportabile che, diversamente, continuerà a inficiare l’iniziativa politica del governo.
Siamo purtroppo scettici. Il Centrodestra non ha un programma, né una visione, ma crede soltanto nel mantra che s’è costruito per tacitare la sua coscienza: elezioni anticipate. È probabile che ci si arrivi, ma con un’Italia a pezzi e se anche dovesse vincere, sarà difficile che riesca a fare da solo.
Nella vita delle nazioni ci sono momenti che richiedono coraggio anche a costo dell’impopolarità. Questo che viviamo è uno di quei momenti. Un momento fatale. Non comprenderlo, come sembra stiano facendo politici di bassissima lega, tra i quali albergano marionette al servizio di modeste ambizioni, pronte a cambiare casacche e tradire il mandato elettorale ottenuto, significa non comprendere nulla di ciò che sta accadendo. Si ha l’impressione che la palude italiana non possa essere risanata. In essa vi sguazzano “i puttani”, come tanti anni fa il grande direttore Alberto Giovannini definì i voltagabbana, e i finti statisti che parlano bene e razzolano male, malissimo. In tutti i settori del Parlamento. L’Europa è preoccupata, Mattarella è preoccupato, i mercati sono preoccupati. E noi tutti non ci sentiamo affatto bene assediati da imbecilli vanagloriosi e dal coronavirus.
Voi credete che un governo come lo definite voi di “salvezza nazionale” possa investire i 200 miliardi e produrre una ripresa sanitaria e economica ? Ma quelli che dovrebbero costituire la salda maggioranza non sono gli stessi che hanno investito 2500 e oltre miliardi di euro producendo la peggiore scuola, sanità, amministrazione pubblica, sistema pensionistico e una voragine di debiti pubblici ? Al contrario avrei la certezza che i 200 miliardi destinati alla ripresa economica come in un gioco di prestigio spariranno in investimenti sbagliati opere incompiute aiuti i ad consorterie e amici degli amici, con il solito contorno di scarica barile sull’unione responsabilità come avviene da tanti anni troppi anni…e coloro sono la salvezza nazionale ?? basta studiarsi la pratica del crollo del ponte Morandi per cui tutti colpevoli nessun colpevole e noi continuiamo a pagare perché poi i fondi dell’Unione dovranno essere restituiti e indovina indovinello chi dovrà ripianare il debito magari con preliò o forzoso dai conti correnti ??