Alcuni giorni fa nel centro di Firenze c’è stata una baruffa tra ragazzi di sinistra e giovani di destra e quelli di sinistra hanno avuto la peggio. Si è trattata di una ritorsione ad una precedente aggressione compiuta da parte di una ventina di compagni di un collettivo ai danni di quelli di destra. Il fatto che sia stata una ritorsione non giustifica l’atto di violenza, che va condannato, ma va sottolineato che si tratta di violenza anche il ricostruire i fatti in modo arbitrario, celando l’antefatto, a giustificare le aggressioni se compiute da una parte politica, la sinistra, quasi fosse autorizzata a commettere qualsiasi sopruso in nome dell’antifascismo.
La preside del liceo fiorentino davanti al quale è accaduto il fatto si è lasciata andare ad un commento di condanna direi doveroso ma poi si è avventurata in una analisi storico-politica molto azzardata.
La preside ha infatti sottolineato che “il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti:”
Vorrei sommessamente rinfrescare la memoria a detta preside ; il 7 luglio 1972 è sull’asfalto di un marciapiede di Salerno che cade a terra ,con l’aorta recisa da una coltellata di un anarchico, il giovane di destra Carlo Falvella ; il tempo di gridare ad un amico “Giovanni , mi hanno ferito!” e Carlo diventa il primo giovane missino di una lunga lista che percorre gli anni 70.
Sempre sull’asfalto del marciapiede davanti a casa viene aggredito a morte da un commando di giovani comunisti ,armati di chiavi inglesi, Sergio Ramelli, mentre legava ad un palo il suo motorino. La sua colpa, essere di destra. I passanti non furono indifferenti, solo terrorizzati dall’idea di testimoniare nel clima politico incandescente, creato dalla sinistra, che si viveva a Milano nel 1975.
Sempre in quegli anni in via Fani a Roma, restano a terra uccisi gli agenti della scorta di Aldo Moro, vittime delle Brigate Rosse, allora sedicenti, secondo molti colleghi di allora della preside di oggi.
Pochi anni prima, nell’agosto del 1968, invadono le strade di Praga i carri armati sovietici, soffocando le ansie di libertà del popolo ceco ; percorrono quei viali issando la bandiera rossa con la falce e martello ,la stessa che in questi mesi abbiamo visto sventolare su alcuni mezzi militari che invadono l’Ucraina, naturalmente occultati da certa informazione di sinistra.
Sull’asfalto di piazza san Venceslao poco tempo dopo , a Praga nel 1969, si brucia per protesta Jan Palach ; oggi una lapide ricorda il suo tragico gesto.
Su strade sterrate, l’asfalto non c’è negli anni 70, passano veloci i camion pieni di uomini e donne cambogiani, diretti ai campi di rieducazione del leader comunista Pol Pot ; più di un milione non tornerà. Se qualcuno volesse sapere come sono fatti questi campi chieda di essere portato in Cina o in Nord Corea, lì funzionano ancora, ma sarà difficile ottenere il permesso di una visita.
Nel gennaio del 1978 muoiono sull’asfalto del marciapiede davanti alla sede del MSI di via Acca Larenzia, tre giovani, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i primi due falciati da una mitraglietta Skorpion di fabbricazione nei paesi comunisti.
L’elenco è molto più lungo, purtroppo.
Quello che colpisce di questi tempi è il buco nero della narrazione storica da parte dei compagni dem.
Per loro esiste solo il fascismo di cent’anni fa, il male assoluto da addebitare alla parte avversaria ; tutto ciò che accadde negli anni 70, è dimenticato, ridimensionato, caduto nell’oblio. Eppure se non si affronta una rivisitazione critica di quegli anni, si rischia di tornare a riviverli.
Le lezioni della storia non le impartisce solo la caduta del fascismo, ma anche il fallimento del terrorismo rosso, che quando nacque fu giustificato, aiutato, incoraggiato. Molti intellettuali, docenti, politici, furono complici e solo in pochi hanno pagato.
Se le vittime cadute sull’asfalto potessero ancora parlare, ci farebbero tutti riflettere.
Spiegare agli studenti la guerra civile a più voci. Partendo magari da Enrico Mattei…
L’antifascismo ha tanti volti. Come ebbe a scrivere, in “Quale Resistenza?” (Rusconi, 1977), Sergio Cotta, docente universitario di orientamento cattolico...
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