Telese lascia “Il fatto quotidiano” e nasce “Pubblico”. Il matrimonio Telese- Travaglio è giunto al termine e si affilano le lame per una nuova battaglia, stavolta l’uno contro l’altro.
La rottura può ricondursi ad una mera questione di stile, se si vuole; La linea editoriale di Travaglio, nell’era del post berlusconismo era rimasta la stessa del berlusconismo: un attacco alla cieca contro il nemico pubblico numero uno. Il pretesto per uscire fuori da una logica che ormai stava stretta al giornalista.
“La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta.” Dichiara Luca Telese che confessa finalmente il misfatto: “Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perché vado via. Perché non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire”. Si tratta di diversità di pensiero, il bigottismo di Travaglio e la voglia di protagonismo di Telese cozzano fino a sgretolarsi del tutto. Quell’unione che aveva tanto appassionato i lettori de il Fatto, che aveva dato a quella testata un certo lustro radical-chic che tanto piace ai due, non esisterà più. “E’ stato bello ma adesso è finita, ognuno per la sua strada.” Ed è così che i due, dopo aver ferocemente versato fiumi di veleno come marito e moglie si preparano alla separazione, ognuno per la sua strada.
“Linea nichilista-gesuitica – giovane vecchio che vive nei miti della sua infanzia”. È questo quello che si legge di Travaglio oggi. Non è certo una novità.
Tornando a “Pubblico” ci si chiede quale sia la finalità di questo neonato giornale?
Non tarda a spiegarlo Luca Telese. Lo definisce un “piccolo centro studi di cambiamento e di costruzione di idee”. Interrogativi e dubbi? Si pensa ancora che i lettori o i pensatori del giorno d’oggi abbiamo bisogno di una dottrina al quale ispirarsi e farne una ragione di vita? Costruzione di idee è una forte affermazione; Si è appena dato degli ignoranti a suoi possibili lettori.
Non potendosi stupire, ci si rende contro che tutta questa aria di superiorità intellettuale è nel costume della sinistra, se si vuol fare della pignoleria.
Uno sguardo al patchwork di giornalisti e azionisti e le idee saranno ben chiare: Età media dei redattori: 35 anni. Provenienti da l’Unità, il Riformista e Liberazione. Nomi di spicco come Formigli e Freccero, tanto per fare un esempio. Tra gli azionisti, Lorenzo Mieli e Fiorella Mannoia, oltre allo stesso Telese.
Si profila l’ennesima testata che darà voce solo alla sinistra radicale, quella stanca e stufa di tutto, di quella sinistra bigotta e sopra le righe. Telese nella veste di vanaglorioso di turno vuole dare a tutti una lezione di “coraggio”, se così si può chiamare: si può diventare coraggiosi acquistando un giornale da 1.50 euro… che di questi periodi può essere certamente un atto di coraggio, detto cinicamente.