La diatriba fra la preside Annalisa Savino e il ministro Giuseppe Valditara merita una riflessione poiché apre una finestra su antiche, incancrenite questioni che riguardano la Scuola pubblica. I professori sono tutti comunisti? La nota affermazione di Berlusconi – naturalmente un’iperbole – trova in verità qualche riscontro nella vicenda in corso.
La scazzottata di fronte al liceo fiorentino meritava una breve, asciutta reprimenda, non i toni francamente sopra le righe del comunicato della dirigente. Toni che onestamente fanno pensare ad un utilizzo opportunistico dell’accaduto.
L’incipit del comunicato: “Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da (sic) migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti” può piacere ad alcuni per la sua impostazione roboante, ma è in primo luogo storicamente inesatta, e soprattutto mancante di senso delle proporzioni.
L’affermazione che segue (“Odio gli indifferenti” – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee”) unisce un’asprezza verbale fuori luogo ad una comparatio parvarum cum magnis del tutto fuori luogo: cos’ha a che fare il grande pensatore comunista e la sua fine travagliata con la rissa di fronte all’ingresso della scuola fiorentina? Fine che comunque non avvenne “in un carcere” come asserisce inesattamente la preside, ma nella clinica Quisisana di Roma, dove Gramsci era stato ricoverato in regime di libertà condizionata.
Ciò detto, c’è da chiedersi se la preside Savino avesse avuto sentore – allorché stendeva il suo comunicato – che quest’ultimo avrebbe trovato compatta sponda nella Sinistra italiana. Chi scrive propende per il sì, anche se il riscontro è stato probabilmente anche superiore alle attese della dirigente.
Quanto ad uno dei passaggi finali del testo (“Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura”) ha un preciso sapore di slogan sessantottino, ed è ancora una volta fuori bersaglio rispetto al fatto concreto che ha suscitato tanta retorica …
Alla fine, che avesse ragione Berlusconi?
A prescindere che è meglio che Berlusconi non commenti e richiamarlo per convenienza non mi sembra etico, se avete visto “bene” il filmato non credo che si vedesse una semplice scazzottata, ma un pestaggio con calci ripetuti al ragazzo già a terra e anche pugni da più regazzi.
Non sono di sinistra ne tantomeno del PD, ma credo questi fatti, ed altri simili, siano sanzionabili da qualunque parte vengano.