Clap, clap, complimenti al governo Renzi, all’Unione Europea, agli “amici americani”. Grazie alla loro inutile caparbietà le esportazioni di prodotti italiani in Russia nel 2015 sono crollate del 25,9 %. Perchè? La risposta è semplice: la demenziale e inutile guerra commerciale ingaggiata dall’Occidente (?) contro Putin ha colpito principalmente settori centrali del Made in Italy, dall’alimentare alla moda fino alle auto. Un disastro.
Ovviamente i dati sono rimasti trascurati (o silenziati) dai mass media nazionali, sinchè l’altro giorno il Segretario di stato statunitense John Kerry ha dichiarato che “gli Stati Uniti potrebbero considerare la revoca delle sanzioni contro la Russia entro la fine dell’anno”. Un segnale chiaro: il quadro geopolitico — con buona pace dei fans degli ucraini filo-occidentali e dei loro sostenitori tedeschi e polacchi — è cambiato. Radicalmente. Insomma, adesso di Kiev non frega niente a nessuno e Mosca — grazie alla guerra di Siria e i problemi nello scacchiere meridionale — è nuovamente centrale, dunque affidabile quindi gli affari tra i due colossi riprendono fiato e consistenza. Il vecchio Hegel non aveva torto quando definiva gli Stati (tutti gli Stati) dei “mostri freddi”.
Mentre i litiganti si rasserenano e stringono nuovi affari, sul pavimento di casa nostra restano i cocci. Qualche numero. Nel 2015 le esportazioni italiane in Russia hanno raggiunto appena i 7,1 miliardi, con un taglio di 3,7 miliardi rispetto al 2013, l’anno precedente all’introduzione delle sanzioni; perdite di quote di mercato considerevoli si sono registrate nei comparti, dal tessile e abbigliamento (-32,1%) all’arredamento con i mobili in calo del 26,8% fino ai mezzi di trasporto (-38,2%) ma per gli autoveicoli la percentuale di riduzione sale al 60,1%, rispetto al 2014.
La botta più forte è arrivata però dal settore agro alimentare: dal 6 agosto 2014 le sanzioni hanno infatti obbligato la Russia a sancire l’embargo totale per una importante lista di prodotti del settore. Secondo i numeri di Coldiretti (non proprio un bollettino putiniano…) , il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, si è concrettizzato, solo nel 2015, in un taglio del 75,2% delle esportazioni agricole e del 35,2% per quelle alimentari.
Non è tutto. Ai danni diretti dovuti all’embargo totale si sommano anche i danni indiretti dovuti alla mancanza di sbocchi di mercato che ha fatto crollare le quotazioni di molti prodotti agricoli europei nel lattiero caseario, nella carne e nell’ortofrutta. Per il Made in Italy significa un ulteriore danno di immagine a causa della diffusione in Russia di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il patrio Stivale. Lo stop alle importazioni ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti simil “Made in Italy”, tutti taroccati, dai salumi ai formaggi con la produzioni casearia russa di formaggio che ha registrato infatti un sorprendente aumento del 30% e riguarda anche imitazioni di mozzarella, robiola o Parmesan.
Cifre secche, numeri crudi e netti. Un ringraziamento sentito da parte degli imprenditori italiani al governo italiano e agli utili idioti di turno (a cui dedichiamo la tabella sottostante). Buona lettura a tutti.
IL CROLLO DELL’EXPORT MADE IN ITALY DOPO SANZIONI
Prodotti agricoli -75,2%
Prodotti alimentari -35,2%
Prodotti tessili, abbigliamento e accessori -32,1%
Mobili -26,8%
Automobili -60,1%
TOTALE -25,9%
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2015, rispetto all’anno precedente.