Il professor Vincenzo Pacifici se n’è andato, oggi 9 aprile, facendoci sapere qualche giorno fa che il passo estremo stava per compiersi. Il riacutizzarsi di una brutta malattia che lo aveva colpito dodici anni fa, ce l’ha sottratto lasciandoci nella dolore e facendoci sentire più poveri culturalmente, questa rivista lo ha visto protagonista di dotte e ardite polemiche politico-culturali e di studi pregevolissimi sulla destra e le sue evoluzioni. Ci mancheranno tante cose di lui, oltre alla sua sterminata cultura, in particolare risorgimentale, ma soprattutto la sua umanità, la sua eleganza di scrittore, la sua coerenza nel sostenere idee che magari con una riga sottolineava a margine di articoli che gli mandavamo.
Era nato nel 1945 a Tivoli dove si è spento circondato dall’affetto dei suoi cari e della sua comunità rimasta muta davanti all’uomo che pur si dedicava a valorizzare il patrimonio locale presiedendo la Società Tiburtina a di Storia e d’Arte. Laureato in Giurisprudenza e in Lettere, dal 1975 è stato ricercatore universitario per poi diventare, prima assistente, poi associato, infine professore ordinario di Storia contemporanea alla “Sapienza” di Roma, ricoprendo la cattedra dal 2003 al 2015.
Si è dedicato intensamente alla pubblicistica politica scrivendo per vari giornali, in particolare su destra.it e su Totalità, negli ultimi tempi. Al nostro giornale, a cui ha dedicato dieci anni della sua attività, ha dato i contributi migliori nel tentativo di definire una destra nazionale ed europea al di là delle improvvisazioni e delle cadute di stile dal punto di vista dottrinario e politico; destra.it gli rende omaggio ricordandone la passione con cui si immergeva nelle questioni più spinose e la coerenza con cui sosteneva ciò che era: un militante culturalmente dotato per il quale il primato della cultura era essenziale ai fini della conduzione di una buona battaglia politica.

Pacifici ha pubblicato decine di studi sull’astensionismo nelle consultazioni politiche, sulla normativa elettorale, sul Risorgimento ed in particolare su Francesco, oltre ad aver dedicato particolare attenzione alla organizzazione ed alla funzione degli enti locali nello Stato liberale. Si è occupato anche delle vicende siciliane postunitarie e della storia locale di Tivoli che restano fondamentali per la comprensione strategica e storica di un’area a ridosso di Roma.
Il suo ultimo saggio l’ha dedicato allo statista Antonio Salandra, deputato dal 1886, più volte sottosegretario e ministro, presidente nel Consiglio nel 1915, passò dal neutralismo attivo all’intervento militare ero e proprio. Resta inedito, speriamo per poco il profilo che Pacifici ha dedicato a Francesco Ercole, uno degli intellettuali più interessanti del fascismo, ancorché dimenticato.
Da oggi Vincenzo Pacifici riposa nella sua Tivoli, all’ombra delle possenti mura della villa che custodisce la memoria del grande imperatore Adriano, alla cui ombra probabilmente si è addormentato.