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A proposito di Cina, diritti umani e democrazia. Letterina a Gigino di Maio

di Gian Micalessin
2 Luglio 2020
in Home, Mondi
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Caro Di Maio, il suo silenzio su Hong Kong, quello del premier  Giuseppe Conte e di tutto il  governo  giallo-rosso è tanto assordante quanto sconsolante.  E a trarvi d’impaccio non bastano le soppesate considerazioni del suo vice Manlio Di Stefano sui “modi” sbagliati di Pechino. Mentre  Lei tace  la Cina  fa carne di porco  dei trattati  che 23 anni fa le garantirono la sovranità  su Hong Kong. E non ci dica, La prego,  che la prudenza, nonostante i 70 arresti di ieri, resta un obbligo. 
In altre occasioni Lei è stato molto più sollecito nell’indirizzare  plausi quasi servili ad una potenza comunista prontissima –  dopo averci trasmesso il Coronavirus  – a  prenderci in giro con il palliativo,  politicamente interessato,  di qualche mascherina a buon mercato. Con quei  precedenti, a cui s’aggiunge la  sconsiderata adesione al Memorandum della Via della Seta  e ai progetti G5 marchiati Huawei, spendere due paroline su  Hong Kong  non era un’imprudenza,  ma un preciso dovere. Anche perché il  diktat di una  legge sulla sicurezza affidata  all’approvazione dei docili delegati comunisti dell’Assemblea del Popolo di Pechino anziché al Consiglio Legislativo   di Hong Kong  bastavano a far  comprendere le intenzioni cinesi.
Una legge  che affida al potere politico la nomina dei giudici  chiamati a  comminare pene fino all’ergastolo  a degli oppositori sbrigativamente accusati  di  terrorismo, tentata secessione,  attività sovversive  e collusione con potenze straniere è chiaramente una legge liberticida. Con quel decreto  Pechino  cancella  il  principio cardine di “Uno stato e due sistemi”  con il quale s’ impegnava  a garantire  ad Hong Kong   il rispetto dello stato di diritto  fino al 2047 e lo sostituisce con l’autoritarismo comunista.
Questa spregiudicata abiura di un trattato internazionale rende ancor più inquietante il suo silenzio e quello dell’esecutivo. Un  Ministro degli Esteri  e un governo possono anche difendere la  necessità di accordi con la Cina, ma hanno  il dovere d’indignarsi se il presunto partner dimostra  tutta la sua inaffidabilità.
Tacere davanti all’evidenza  diventa, in quel caso, inaccettabile complicità.  Anche perché la Cina pronta a calpestare i  trattati su Hong Kong  può, allo stesso modo, ignorare e ribaltare  eventuali intese sottoscritte con l’Italia.  Anche perché non ci misuriamo con dei campioni della democrazia e del diritto. 
La Cina per cui Lei, signor ministro,  è abituato a spellarsi  le mani  è la stessa  che nel 2017 ha lasciato morire in prigionia il premio Nobel per la Pace Liu Xiabo. La stessa in cui il presidente Xi Jinping si è auto-proclamato presidente a vita. La stessa che grazie al  controllo politico  dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità ci ha nascosto  un’epidemia costata, fin qui,  oltre 500mila vite. La stessa che significativamente affida ai generali la sperimentazione di un vaccino inteso non come  strumento di cura a disposizione dell’umanità, ma come nuova arma di ricatto internazionale. 
Ma è  soprattutto l’espressione ricca e potente di un pensiero comunista  abituato a ribaltare con la forza le condizioni accettate quando di quella forza non disponeva.  E’ successo nel trattato con Londra su Hong Kong, ma anche in  Africa dove la Cina  entrata in punta di piedi è oggi potenza coloniale  egemone. E lo stesso dicasi  per un porto greco del Pireo trasformato in avamposto  cinese del Mediterraneo. Un destino che potrebbe toccare anche ai nostri  porti e alle nostre  reti di comunicazione se Lei e i suoi deferenti  colleghi di governo continuerete  piegare la testa e a tacere.
Tags: CinaHong KongLuigi Di Maio
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