Talvolta capita – grazie a Dio –, in un panorama informativo parziale, settario e noiosamente strumentale, di accettare o di condividere, se non totalmente, almeno parzialmente gli editoriali di Ernesto Galli della Loggia. Quello intitolato “Integrare senza sensi di colpa”, appare sensato e motivato, anche se colpisce il silenzio su un qualificante elemento del quadro generale e la debolezza su un altro ugualmente pregnante.
Esaminiamo dapprima le proposte e le indicazioni condivisibili, premettendo che esse appaiono purtroppo se non utopistiche, irrealizzabili per le insufficienze e le inadeguatezze della politica internazionale, per non parlare di quella nazionale, in cui lo scenario è di un’allucinante superficialità e di un’agghiacciante impreparazione.
Galli della Loggia definisce “L’integrazione è integrazione in una cultura, l’adozione di fatto (volontaria o involontaria non importa) dei suoi tratti caratteristici di fondo, della sua visione del mondo”, con una sintesi che non lascia scampo: “O è questo , o semplicemente non è”. Pone poi opportunamente in confronto, se in contrapposizione, il termine con quello del “multiculturalismo”, “che invece in Occidente ancora considerano la linea guida da seguire nel rapporto con l’immigrazione: anche perché espressione del “politicamente corretto””.
Spiega poi che “questo multiculturalismo all’insegna del “politicamente corretto” è alimentato dal pregiudizio che la nostra civiltà si sarebbe macchiata di misfatti e quantità superiori a tutte le altre, e quindi si sente in dovere della più esasperata attenzione verso ogni minoranza o gruppo non occidentale, percepito come potenziale vittima di soprusi”.
Con la specifica “il multiculturalismo consiste nell’idea che in una società possano / debbano convivere senza problemi culture diverse […]Non a caso una società realmente multiculturale […] non esiste in alcun luogo del pianeta”. Essa – dobbiamo rendercene conto- può essere pretesa o rivendicata ed usata a simbolo propagandistico dai radical chic , dai liberals e dall’estrema sinistra vetero marxista, nemici perpetui delle società tradizionali, forti di “determinati modelli di vita, determinati valori, frutto di una determinata storia specialmente religiosa”.
Si può concordare sulle tesi di Galli della Loggia fino al momento in cui denunzia solo telegraficamente il nullismo dell’Unione Europea, non avvedendosi che essa è priva di culture e di sensibilità distinte da quelle mercantili, commerciali e della mera contabilità, grazie al prevalere nel suo seno delle correnti socialiste e popolari.
Divengono poi censurabili nel passaggio in cui invita all’azione il governo italiano, come se fosse immaginabile e a portata di mano iniziative serie e decise da parte delle diverse correnti di maggioranza e quelle della minoranza. Chi dovrebbe e potrebbe costruttivamente inaugurare la linea sostenuta da Galli della Loggia? Il “presidente del Consiglio”, il ministro degli Esteri, la Mogherini, Berlusconi, Salvini, Grillo o la Meloni, sempre incerta su una sua candidatura quale Sindaco di Roma?
Il discorso di Galli della Loggia – come si diceva sopra – tace sull’ interpretazione data dalla Chiesa al fenomeno, una interpretazione, che da spirituale pretende di condizionare e guidare la politica, abbandonando la secolare, esaltante lezione missionaria, intesa come acquisizione di nuove pecorelle, cioè di nuove anime, alla fede cristiana.
Quasi timoroso poi Galli della Loggia si limita a chiedere, al posto di una articolata lista di doveri, in primo luogo il rispetto delle leggi, solo alcune regole, il possesso della conoscenza della lingua italiana, la garanzia dell’apoliticità della predicazione nei luoghi di culto, la parità assoluta delle donne e la fine dei matrimoni combinati.
Ci pare veramente poco e soprattutto difficilissimo da realizzare!
Se Christine Lagarde si traveste da agnello…
Grande scalpore hanno destato negli ambienti politici ed economici le dichiarazioni della presidente della Bce, dagli alti toni e contenuti....
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