Allontanare la Turchia dalla Libia. Il capo dei Servizi di Intelligence Generali egiziani, Abbas Kamel, ha incontrato l’ambasciatore statunitense in Libia, Richard B. Norland, e l’ambasciatore USA in Egitto, Jonathan R. Cohen. È stato affrontato il tema della crisi libica, con particolare riferimento agli sforzi da profondere per accelerare il processo politico, unificare le istituzioni statali, riprendere le attività di produzione ed esportazione di petrolio e distribuire equamente le entrate petrolifere del Paese. Sono state prese in esame le iniziative attivate dall’Egitto, tra cui l’incontro, tenutosi a Hurghada a fine settembre, del Comitato militare congiunto 5+5. All’inizio di ottobre, il presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, si è recato nella capitale egiziana per incontrare anch’egli l’ambasciatore Norland e discutere di quanto avvenuto in Libia a livello militare e politico nelle ultime settimane.
Si è così evidenziata la necessità di garantire un cessate il fuoco permanente per proseguire sulla strada del dialogo politico e verso i futuri incontri di Ginevra che si terranno sotto l’egida delle Nazioni Unite. Parallelamente, si è parlato della possibilità di unificare le componenti dell’apparato militare libico e di formare un nuovo Consiglio presidenziale che rappresenti le tre regioni del Paese Nord-africano, Cirenaica, Fezzan e Tripoli. In tale quadro, il consigliere del presidente del parlamento libico, Fathi al-Marimi, ha affermato che tutti questi incontri mirano a raggiungere una soluzione inclusiva che ponga fine alla crisi politica in Libia e crei un clima favorevole attraverso i quali si prevede verrà raggiunto un accordo per formare un nuovo Consiglio presidenziale composto da un presidente, due deputati, un primo ministro e altri due deputati per ciascuna regione.
A detta di al-Marimi, tali ultimi colloqui ospitati dall’Egitto si sono svolti grazie al coordinamento del Cairo, il quale mira ad attuare concretamente quanto stabilito a Berlino il 19 gennaio 2020, oltre che alla cosiddetta “Dichiarazione del Cairo” del 6 giugno e alle raccomandazioni di Hurghada. Il membro del Consiglio egiziano per gli affari esteri, Hisham Al-Halabi, ha affermato che gli incontri rappresentano un ulteriore cambiamento nel panorama libico, determinato dall’intervento degli Stati Uniti e dalla mobilitazione diplomatica nata a livello europeo e internazionale. In particolare, il ruolo statunitense e dell’Europa potrebbero garantire un successo maggiore per gli sforzi profusi dal Cairo e, al contempo, la fuoriuscita della Turchia dal conflitto. A detta di al-Halabi, ciò costringerà il governo di Tripoli, altresì noto come governo di Accordo Nazionale (GNA) ad accettare le soluzioni concordate per porre fine alla perdurante crisi e ad intraprendere un percorso politico, militare ed economico globale in grado di ripristinare la stabilità nel Paese e porre fine alla presenza di milizie e mercenari stranieri.
Concretamente, ha specificato al-Halabi, sarà formato un governo che potrà risolvere le crisi del Paese, migliorare i servizi e ridurre gli oneri per la popolazione. Il rappresentante del Cairo ha poi affermato che l’incontro di Hurghada è riuscito a formulare raccomandazioni volte a fermare il conflitto armato e stabilizzare il cessate il fuoco, attraverso cui potrà essere avviato un dialogo politico ed economico. “Mettere a tacere pistole e fucili spinge le parti a sedersi al tavolo dei negoziati e a cercare una soluzione globale alla crisi politica ed economica” .
Assurdo che l’Italia non si stia muovendo in questa crisi