La recente morte dell’attore, doppiatore e autore Paul Reubens (vero nome Paul Rubenfeld) è occasione per affrontare il tema della pedofilia negli ambienti elitari, nello specifico quello rappresentato dal cinema e dalla televisione. Non tanto perché più colpito da questa piaga rispetto ad altri ambienti, quanto più perché le coperture di cui godono certi personaggi sono assai maggiori rispetto al resto degli spazi che caratterizzano la società umana.
Paul Reubens non è particolarmente conosciuto dal pubblico italiano, ma negli Stati Uniti ha goduto di grande fama e di incredibile sostegno. Reubens, cresciuto in una famiglia ebrea di Sarasota (Florida) e figlio di un pilota militare protagonista sia nella Seconda guerra mondiale che nell’aviazione israeliana, è l’inventore del personaggio Pee Wee Herman.
Pee Wee Herman era un carattere con fattezze adulte e comportamento da bambino, un po’ come il personaggio di Pierino nelle nostre commedie italiane degli anni ’70 e ’80. Reubens raggiunge una grande notorietà proprio negli anni Ottanta, partecipando come protagonista e comprimario sia in film che in trasmissioni televisive. Poi, nel 1991, Reubens viene arrestato per atti osceni in un cinema per adulti proprio a Sarasota, la città in cui era cresciuto. Al momento dell’arresto cerca di corrompere i poliziotti promettendo di sovvenzionare l’ufficio dello sceriffo, mentre il suo avvocato cerca di insabbiare la notizia promettendo una donazione ai giornalisti del Sarasota Herald Tribune. La mossa non funziona e Reubens riceve il primo “aiuto”, riuscendo a nascondersi dai media, per mesi, nella tenuta di Doris Duke, una delle donne più ricche d’America.
A seguito dell’arresto del 1991, viene fuori che già nel 1971 (all’età di 19 anni) Reubens subì un arresto sempre con simili accuse e sempre nei pressi di un cinema pornografico. Nonostante la diffusione nazionale di queste notizie, importanti artisti si schierano in difesa del noto Pee Wee. Valeria Golino, Zsa Zsa Gabor e Cindy Lauper (attivista LGBT della prima ora e amica dell’ex Presidente Obama) sono tra le principali sostenitrici di Reubens.
A Reubens viene concesso di non veder sporcata la sua fedina penale. L’attore non contesta le accuse, svolge 75 ore di servizi sociali ed elargisce una ricca donazione ai programmi antidroga del dipartimento di polizia.
L’attore pensa di essersela cavata con poco, ma non sa che la polizia ormai lo ha attenzionato in maniera importante. Riprende a lavorare, grazie alle sue numerose amicizie altolocate, nell’ambiente dello spettacolo, ma anche al di fuori (come dimostra l’amicizia con la multimilionaria Duke). Le apparizioni tornano ad essere molte, ma nel 2002 una nuova accusa colpisce Reubens. Durante le riprese di un video musicale di Elton John, Pee Wee viene a conoscenza del fatto che la polizia sta perquisendo la sua abitazione. Il mandato era in esecuzione nell’ambito dell’indagine contro il famoso attore di Hollywood Jeffrey Jones (protagonista di pellicole come Amadeus, L’avvocato del diavolo e Beetlejuice), poi condannato a 5 anni per possesso di materiale pedopornografico e iscritto nel registro dei molestatori sessuali per aver chiesto ad un minorenne di posare nudo per lui.
A seguito della perquisizione, vengono sequestrate 2 videocassette e decine di fotografie che il procuratore della città di Los Angeles definisce come “una raccolta di pornografia infantile”. Nuovamente intervengono in suo favore numerose personalità del cinema e migliaia di suoi fans e il procuratore distrettuale si affretta a dichiarare che non vi erano motivi per accusare Reubens. Il procuratore della città però non molla e accusa formalmente l’attore.
Difeso dalla potentissima avvocatessa di Hollywood, Blair Benholz Berk, riesce a trovare un accordo con la procura e si dichiara colpevole di possesso di materiale contenente nudi di adolescenti e materiale pornografico di carattere omosessuale, oltre che di oscenità. Fu condannato ad iscrivere il suo nome e l’indirizzo di residenza nell’elenco speciale dello sceriffo e alla proibizione di poter stare in compagnia di minorenni.
Questa storia mostra ancora una volta, purtroppo, come la piaga della pedofilia sia largamente diffusa e che in certi ambienti, oggi più che mai, questa distruttiva devianza sia tollerata e i suoi protagonisti, difesi da colleghi privi di ogni senso etico e morale.
Oltre a ciò, quello che davvero devasta chi ha in sé un profondo senso per la giustizia, è l’assoluta sproporzione fra le condanne e il peso specifico dei reati. La pedofilia è una piaga da estirpare, ma ancora oggi la società si limita a “sgridare” i colpevoli e non a sanzionarli come si dovrebbe realmente. Chi protegge i mostri, poi, è colpevole moralmente quanto loro.