Malgrado tre mari e 7.551 chilometri di linea di costa gli italiani non sono un “popolo di navigatori”. O, almeno, lo sono stati nel passato ma sempre in modo intermittente, discontinuo e localistico. L’acqua salata, magari, diverte (d’estate…) ma non interessa, non appassiona. Talvolta spaventa.La paradossale refrattarietà dell’attuale classe politica — responsabile della cancellazione nel 1993 del ministero della Marina mercantile — e di gran parte di quella imprenditoriale verso il mare rispecchia lo spirito terragno e terricolo della maggioranza dei nostri connazionali.
Eppure la marittimità è (o, meglio, dovrebbe essere) una priorità della nostra narrazione nazionale. Piaccia o meno nel Mediterraneo, come ricordava il grande storico Fernand Braudel, «l’Italia ha sempre trovato il segno del proprio destino poiché ne costituisce l’asse mediano e le è dunque naturale il sogno e la possibilità di dominare quel mare in tutta la sua estensione» e proprio nel “continente liquido” risiedono i primari elementi politici, economici, militari su si regge cui l’intero sistema-Nazione.
A ricordarlo, per fortuna, vi sono numeri dell’economia del mare, la “Blue economy”: prima della pandemia, come si evince dal “IX Rapporto sull’economia del mare” pubblicato dalla Federazione del Mare, il cluster marittimo tricolore generava oltre 47,5 miliardi di euro all’anno che, per l’effetto moltiplicativo, attivavano altri 89,4 miliardi, l’8,6% del valore aggiunto prodotto nel 2019 dall’intera economia nazionale. Nel 2020 l’emergenza sanitaria ha colpito l’intera filiera (con una perdita complessiva di 10,7 miliardi) ma già l’anno dopo l’Istat ha registrato una crescita pari al + 4,7 per cento (+ 3,5 il dato Ue), un segnale di ripresa importante che conferma la vitalità del comparto.
Accanto alle navi, ai traffici e alle imprese inizia fortunatamente a crescere anche una nuova sensibilità culturale che partendo dallo splendido Galata Museo del Mare e delle Migrazioni di Genova — il più grande di tutto il Mediterraneo — si sta sviluppando in tutta Italia attraverso la rete dei Musei del Mare-Museo Navigante. Un’inversione di tendenza importante e l’annuncio (speriamo) di una vera cultura del mare, di una visione marittima originale. Ne abbiamo discusso con l’ingegnere Nicoletta Viziano, la dinamica presidente del Museo genovese.

Aperto nel 2004 negli spazi dell’antico Arsenale della Repubblica, il Galata Museo del Mare negli anni si è sviluppato ulteriormente ed oggi è il più grande museo marittimo del Mediterraneo. Può raccontarci le tappe di questa evoluzione quasi ventennale?
Quando il Museo ha aperto lo spazio espositivo allestito era di 6.000 metri quadri, negli anni la struttura è cresciuta e molte mostre, nate come temporanee, sono diventate permanenti come la Sezione del MEM, memoria e migrazioni, inaugurata nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia o la sezione dedicata al naufragio del transatlantico Andrea Doria inaugurata nel 2016. Dopo 18 anni lo spazio espositivo è raddoppiato a 12mila metri quadri e ogni angolo è stato allestito e ormai non abbiamo più spazio per nuovi allestimenti. Annualmente realizziamo qualche cambiamento e aggiorniamo il percorso espositivo per permettere a chi è già venuto di poter tornare e trovare sempre delle novità. Ad esempio nel luglio 2021, grazie al supporto dell’Associazione Promotori del Museo del Mare, abbiamo riprodotto in 3D il ritratto di Cristoforo Colombo per permettere anche ai non vedenti di scoprire il volto del navigatore; un’esperienza tattile interessante anche per i vedenti, poiché si colgono particolari che sfuggono alla semplice vista (Colombo è di ¾ e non frontale).
Genova, città porto, come vive il Museo? Quale impatto ha Galata sulla realtà culturale cittadina?
Il Galata Museo del Mare è comunale ma l’imprinting è stato dato negli anni da una gestione privata: dalla sua apertura fino a ottobre 2021 era affidata a “Costa Edutainment”, la stessa dell’Acquario ed ha permesso al museo di affermarsi come un player importante nell’offerta culturale turistica della città. La darsena è un’estensione naturale del Porto Antico e la vicinanza con la Stazione Marittima ha permesso ai tanti croceristi in sosta a Genova di venire a visitare il Museo. In questi 4 anni (da quando sono alla presidenza del Mu.MA) continuiamo a promuovere il Museo. Sebbene sia il più grande del Mediterraneo, ancora oggi, 18 anni dalla sua apertura, in molti non lo conoscono. Abbiamo perciò approfittato del lockdown per sviluppare l’uso dei social network e raggiungere anche nuove fasce di pubblico: grazie all’interattività e alla digitalizzazione abbiamo realizzato un percorso di visita che immerge ogni singolo visitatore nell’avventura e nella storia.
Immagino che i rapporti tra Museo e il mondo del mare (autorità portuale, operatori, Marina militare etc.) siano ben saldi.
Prima di aprire il Galata, al Porto Antico era stato allestito il Padiglione del Mare e dal 1996 l’Associazione Promotori Musei del Mare, associazione di aziende legate al mondo dello shipping, sostengono l’iniziativa. I Promotori, che definisco “i miei sponsor”, sono una risorsa fondamentale: grazie a loro la struttura è cresciuta sino ad affermarsi a livello internazionale e si è potuto rinnovare il prodotto museale con nuovi allestimenti o con aggiornamenti di quelli esistenti.
Fondamentale è inoltre l’ottimo rapporto con la Marina Militare: all’interno del Museo abbiamo una sala dedicata all’Istituto Idrografico che quest’anno celebrerà i 150 anni della sua costituzione e che ha dato alcuni strumenti in comodato al Museo permettendo la sua esposizione. La Marina Militare ha inoltre permesso di musealizzare il sommergibile Nazario Sauro; dal 2010 l’unità è visitabile all’attracco della darsena di fronte al Galata ed è una delle attrazioni più apprezzate: in quasi 12 anni ha ricevuto oltre 1 milione di visitatori.

L’Università di Genova è molto attenta ai temi marittimi e ha costituito nel 2019 il “Centro del Mare” per studiare il mare nelle sue diverse declinazioni. Vi sono sinergie (e quali) con il Museo?
Il rapporto con l’Università è fondamentale: nel 2018 è stato ideato il Festival del Mare, propedeutico alla realizzazione del Centro del Mare, e noi come Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni siamo stati parte attiva: il Galata ha ospitato una delle sedi del Festival e ha coinvolto personaggi internazionali come Kevin Fewster, direttore del Museo marittimo di Greenwich, sul tema dell’affondamento del Titanic o Nick Sloane l’ingegnere che raddrizzò la Costa Concordia.
Ricordiamo che la realizzazione del Centro del Mare costituisce un punto di riferimento internazionale nella ricerca e nel trasferimento tecnologico sulle discipline marine, permettendo alla nostra università di essere tra le migliori 10 università al mondo. In più, la Liguria è la regione italiana in cui l’economia del mare ha sul tessuto imprenditoriale il peso più elevato. Si pensi alle aree marine protette, ai porti, alle aziende, agli studi professionali del settore, alla presenza delle più importanti aziende cantieristiche del mondo, alla crocieristica e al turismo. L’Università di Genova e la Liguria rappresentano dunque il luogo ideale in cui studiare e sperimentare il mare nelle sue diverse declinazioni: ambientali, produttive, ricreative e sociali. E il Galata Museo è il passato ma anche il futuro del Mare in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Presidente Viziano, esaurita (speriamo) l’emergenza covid come state programmando il ritorno alla normalità? Con quali iniziative e quali investimenti?
Il periodo di forzata chiusura del Museo al pubblico è stata un’opportunità per rivedere le modalità di comunicare all’esterno. Durante il primo lockdown con il direttore Campodonico abbiamo proposto virtual tour delle sale principali, proponendo al tempo stesso pillole di curiosità. Un modo per non perdere il contatto con il pubblico tradizionale e raggiungere, incuriosendoli, i più giovani. Durante il secondo lockdown, a febbraio 2021, abbiamo avviato il cantiere per la realizzazione del Museo Nazionale delle Migrazione alla Commenda di Pre, di fronte al Galata. Uno spazio dove i tanti italiani potranno riscoprire le origini dei loro nonni che dall’Italia sono partiti per trovar fortuna.
L’Italia rimane un Paese terricolo eppure nel 2018 è nata la rete dei Musei del mare – Museo navigante che, a partire proprio da Galata, si propone di valorizzare il patrimonio culturale marittimo italiano. A che punto è il progetto?
Punto di forza del progetto, di cui il Galata è capofila, è la goletta Oloferne che il primo anno ha circumnavigato gli 8.000 chilometri della costa italiana, coinvolgendo tappa dopo tappa i 58 Musei del Mare italiani. Nel 2019 il Museo navigante ha proseguito la sua rotta coinvolgendo anche i musei della costa croata e slovena e la rete è salita a 75 musei marittimi coinvolti. Purtroppo è arrivato il covid e il progetto che avrebbe dovuto coinvolgere i musei marittimi francesi ha dovuto subire uno stop forzato, ma siamo certi che a breve riprenderemo il viaggio. Poi ci sono le altre iniziative di sensibilizzazione come il Nastro Rosa veloce, una regata con equipaggi da tutta Europa organizzata dalla Marina Militare che parte da Venezia, circumnaviga la Pensisola e si conclude a Genova, nella darsena davanti al Galata.
Ogni iniziativa che coinvolge il Museo sono un’occasione in più per far conoscere non solo il Galata ma anche gli altri Musei del MuMA: la Lanterna di Genova, la Commenda di Prè e il Museo Navale di Pegli. E quando ogni visitatore, dopo aver scoperto i 12.000 mq del Museo, esce felice e ne parla con un amico è la miglior pubblicità nonché la miglior soddisfazione alle nostre fatiche per far conoscere le bellezze cittadine.