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Home Il punto

Ancora qualche riflessione su queste stramaledette accise

di Maurizio Bianconi
12 Gennaio 2023
in Il punto
0
Ancora qualche riflessione su queste stramaledette accise
       

Non sono poi così lontani i tempi nei quali l’attuale presidente del consiglio e il ministro delle infrastrutture inondavano i social di filmati in cui si spiegava il “furto di Stato” delle accise sui carburanti. Si ribadiva che era uno scandalo e la promessa era abolirle. È successo il contrario: le accise le hanno rimesse.
L’opposizione in coma gongola e ripropone i filmati incriminanti senza pensare che il governo attuale sta facendo esattamente come avrebbero fatto loro. C’è chi legge questo governo come continuista e rappresentativo del Mondo di sopra, draghiano nei fatti, nei ministri che contano, funzionale all’avvento della postdemocrazia. Si aggiunge che il governo in carica è una rifinitura tattica nel percorso strategico finanziarista e funzionariale. Rappresenterebbe l’inglobamento dolce dei refrattari rassicurati dalle parole del premier, dalla sua solidità politica, desiderosi di ordine e di un cambiamento non arruffato. Tantopiù che Draghi e c.sanno bene che il peggio deve ancora arrivare.
Non pare infondato pensare che il premier sia partecipe del progetto di chi l’ha preceduto. E non da adesso. I primi fatti ne sembrano la conferma. Le giustificazioni addotte a più voci sono meno che inattendibili. La diminuzione (??) del prezzo del petrolio avrebbe consentito il ripristino delle accise e dell’Iva. L’aumento dei carburanti favorirebbe i più bisognosi proprietari di vetture più piccole che necessitano di meno carburante di quelle più grandi e potenti dei ricchi e le risorse “disponibili” sono state dedicate al sociale. Nessuno avrebbe promesso nel programma elettorale e di governo il taglio delle accise. Quello si diceva nel 2019 (prima del Covid e dell’Ucraina).
La prima spiegazione è fondata su un assunto fantasioso e comunque instabile e volatile improbabile base per rincari tributari stabili. La seconda evidenzia l’errore strutturale: si sposa la politica dei bonus, degli aiutini clientelari, dello sperpero in benefici settoriali. Si preferisce la destinazione parcellare tipica della visione contraria alla cultura che dovrebbe informare questo governo. Si fa debito cattivo, settoriale e improduttivo, si favoriscono speculazioni, imbrogli e truffe sempre presenti quando si elargisce. Questa è la politica dell’irresponsabilità, del favoritismo, della carità che fa accapigliare per un tozzo di pane le categorie apparentemente beneficiate.
La politica che per decenni è stata al nadir rispetto allo zenit del buonsenso. Ci hanno insegnato altro e altro aspettavamo.
Comunque sia è facile ricordare che le accise danneggiano tutti, ricchi, meno ricchi, percettori di bonus, carità, contributi, perché colpiscono l’economia al cuore, gli scambi, la produzione, la fiducia.Favoriscono l’inflazione in modo esponenziale, facilitano le speculazioni, portano al disastro indifferenziato dei consumi e delle microeconomie.
Inflazione e deflazione ottenuta con l’aumento del costo dei carburanti fu l’arma più affilata di Mario Monti per mettere in ginocchio l’Italia di mezzo. La scena si ripete con il governo odierno. Per il resto non ci sono paraventi dietro i quali nascondersi: l’eliminazione delle accise è nel dna della cultura oggi al governo non certo una scelta di programma, ma una scelta di sistema. Sarebbe come se il governo decidesse di aumentare l’immigrazione clandestina perchè nel programma non c’erano progetti specifici per ridurla.
Si è del parere che vadano tolti tutti i tributi da carburanti e energia e utilizzati i dati di cassa reali e non quelli nominali, teorici, cari al finanziarismo, ai funzionari “bollinatori” e ai ministri scelti da questo governo. In questo modo non solo si ammortizzerebbe il contraccolpo nell’immediato,ma in pochi mesi l’economia nazionale farebbe un tale balzo in avanti da ritornare competitiva su ogni fronte.
Manca questo coraggio. Non manca la codardia di cercare il capro espiatorio, nel più debole della filiera. Gli “untori” che propagano la peste degli alti prezzi, sarebbero i benzinai. Falso: prezzi dei carburanti sono liberi e per la parte non imposta, minima, ognuno si regola come crede. Si è fatto un battage un po’ squallido, per
emonizzare l’agnello sacrificale e il colpevole di comodo. L’untore, insomma. Questo no, non è consentito

Tags: governo Melonipetroliotasse
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