L’editoriale sul Corriere di Paolo Mieli “Il governo, i partiti. Guerre culturali a sinistra” altro non è di piena ed aperta fantapolitica, una lezione di diritto costituzionale riservata agli allievi della scuola dell’obbligo. Dopo aver attribuito la patente piuttosto rara di “italiano perbene” a Zingaretti, Mieli si è aperto ad una incomprensibile e soprattutto illogica interpretazione secondo cui nell’ipotesi di doppia guida di Letta e di Conte del PD e del M5S, “due ex presidenti del Consiglio”, “renderà i rispettivi partiti più solidi e […] soprattutto più forti nel dialogo con il governo presieduto da Mario Draghi oltreché nella contrattazione per la scelta del futuro capo dello Stato”.
L’editorialista prosegue con la fantapolitica e con la lezione banale sulla normativa costituzionale, pronosticando che in caso di realizzazione di questi voti “le due formazioni del centro sinistra potrebbero avere un vantaggio su quelle di centrodestra” smentito unanimemente da tutti i sondaggi. Mieli scopre letteralmente “l’acqua calda”, profetizzando che “qualora riescano [utopisticamente] a conquistare la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato, i due partiti avranno pronta la soluzione per il governo della prossima legislatura: il leader di quello che avrà ottenuto più voti andrà a Palazzo Chigi, l’altro, se vorrà,gli farà da vice”.
Sfuggendo a qualsiasi ricostruzione accurata (e logica), Mieli recupera alcuni pareri altrui, tra cui quello oltremodo severo del prodiano Arturo Parisi: il PD “è un partito governi destinato nei fatti ad essere subalterno a chiunque gli prometta di riportarlo al governo”. Che sorte grigia, infausta ed umiliante al raggruppamento tanto enfatizzato da Mieli con Togliatti!
Dopo aver citato la denuncia espressa da Sandra Bonsanti, circondata da una pletora di dotti ed illuminati, suoi gregari nel manifesto di “Libertà e giustizia”, secondo cui con la formazione del governo Draghi la democrazia “sarebbe a rischio”con il “ripensamento” (poveri noi!) immancabile “del radicamento antifascista della nostra Repubblica”, Mieli sfrutta “un punto di riferimento della sinistra operaista”, Mario Tronti, ad avviso del quale “la soluzione Draghi offre più opportunità che rischi , mentre quella di Conte offriva più rischi ed opportunità”. Comunque se è vero che gli effetti del governo Conte sia nella prima ed ancora di più nella seconda sono stati disastrosi, è pur vero che la soluzione Draghi provoca problemi e perplessità salienti nella sua eterogeneità