Dottor Francesco Giubilei, Lei è autore del libro Storia della cultura di destra edito da Giubilei Regnani: esiste una cultura di destra?
Certamente, anche se sarebbe più corretto parlare di cultura delle destre perché non esiste una singola destra ma tante destre. In ogni caso il contributo che il mondo culturale delle destre ha dato all’Italia è enorme. Cito solo tre esempi: un autore come Giovannino Guareschi, noto per Don Camillo e Peppone, che è l’autore italiano più venduto al mondo; il romanzo di stampo conservatore “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa e “Il Signore degli anelli” di Tolkien pubblicato in Italia per la prima volta negli anni Settanta dalla casa editrice conservatrice Rusconi sotto la direzione di Alfredo Cattabiani.

Quali sono i riferimenti più alti della cultura di destra italiana?
Oltre agli autori già citati, alcuni dei più importanti intellettuali,
giornalisti, scrittori del Novecento italiano appartengono alla storia
della cultura di destra. Da Indro Montanelli nel giornalismo a Leo
Longanesi nell’editoria, da Ennio Flaiano a Augusto Del Noce, da
Giuseppe Prezzolini a Giovanni Volpe, da Giovanni Ansaldo a Giovanni
Papini, da artisti geniali come Sigfrido Bartolini ad Ardegno Soffii ma
l’elenco sarebbe ancora lungo, quasi sterminato.
Pur
con le rispettive differenze, la destra ha raccolto alcune delle voci
più autorevoli della cultura italiana: da Leo Longanesi a Giuseppe
Prezzolini, da Indro Montanelli a Giovanni Volpe. Qual è stato il loro
contributo alla cultura nazionale?
Un contributo di primo
piano in vari ambiti, dalla letteratura al giornalismo, dall’arte
all’editoria, il solo Longanesi meriterebbe un discorso a parte, qualche
anno fa ho scritto una biografia dedicata alla sua figura intitolata Leo Longanesi. Il Borghese conservatore.
Indro Montanelli è riconosciuto come il più grande giornalista italiano
mentre un editore illuminato come Giovanni Volpe, figlio dello storico
Gioacchino, non viene sufficientemente ricordato, eppure si deve a lui
la pubblicazione per la prima volta in Italia dei più importanti
scrittori conservatori del Novecento. Stesso destino per Giuseppe
Prezzolini di cui consiglio la lettura delle biografie scritte da
Gennaro Sangiuliano, oggi direttore del Tg2, e Luigi Iannone.

Il
Suo saggio colma una lacuna editoriale: ad oggi non esisteva infatti
uno studio divulgativo che organicizzasse pensatori, scrittori,
giornalisti e intellettuali italiani dal dopoguerra ai nostri giorni
ascrivibili a quest’area di pensiero. Quali a Suo avviso le cause?
Le cause sono semplici quanto preoccupanti, purtroppo ancora oggi c’è
timore nel mondo della cultura italiana a definirsi di destra, anche chi
lo è preferisce non esporsi, rimanere nell’ombra per non subire
boicottaggi, ritorsioni o stroncature da parte dell’apparato culturale
che è ancora in mano alla sinistra. Ci sono decine di scrittori,
editori, addetti ai lavori che in questi anni, conoscendo il mio
pensiero, mi hanno confessato di riconoscersi nei valori della destra ma
per non incorrere in problemi professionali hanno preferito celare la
loro appartenenza politica e culturale. Una sproporzione rispetto
all’esito delle elezioni negli ultimi anni, d’altro canto nel segreto
dell’urna Dio ti vede, Stalin no.
Per fortuna ci sono autori come Marcello Veneziani, Marcello De Angelis, Gianfranco De Turris, Gennaro Malgieri che in questi anni hanno diffuso con il loro lavoro quest’area di pensiero. Anche nel giornalismo contemporaneo c’è chi quotidianamente dà voce al pensiero di autori non conformi, penso alle pagine culturali de “Il Giornale” curate da due giornalisti di spessore come Alessandro Gnocchi e Luigi Mascheroni. C’è poi il mondo del web con siti come Barbadillo di Michele De Feudis, Destra.it di Marco Valle, le fondazioni tra cui la Fondazione Spirito De Felice e la Fondazione Tatarella e le case editrici come Idrovolante di Daniele Dell’Orco ed Eclettica di Alessandro Amorese.
La destra italiana si caratterizza per
l’eterogeneità delle Sue voci, tanto che sarebbe più corretto parlare
di “cultura delle destre”: quali ne sono i principali filoni di
pensiero?
Non esiste una sola destra ma tante destre
talvolta paradossalmente in contraddizione tra loro, specie sui temi
economici. C’è una destra conservatrice e una destra sociale, una destra
cattolica e una spirituale, una destra liberale e una conservatrice.
Ciò che accomuna tutte le destre è la salvaguardia e la difesa dei
valori permanenti che non significa rifiuto dell’innovazione ma
conservazione della tradizione.
La Sua opera si sofferma anche sulle critiche, i tentativi di boicottaggio e addirittura di negazione di quest’area di pensiero: come si è articolata questa “conventio ad excludendum”?
La destra deve senza dubbio fare autocritica per un’errata gestione del potere quando è stata al governo che ha portato a considerare la cultura come un aspetto secondario e per un ingiustificato complesso di inferiorità verso la sinistra ma se gli autori non conformi e vicini a un pensiero conservatore non hanno potuto avere la stessa visibilità degli scrittori progressisti, è a causa di un “cordone sanitario” che è stato creato verso la cultura di destra. Sintesi perfetta di questa visione è il concetto di egemonia culturale teorizzato da Gramsci nei suoi Diari che si è concretizzato nel corso degli anni in un predominio della sinistra nella cultura, dai giornali alle case editrici, dall’università alle radio. Oggi viviamo una nuova egemonia forse ancor più pericolosa che è quella del politicamente corretto.
Letture.org, gennaio 2018