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Giuseppi a Bruxelles. Ma quale festa, quale vittoria, quale trionfo…

di Domenico Bonvegna
26 Luglio 2020
in Home, Pòlis
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Non capisco tutta questa enfasi nel festeggiare per i finanziamenti europei di questi giorni. Quale festa ci può essere quando il nostro Paese, in proporzione rispetto agli altri, ha raccolto il più alto numero di morti per Covid 19. (oltre 35 mila morti). E non date la colpa alla Regione Lombardia. “Abbiamo vinto”, dice il segretario del Pd da Veronica Gentili a “Stasera Italia”. Dovevate vederlo come gongolava, entusiasta, col sorriso a trentadue denti.
Ci sarebbe da essere poco allegri, dopo i risultati devastanti prodotti non solo dalla pandemia, ma anche dal governo che Zingaretti appoggia. Non entro nel merito dei meccanismi economici dei vari finanziamenti. Lo hanno fatto e continuano a farlo, altri più autorevoli esperti. Qui vorrei accennare a certi risultati politici devastanti come la disoccupazione diffusa o la generazione di giovani totalmente bruciata per non aver dato opportunità lavorative. Ma soprattutto per le prospettive dell’immediato futuro, cioè nel prossimo autunno.
«In Italia i numeri previsti per i prossimi mesi sono da choc, a partire dal crollo del Pil, dall’aumento del debito, dal blocco dei consumi, della produttività, della produzione industriale franata, di tutti i parametri con situazioni drammatiche sull’occupazione anche perché un terzo delle piccole e medie imprese italiane (il perno della nostra economia) sembra destinato alla chiusura». (Gianluigi Da Rold, CAOS UE/ Recovery, quei soldi in ritardo mentre un terzo delle nostre imprese chiude, 24.7.2020, Il Sussidiario.net)
Continua l’interessante editoriale «Si dovrebbe almeno avere il pudore di aspettare e lavorare assiduamente per salvare il salvabile, studiando attentamente i piani che dovrebbero consentirci di prendere oltre 200 miliardi. […] Chi non vive fuori dal mondo o dalla realtà, come a volte sembra per alcuni ministri e il premier di questo governo, si chiede con angoscia che cosa possa succedere sul piano sociale, politico ed economico di questo Paese che sembra devastato. Altro che festa e applausi!
Il timore, sarà bene dirlo con chiarezza, è che in molti c’è un timore che è anche un incubo: di fronte alla chiusura di molte aziende, di fronte alla disoccupazione galoppante, di fronte alla mancanza di liquidità, questo incubo potrebbe concretizzarsi in una serie di rivolte sociali». (ibidem)
Intanto come era prevedibile il governo Conte (ricordo ai distratti, senza nessuna investitura popolare) pretende ancora di prorogare, scrive su facebook il professore Capozzi, «il regime da operetta di polizia sanitaria, pompando fino allo sfinimento la psicosi per un virus ormai innocuo e insignificante, sopravvissuto solo grazie agli immigrati che si continua a far entrare e circolare allegramente senza limiti».
Su questo tema c’è un interessante post apparso sui social che riporto integralmente: “In che mani siamo? Si chiede un post. E’ una follia consentire l’ingresso illegale sul nostro territorio di decine di migliaia di stranieri provenienti da aree del mondo ad alto tasso di criminalità dove non ci sono controlli sanitari e che liberano verso l’Italia soggetti di cui non si conosce nulla, ne’ la storia sanitaria, ne’ quella penale, privi di reddito e di un contratto di lavoro, in un momento drammatico per il nostro paese costretto ad elemosinare gli aiuti europei, con le imprese italiane sull’orlo del fallimento a causa delle chiusure forzate imposte dal governo, con la cassa integrazione che non arriva ed i futuri licenziamenti di massa che si prospettano per l’autunno, imponendo una gestione di questa immigrazione clandestina costosissima (navi, ospedali, forniture di merci e servizi, personale addetto) le gravemente impattante sulle nostre comunità e sull’ordine pubblico”.
Nonostante tutta l’Europa abbia revocato l’emergenza o sta per farlo, nonostante sia incostituzionale, come ha mostrato chiaramente Cassese e tanti giuristi. E
nonostante ogni giorno in più di emergenza e restrizioni sia un ulteriore colpo mortale inferto ad un’economia che viaggia verso la catastrofe.
E’ evidente che Conte e Co, strumentalmente vogliono l’emergenza per mantenere il potere arbitrario, «per allontanare le elezioni politiche, e cercare di rinviare quelle regionali. Per soffocare le proteste sociali imminenti. Per continuare a mantenere la loro corte dei miracoli di task force, esperti a gettone, supercommissari. E anche (in ogni tragedia italiana c’è sempre un lato ridicolo) per accontentare i sindacati del pubblico impiego che chiedono di mantenere i loro fannulloni in fake working a casa a tempo indefinito».
Infine un’ultima considerazione sull’opposizione (che dovrebbe rappresentare la maggioranza del Paese).
«Ma l’opposizione? Esiste? Che dice? Quando scende in piazza per protestare contro la dittatura e la morte della società? Quando occupa il parlamento a oltranza? Se non lo fa, vuol dire che è complice e questo stato di limbo conviene anche a loro. E spetterà ai cittadini, alle imprese, ai lavoratori e imprenditori, agli operatori della cultura e dell’arte, ai commercianti, a studenti e intellettuali trascinati nell’età delle caverne da questi irresponsabili fare la rivoluzione della libertà e della normalità».
Infatti anche Destra.it, interpella il centrodestra, «non è solo merito (o colpa) della maggioranza se il governicchio PD-M5S resta in piedi, sia pure tenuto insieme con lo sputo, ma anche demerito di un’opposizione inconsistente, divisa e sostanzialmente impotente. (Massimo Weilbacher, La finta vittoria di Giuseppi e gli abbagli del centrodestra, 22.7.2020, destra.it)
«Mentre la congrega europeista alza al massimo il volume della propaganda descrivendo trionfalmente un mediocre, e probabilmente inutile, risultato come una grande vittoria, la destra procede in ordine sparso senza una posizione chiara ed univoca e con la solita e pericolosa propensione al tatticismo di bottega ed alla subalternità». Infine l’articolista lancia qualche critica alla Giorgia Meloni, spaesata come al solito sui temi economici.

Tags: coronavirusGiuseppe ConteUnione Europea
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