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A Riotta l’amerikano i nostri agricoltori non piacciono. E nemmeno il made in Italy

di Augusto Grandi
10 Dicembre 2013
in Home
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A Riotta l’amerikano i nostri agricoltori non piacciono. E nemmeno il made in Italy
       

 

Gli immancabili duri e puri sosterranno che Marini, l’ex leader della Coldiretti, sta per scendere in politica in uno schieramento centrista, sperando di portarsi dietro le sue legioni agricole. Dunque non solo è colpevole lui, ma tutta la sua organizzazione. Però, a volte, le battaglie sono giuste a prescindere da chi le combatta. E la difesa del made in Italy è una battaglia giusta, sacrosanta.

Non a caso a condannarla, tra gli altri, è stato Gianni Riotta l’amerikano. Quello che vuole il mercato aperto agli speculatori, agli sfruttatori. Ed allora si mistifica la protesta, così come si mistifica l’economia, la politica. Nessuno, contrariamente a quanto sostiene l’amerikano, vuol chiudere le frontiere. Nessuno vuole impedire a prodotti agricoli stranieri di entrare in Italia. Ma con regole chiare: i prodotti devono essere sani e la proveninenza deve essere indicata. Dov’è il problema? Il mercato ci ordina anche di mangiare pomodori al mercurio? Ci ordina di spacciare per olio italiano quello ottenuto da olive tunisine o spagnole o greche? Ci ordina di mangiare pecorino sardo prodotto in Ungheria? Se il prodotto è buono, lo si valorizzi come pecorino ungherese, e se è buono e costa meno avrà anche ampie fette di mercato italiano.

Certo, agli speculatori tanto amati dall’amerikano tutto questo non piace. Loro vogliono comprare la materia prima dove costa meno (magari perché la manodopera è sfruttata, la lavorazione è pericolosa per i consumatori ed i controlli non esistono), vogliono che la trasformazione sia realizzata dove gli operai sono sottopagati, e poi vogliono un’etichetta made in Italy per assicurare al prodotto il fascino di un prodotto di qualità. Un tantino scorretto.

Ma l’amerikano va oltre. L’agricoltura italiana chiede di essere tutelata? Di non dover subire la concorrenza di chi spaccia per italiano ciò che viene prodotto e trasformato in Olanda, Stati Uniti, Gran Bretagna? Giusto, ammette Riotta, ma è così complicato combattere la contraffazione che è meglio farsene una ragione. E poi arrivano le stoccate vere. L’agricoltura è solo un alibi.

Perché, dice l’amerikano, non si può pretendere di far arrivare investimenti stranieri in Italia se poi pretendiamo che la Nsa non spii i cittadini italiani (cosa c’entri lo spionaggio con l’investimento lo sa solo lui ed i suoi datori di lavoro), se pretendiamo che Apple o Google paghino le tasse come se fossero aziende qualunque. Dunque le tasse a noi ed i profitti a loro. Bello, giusto, sano. Soprattutto chiaro: questa è la linea indicata dai nuovi padroni, questa è la linea che uscirà dal nuovo Parlamento europeo se gli italiani non avranno quel briciolo di cervello per non votare i partiti al servizio di questa visione. Ci sono 18 milioni di italiani a rischio povertà, secondo Eurostat. Solo la Grecia sta peggio in percentuale. Ma se quei 18 milioni non sposteranno gli equilibri del voto europeo, è giusto che crepino di fame.

Tags: agricoltura italianaColdirettieconomiaEuropaGianni RiottaGran Bretagnalavoromade in ItalyNSAOlandasovranità economicasovranità nazionaleUSA
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