Il libro ha una storia ormai quarantennale. Ha avuto, con ovvi e scontati aggiornamenti, varie edizioni: è apparso per la prima volta nel 1976, quindi nel 1978, nel 1987, nel 1992, nel 1994 e nel 2002, ed oggi per la Casa editrice “Pagine”, che inaugura la collana “Biblioteca di Storia e Politica”, diretta dallo stesso Fisichella.
E’ dedicato ai regimi totalitari posti a confronto con le altre due “forme di governo” dei nostri secoli, i regimi democratici e quelli autoritari. Scopo precipuo è la specificazione e definizione delle sacrosante ed inequivocabili differenze tra totalitarismo ed autoritarismo.
Appunto l’obiettivo fondamentale, largamente conseguito – occorre ricordarlo non a noi stessi ma a quanti lo hanno caparbiamente e consapevolmente accantonato sin dall’apparire dell’ opera – smentisce e confuta l’identificazione, comoda ed interessata, sostenuta da sempre, raccolta e rilanciata ancora oggi da scrittori e giornalisti liberali.
Comunismo e nazismo sono da un canto e dall’altro appare ed è distinto e separato il fascismo. Fisichella ricorda l’”intenso […] fuoco di fila polemico di qualche versante della storiografia più incline a un impianto narrativo ed impressionistico che analitico e comparativo”.
La tesi di fondo è condivisa da studiosi, davvero lontani da qualsiasi simpatia o debolezza per il fascismo, quali Pasquino e Sartori. Il primo ha rilevato che il movimento guidato da Mussolini “a un certo punti , dopo un decennio di esistenza, si accontentò di convivere con istituzioni che non aveva potuto / saputo né distruggere né fascistizzare – monarchia, chiesa, forze armate, burocrazia statale, industriali”.
Si tratta di una valutazione storicamente fondata, anche se è opportuno riflettere sul peso ancora troppo sottovalutato della monarchia, sotto la quale si erano addestrati i ranghi dell’esercito e della fedelissima marina, mentre fascistissima non poteva non essere l’arma azzurra, creata in quegli anni. Così come sotto i governi liberali, specie quelli giolittiani, erano stati ammessi e formati nella struttura dello Stato i futuri alti dirigenti, guida della macchina amministrativa nel ventennio.
Sartori è dell’avviso, poi, che il termine “totalitarismo”, pur nato con il fascismo, ad esso “si applica poco ma benissimo al nazismo e allo stalinismo”. Personalmente riterrei indispensabile aggiungere il comunismo in generale, così da ottenere un quadro pieno ed esauriente.
Affrontando il tema, cruciale e drammatico, del fondamentalismo, preso in considerazione con imperdonabile ritardo dal mondo occidentale, Fisichella individua e fotografa una realtà palese ma non percepita e forse neanche ammessa: “più di uno di tali Paesi può essere definito operante nel nostro tempo senza però essere pienamente del nostro tempo”.
Il volume è articolato in 6 capitoli e relativi paragrafi, accomunati da densità e capillarità e da un corredo bibliografico equilibrato e mirato. L’autore coglie nelle oltre 330 pagine i tratti identificativi e quelli somatici indelebili del totalitarismo, ponendoli in rapporto o esplicito o implicito con l’autoritarismo.
La serie è logicamente articolata e diffusa ma per lo ristretto spazio di una recensione basta cogliere alcuni tra i passaggi salienti.
Fisichella reputa “illuminante” l’interpretazione del totalitarismo “in chiave di mutamento totale, rivoluzione permanente, guerra civile istituzionalizzate e nichilismo al potere”. Qualcuno potrà ritenere che il fascismo contenga ed abbia rivendicato mai questi caratteri?
Nota di seguito che sempre il totalitarismo “sul piano storico – politico realizza ed incarna una prassi di disordine civile”. Il fascismo, che a più riprese ed in momenti diversi, ha reclamato, in forma tutta speciale, l’etichetta, dove, quando e come ha mostrato cdi tendere e di avere tra i propri obiettivi il “disordine civile” ?
“E’ circostanza universalmente riconosciuta – scrive Fisichella – che il regime totalitario sia caratterizzato da imprevedibilità della sanzione, e quindi dalla violenza allo stato endemico”. E allora perché la codificazione sia penale quanto civile quanto processuale, varata dal fascismo, è stata conservata fino ad oggi dal regime democratico?
In chiusura un parallelo sarcastico, storicamente sacrosanto e logicamente più che plausibile ma eluso: “è certo che, sotto il profilo sistemico e struttural – funzionale, il regime fascista non presenta una sindrome politica tale da farlo iscrivere nel novero delle forme politiche totalitarie. Né si può invocare come prova contraria l’alleanza internazionale tra Germania nazista e Italia fascista. In caso contrario se ne dovrebbe argomentare che, siccome la guerra contro Italia e Germania fu combattuta in nome della democrazia, e siccome gli Stati Uniti e la Gran Bretagna erano alleati con l’Unione sovietica di Stalin, allora il regime sovietico sotto Stalin era un regime democratico”.
DOMENICO FISICHELLA
Totalitarismo. Un regime del nostro tempo,
Carocci editore, Roma, 2016
pp. 340. Euro 19, 50.