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Geopolitica/ L’incontro tra Francesco e Kyrill e le nuove strategie del Cremlino

di Augusto Grandi
9 Febbraio 2016
in Home, Mondi
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Geopolitica/ L’incontro tra Francesco e Kyrill e le nuove strategie del Cremlino
       

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Papa Francesco ed il Patriarca ortodosso moscovita Kyrill si incontreranno a Cuba. Un appuntamento storico, ma non solo sul piano religioso. Certo, l’abbraccio tra la chiesa cattolica di Roma e la chiesa ortodossa più numerosa, quella di Mosca, rappresenta un momento di enorme rilevanza per tutto ciò che concerne la fede. Ma non bisogna sottovalutare il significato politico. La Russia, perennemente in difficoltà per tutto ciò che riguarda il soft power, si è perfettamente resa conto che l’opzione militare – seppur importantissima – non è sufficiente. Non basta vincere sul terreno, soprattutto quando la vittoria è legata alla supremazia aerea, se poi non si è in grado di vincere la pace, di approfittare dei successi militari. Mosca non conta nulla nel cinema, nella tv, nella letteratura contemporanea, nell’architettura. E’ sotto attacco nello sport.

Il modello vincente, nell’immaginario collettivo, resta quello yankee. Ed ora si affaccia, prepotentemente, la Cina che, non a caso, sta investendo su Hollywood mentre l’India preferisce puntare sulla crescita delle proprie produzioni cinematografiche in quella che viene definita come “Bhollywood”. Nuova Delhi può giocare la carta dell’auto, con Tata e Mahindra che fanno shopping di aziende nel mondo. Può condizionare le politiche di vari Paesi attraverso la gestione di grandi investimenti in settori strategici e vitali.

I Paesi del Golfo fanno altrettanto, tra mega acquisizioni in edilizia (basti pensare al quartiere di Porta Nuova a Milano) ed iniziative in ogni settore – calcio compreso – grazie ai propri fondi sovrani ed agli investimenti personali. La Russia no. Nulla di tutto questo. Tra oligarchi ottusi, che spendono tanto e male e che, proprio nel calcio, non riescono ad utilizzare lo sport per il soft power a differenza degli emiri del Golfo. Così, a Putin, resta da giocare solo la carta della religione. Una unione sacra, tra altare e politica, che risale all’epoca zarista e che Putin ha saggiamente recuperato. Kyrill può ottenere risultati di politica internazionale che vengono negati a Putin. Il Patriarca può confrontarsi con il Papa sul tema della difesa dei cristiani in Siria. Cristiani minacciati non solo dall’Is, ma anche da un’eventuale offensiva di terra dei sauditi. Dunque la Russia può ottenere una formidabile copertura mediatica del Vaticano. Anche sulla vicenda dell’Ucraina, dove cattolici e ortodossi sono schierati sui fronti opposti. Ma non basta. Perché, dopo aver visto il Papa, Kyrill è atteso a Creta per un concilio panortodosso. Un appuntamento ancora più storico di quello dell’incontro con Bergoglio. Un segnale fortissimo anche alla Turchia perché una più forte alleanza religiosa tra ortodossi di Mosca e di Grecia rappresenterebbe un segnale esplicito anche alla Turchia. Come spiega lo storico Franco Cardini nel libro del Nodo di Gordio sul ruolo della diplomazia italiana, Mosca è da considerare come una potenza Mediterranea, perché il Mar Nero è di fatto parte di questo Mare Nostrum allargato. Ed è stupido pensare che Putin possa rinunciare a basi in Siria e ad un ruolo che non sarà limitato alla sola Siria.

Tags: Cinacristianesimo ortodossoCubageopoliticaGreciaIndiaNodo di Gordiopapa FrancescoRussiaTurchiaUcrainaVaticanoVladimir Putin
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