Alla fine il governo ha dovuto abbassare la testa e far slittare in Senato la ratifica del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA). Un primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ha visto l’assoluta contrarietà della Coldiretti e di 14 regioni, 1973 comuni e 69 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine.
Uno schiaffone anche per i burocrati dell’Unione Europea, ansiosi di applicare un trattato che legittima la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele.
Coldiretti ricorda che la svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. Secondo la Coldiretti su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato.
Per di più il CETA uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche – ricorda ancora Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia.