Dei corpi lasciati a marcire in un grotta. Villaggi e città fantasma. Una lunga colonna di persone, di sopravvissuti: con loro solo le persone care, lo stretto necessario, un ricordo e un tricolore. È il 1945, la guerra per alcuni è finita, per loro continuerà ancora. Le atrocità che hanno dovuto subire rimarranno nascoste nei loro cuori, impresse nelle loro menti, tutto quello che si lasciano dietro è silenzio, che grida la sua sete di giustizia dalle mute profondità delle Foibe.
Per quasi 60 anni parlare di quegli eventi non era possibile, perché in realtà non era successo niente, perché era da “fascisti” e, con questa scusa, tutti hanno voltato la testa dall’altra parte, o quasi. Per anni, infatti, la Destra italiana ha portato avanti una battaglia di Verità, una battaglia per far conoscere e per riconoscere quello che era successo e che qualcuno pensava si potesse nascondere, ma che col tempo è diventato impossibile non vedere. È il marzo del 2004 quando il Parlamento istituisce il “Giorno del Ricordo”, il 10 febbraio.
La battaglia è vinta, finalmente tutti sanno e non possono dire il contrario. Ma forse non è così, perché da allora fino ad oggi sono stati numerosi gli episodi e le prese di posizione di certi personaggi contro la verità storica che è finalmente emersa, come se quelli delle Foibe fossero morti di serie B, come se fossero uccisi “solo” perché fascisti, ma venivano uccisi perché italiani. Una tragedia come questa dovrebbe unire un popolo, non dividerlo ulteriormente. Ma c’è chi questo, ancora oggi, forse non l’ha capito.
L’ultimo di questa serie di episodi è avvenuto nelle scorse settimane a Bergamo ad un giovane regista teatrale, Luca Andreini. Luca sta preparando uno spettacolo, dal titolo “Rumoroso Silenzio”, che andrà in scena il prossimo febbraio a Seriate. Ispirata da “Magazzino 18” di Simone Cristicchi, la rappresentazione affronterà proprio i temi dell’ Esodo giuliano dalmata e delle Foibe.
L’unica cosa che si sa di “Rumoroso Silenzio” è questa, la sceneggiatura non è ancora nota, ma l’argomento di per sé è bastato ai “soliti ignoti” di sinistra. Nelle scorse settimane sono infatti comparse delle scritte sotto casa di Luca: ” rumoroso silenzio fasci”. Inoltre, tornato a casa, il ragazzo ha trovato dei fogli sulla porta di casa con altre scritte – “attenti all’arte ke fate”- oltre a una cartina con il luogo in cui si stanno svolgendo le prove e il teatro, il Gavazzeni di Seriate, in cui si svolgerà lo spettacolo. Ovviamente Luca non si è lasciato intimidire e, dopo aver sporto denuncia contro ignoti, sta continuando il proprio lavoro con più fermezza di prima, ed è proprio quello che deve fare. Queste scritte ci fanno vedere che ancora oggi il superamento di certi pregiudizi verso le Foibe che non basta una legge, ma serve piuttosto un lavoro culturale a più livelli per fare chiarezza e far capire a tutti che il dramma dell’esodo riguarda tutti gli italiani, al di là delle appartenenze. Il problema è che lo sdoganamento non è ancora avvenuto e per una certa parte della sinistra forse non avverrà mai. Nella maggior parte dei libri di testo scolastici ci sono solo dei brevi cenni alla questione e molti insegnanti non affrontano l’argomento in classe. Ecco perché iniziative come quelle di Andreini sono ancora più importanti, soprattuto se vengono da un giovane di diciotto anni, servono a creare una memoria storica condivisa e basata sui fatti realmente accaduti, senza tralasciare nulla, avendo riguardo dei vinti come dei vincitori superando divisioni ideologiche che non hanno più alcun senso al giorno d’oggi. Mi auguro che Luca continui per la sua strada, forte della convinzione di star facendo una cosa giusta, concentrandosi sul proprio lavoro e facendo capire che il silenzio non è mai la soluzione, perché, dopo settant’anni, questo silenzio è ormai diventato assordante.