Hanno destato polemiche le affermazioni del premier Matteo Renzi alla trasmissione televisiva “8 e mezzo” circa il ruolo strategico dell’ENI. “Ieri a Londra mi hanno detto che potrei vendere Eni. E no, noi non vendiamo i nostri gioiellini. Non pensate che noi siamo terra di conquista” ha detto Renzi aggiungendo che “l’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera e di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti. E’ un pezzo fondamentale della nostra credibilità nel mondo”. La plateale associazione tra attività dell’ENI e servizi d’intelligence italiani è senza precedenti e ha ovviamente suscitato dure reazioni nell’opposizione.
“Ma si rende conto di quello che ha detto?” ha sottolineato Renato Brunetta (Forza Italia). “Quella di Renzi è una frase sconcertante a livello nazionale e internazionale, fatta nei confronti di una grande multinazionale dell’energia, quotata in borsa. Siamo veramente senza parole. Come giustifica Renzi questa affermazione? Cosa voleva dire riferendosi a politica di intelligence e a servizi? Che tipo di intelligence? Che tipo di servizi? Intelligence commerciale, geopolitica, sul terrorismo? È proprio di una società quotata in borsa fare intelligence e occuparsi dei servizi? E quando l’Eni partecipa ad una gara internazionale la vince per la sua capacità tecnologica, per la sua capacità di competere o per la sua intelligence? È assolutamente inaudito, aberrante. Ma Renzi si rende conto della gravità di tutto questo o nell’ubriacatura di slogan e battute ha perso la percezione del peso delle proprie parole? Poveri noi, povera Italia. In ogni caso delle sue affermazioni gli chiederemo conto in Parlamento già dalla prossima settimana”.
Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, fa notare che l’affermazione “potrebbe essere usata da qualunque concorrente, all’estero, per bloccare contratti o gare”. Per non dire del fatto che potrebbe addirittura configurarsi l’ipotesi di rivelazione di segreto di Stato.
Valutazioni politiche a parte, la gaffe di Renzi è grave perché se da un lato possiamo dare per scontato che l’azienda energetica di Stato più presente nel mondo (anche in aree ad alto rischio) rappresenti una fetta consistente della politica estera italiana e abbia rapporti stretti con gli organismi di sicurezza dello Stato stesso, dall’altro simili affermazioni da parte del vertice politico nazionale rischiano di provocare difficoltà all’azienda (e all’AISE) e di destare in molti Paesi il dubbio che gli uomini dell’ENI siano in realtà delle ”spie”.
Un bel regalo del nostro premier all’agguerritissima concorrenza, le compagnie energetiche internazionali rivali dell’ENI. Se proprio Renzi e il suo governo hanno voglia di dedicare tempo ed energie all’intelligence invece di chiacchierare negli show televisivi potrebbero procedere alla nomina del nuovo direttore dell’AISE ( Agenzia informazioni e sicurezza esterna) dopo il pensionamento del generale Adriani Santini il 20 febbraio scorso. E’ passato un mese e mezzo e la mancata nomina del vertice di Forte Braschi, che ha indotto a fine marzo il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) a esprimere “forte perplessità”, sembra spiegarsi solo con il disinteresse dell’attuale esecutivo verso i temi relativi a Difesa e Sicurezza, a meno che non se ne parli in termini di tagli. Con quello che sta accadendo in Libia ed Ucraina non ci pare questo il momento migliore per lasciare senza direttore i servizi segreti.
Gianandrea Gaiani, Analisi Difesa 6 aprile 2014