Settimana nera quella appena trascorsa per Vincenzo De Luca. Il sollievo per l’assoluzione in appello incassata ad inizio febbraio è stato, infatti, di breve durata. Scongiurato il rischio della decadenza, effetto della legge Severino in caso di conferma della condanna per abuso d’ufficio riportata in primo grado, De Luca si trova ora costretto a giocare in difensiva su un duplice fronte: quello amministrativo e quello giudiziario.
Ed è proprio quest’ultimo a disegnare lo scenario più preoccupante per il governatore campano. Nei giorni scorsi, infatti, sono divenute di pubblico dominio le intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta per la realizzazione di piazza della Libertà (un maxi cantiere, nato durante l’ultimo mandato di De Luca come sindaco di Salerno, in cui si sono verificati crolli e cedimenti prima ancora del completamento dell’opera, con una variante da 8 milioni di euro oggetto di indagine). Tra gli intercettati c’è anche Vincenzo De Luca (indagato per il reato di falso in atto pubblico): per circa sei mesi gli investigatori ne ascoltano le conversazioni, dialoghi da cui se non sembra emergere alcun aspetto penalmente rilevante viene fuori, però, un quadro politico-amministrativo ben diverso da quello rivendicato pubblicamente con orgoglio dallo “sceriffo”.
Si va dalla “gestione francescana” delle casse del Comune di Salerno (“là non ci sta più una lira” dice De Luca al figlio Piero) ad una rete di rapporti quantomeno imbarazzante. Le intercettazioni rilanciano, poi, i veleni sulle primarie del Pd –con pacchetti di voti che sarebbero stati spostati a favore di candidati deluchiani dopo concitate conversazioni telefoniche- e portano in primo piano gli interessi di diversi imprenditori per gli interventi urbanistici che dovrebbero essere attuati a Salerno.
Insomma, una vera e propria tempesta che rischia di incrinare il mito dell’efficientismo deluchiano costruito in oltre un ventennio alla guida dell’amministrazione comunale di Salerno.
Come se non bastasse un’altra tegola si abbatte sul capo del governatore De Luca: l’avviso di conclusioni indagini notificato al figlio Piero in cui si ipotizza il reato di bancarotta fraudolenta per l’Ifil, società di consulenza coinvolta nelle vicende di piazza della Libertà.
Sullo sfondo resta, poi, l’inchiesta che nei mesi scorsi ha portato alle precipitose dimissioni di Nello Mastursi, capo staff del governatore della Campania e da sempre instancabile organizzatore delle campagne elettorali di Vincenzo De Luca.
In questo scenario estremamente complesso si inseriscono, poi, le difficoltà amministrative incontrare dal governatore. Della rivoluzione promessa in campagna elettorale, “cambiare tutto” uno degli slogan usati da De Luca, i cittadini campani hanno finora visto poco o niente. Avviato faticosamente il processo di smaltimento delle ecoballe, una delle grandi emergenze della regione, la giunta De Luca è rimasta sostanzialmente al palo per quanto riguarda l’altro grande problema della Campania: la sanità.
E’ di pochi giorni fa l’annuncio di De Luca di 1.200 assunzioni nel comparto, ma gli operatori restano scettici. Del resto solo pochi mesi fa, allorché il governatore Stefano Caldoro ipotizzò mille assunzioni in sanità fu lo stesso De Luca, in veste di candidato del centrosinistra a Palazzo Santa Lucia, a bollare l’annuncio come demagogico.
E’ in questo scenario particolarmente complesso per il governatore campano che si inserisce l’appuntamento con le elezioni amministrative. Elezioni che riguarderanno anche la città di Salerno, da un ventennio feudo elettorale di De Luca. Evidente, dunque, la necessità politica, e non solo, del governatore campano di riconquistare, attraverso un candidato sindaco da lui designato, con ampio margine la guida di Palazzo di Città. Impresa per cui De Luca sta richiamando all’impegno diretto tutta la “vecchia guardia” del Pd (ovvero del Partito Deluchiano) salernitano. Pretoriani cui dovrebbero affiancarsi alcune nuove leve, ad iniziare da Roberto De Luca, figlio minore del governatore campano. Perché, a quanto pare, Salerno non può fare a meno di un De Luca a Palazzo di Città.
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