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Gli Usa invadono l’Europa? Già fatto! Il complottismo nell’era della pandemia

di Clemente Ultimo
12 Marzo 2020
in Home, Mondi
0

“Accade una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati con gli americani”. Così Alberto Sordi in una celebre battuta di Tutti a casa, film del 1960 diretto da Luigi Comencini dedicato ai tragici giorni del settembre ’43. I post, sempre più numerosi, che da qualche giorno rimbalzano sui social sembrano rilanciare quella battuta, aggiungendo preoccupati: “Ci stanno invadendo!”. Che sta succedendo? Semplicemente è entrata nel vivo la fase preliminare di Defender Europe 2020, una delle due grandi esercitazioni Nato previste per quest’anno (l’altra – Defender Pacific 2020 – si terrà tra qualche mese in Asia).

A far divampare la sindrome del complotto la coincidenza di Defender Europe 2020 con l’esplosione dell’epidemia da Covid-19. Oltre, naturalmente, a qualche articolo ben scritto de Il Manifesto che, se pur ben si guarda dal disegnare scenari complottisti, non esita a lasciar scivolare – con delicatezza quasi – il termine “invasore” in riferimento all’arrivo delle truppe Usa. Una scelta in linea con le posizioni del quotidiano comunista che, tuttavia, ha finito per aprire il vaso di Pandora del complottismo. Ecco prospettati gli scenari più inquietanti, in cui pandemia e arrivo dei militari statunitensi si fondono a disegnare la definitiva colonizzazione del Vecchio Continente.

Ora, posto che qualche timore per l’arrivo di circa 20mila militari dagli Usa – cui se ne aggiungeranno 9mila già presenti in Europa e altri 8mila circa di diverse nazioni del Vecchio Continente – può essere comprensibile (più per i militari stessi che per gli altri, però), davvero non si capisce come si possa temere “un’invasione”. E questo per diversi motivi.

In primis Defender Europe 2020 non nasce ora – in concomitanza con la pandemia – ma è pianificata, come tutte le esercitazioni di questa portata, da almeno un anno e, soprattutto, rientra in un ciclo di grandi manovre che non interesserà, come già ricordato, solo l’Europa. In tanti, poi, dimenticano che accanto ai 20mila militari che arriveranno dagli Usa ci saranno 9mila soldati statunitensi già presenti nel Vecchio Continente, area che neanche l’isolazionista (a parole) Trump ha intenzione di lasciare sguarnita.  Insomma, c’è poco da invadere: l’Europa è già ben presidiata dalle forze a stelle e strisce.

Per quanto riguarda l’Italia, poi, c’è da tener presente che le manovre non interesseranno il territorio nazionale – si svolgeranno nei Paesi dell’Europa centro-orientale – e non ci sarà alcuna partecipazione di militari italiani, impegnati in Patria nella gestione dell’epidemia.

Altre, piuttosto, sarebbero le considerazioni da fare, al netto del complottismo e dell’isteria di questi giorni. Ovvero, il “nemico” – taciuto ma ben individuabile – contro cui viene testata la capacità di reazione della Nato con Defender Europe 2020 è davvero tale? E, più oltre, la Nato così com’è ha ancora un senso?

Lo scenario scelto per le esercitazioni – il Baltico e l’Europa orientale – i partecipanti – anche due paesi non Nato come Finlandia e Georgia -, tutto concorre ad individuare nella Russia il nemico potenziale contro cui Defender Europe 2020 intende testare la capacità di reazione dell’alleanza. Quanto, però, Mosca possa essere un pericolo per l’Europa è tutto da dimostrare. A smentire questa tesi contribuiscono i dati relativi all’interscambio commerciale – a proposito, il sistema Italia ancora paga il prezzo delle sanzioni volute dagli Usa – e, soprattutto, quello energetico. Attuale o potenziale (vedasi vicenda Nord Stream 2). Tutto, in realtà, concorre a disegnare un quadro di rapporti tutt’altro che conflittuali tra Europa e Russia, che del resto è parte del Vecchio Continente, certo più della Turchia (cosa che qualche euroinomane tende faziosamente a dimenticare). C’è però il vecchio incubo geostrategico statunitense di una possibile saldatura del blocco euro-russo, ovvero la creazione di uno spazio politico-economico in grado di insidiare la supremazia Usa. Di qui, dopo una breve parentesi seguita al crollo dell’Urss, la rinnovata spinta per il  containment della Russia.

Quanto alla domanda sull’utilità per l’Italia (e gli altri Paesi europei) della Nato oggi, ci limitiamo a riportare due riflessioni di Nicholas Spykman, studioso statunitense dello scorso secolo. In merito alle alleanze scrive Spykman: “Non ci sono molti esempi nella storia di Stati grandi e potenti che creano alleanze e organizzazioni per limitare le proprie forze. Gli Stati sono sempre impegnati a tenere a freno la forza di un altro Stato. La verità è che gli Stati sono interessati all’equilibrio solo se è a loro favore”. E sulla sicurezza collettiva: “Per funzionare, qualsiasi sistema di sicurezza collettiva deve fare affidamento sul sostegno delle grandi potenze che hanno i mezzi per imporla. Ed esse lo faranno nei termini della propria sicurezza e indipendenza. Le garanzie protettive estese agli Stati più piccoli dipenderanno quindi meno dall’esistenza di un obbligo “collettivo” astratto che dal calcolo distinto del proprio interesse nazionale da parte di ciascuna delle grandi potenze”.  

A buon intenditor poche parole!

Tags: forze armateNATORussiaUSA
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