Alla fine il governo di Vienna ha deciso: Schengen è ormai il passato e il “buonismo” è un lusso insopportabile. L’Austria — ormai al collasso — ha deciso di “annullare temporaneamente” le regole di Schengen sulla libera circolazione in Europa e “il controllo delle persone che vengono nel nostro Paese è stato rafforzato”. Lo ha annunciato il cancelliere Werner Faymann in un’intervista al giornale Oesterreich, in cui afferma: “Esattamente come fa la Germania abbiamo deciso di aumentare i controlli alle frontiere e di effettuare rimpatri”.
Chiunque raggiungerà l’Austria “verrà controllato. Chi non ha diritto all’asilo verrà rispedito indietro”. Perché “se l’Ue non lo fa, non protegge le frontiere esterne di Schengen, è l’esistenza stessa dell’accordo a decadere”. Faymann ha confermato inoltre un cambio al dicastero della Difesa, dove il nuovo ministro sarà Hanspeter Doskozil, fino ad oggi capo della polizia austriaca.
La decisione austriaca rappresenta l’ennesima rottura all’interno di una UE sempre più fragile. Vi è però anche un altro “problemino”: gli stati europei oltre alla sicurezza interna (sempre più precaria, vedi i fatti di Colonia), debbono affrontare anche i crescenti costi sociali dell’invasione. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble ha lanciato l’idea di un’addizionale sulla benzina a livello europeo per coprire le spese dell'”accoglienza”.
“Dobbiamo mettere in sicurezza i confini dell’area Schengen e non possiamo fallire a causa di fondi limitati”, ha dichiarato al Sueddeutsche Zeitung. “Ho suggerito – ha spiegato, facendo riferimento a quanto detto all’ultimo Eurogruppo – di fissare una tassa su ogni litro di benzina, se non ci sono fondi sufficienti nei budget nazionali o in quello europeo”.
La bizzarra proposta germanica non convince per nulla i patners europei. Con buona pace della Merkel, la Svizzera ha deciso di seguire la scelta, già imboccata dalla Danimarca, di imporre ai rifugiati di consegnare fino a 10.000 franchi svizzeri (circa 9.000 euro) dei loro beni per pagare le spese di accoglienza. La Svezia (un tempo generosa) sta ragionando su un provvedimento similare, mentre Slovacchia e Polonia sbarrano definitivamente le porte di casa.
Unica voce contraria quella del sempre più inutile ministero degli interni italiano, Angelino Alfano: “Non condivido assolutamente la posizione della Danimarca sulla confisca dei beni ai migranti” ha detto da Palermo annunciando l’avvio della procedura per aprire immediatamente un hotspot a Pozzallo (Ragusa). I siciliani sentitamente ringraziano….