Ci sono libri belli solo da leggere, ma altri sono pure avvincenti. Solo alcuni sono affascinanti ed avvincenti. Se poi sono anche infarciti da un’ottima dose di patrimonio culturale dell’autore, tanto meglio. L’unico particolare, però, che deve essere affidato alla speranza è che il patrimonio culturale sia, almeno in parte, condiviso con il lettore. Una premessa, questa, certamente un po’ lunga, ma davvero meritata per l’ultima fatica letteraria di Cesare Ferri: “Anime tormentate”.
È un libro particolare, un po’ tra il giallo con finale a sorpresa, anche se disseminato di indizi come ogni poliziesco di classe deve essere. Un po’ fantascientifico, concettualmente simile alle Interviste Impossibili (quelle ai grandi personaggi della storia) che tanto andavano di moda ed erano ascoltate per radio negli anni Anni ’70. La trama è semplice, anche se certamente è stata molto complessa nella stesura del libro: Ferri ha scelto un personaggio, ovviamente a lui molto caro e da lui molto conosciuto nelle sue vicende di vita e nella sua opera, e lo ha trasmigrato di circa cento anni in avanti. Facendolo vivere ai giorni nostri e mettendolo a confronto con un realtà ben diversa dalla sua, ma lasciando inalterate le grandi capacità intellettuali che cent’anni di differenza non possono certo annullare.
Insomma, un libro che va a letto per davvero, ma che prima di farlo non deve essere improvvidamente commentato per evitare di accompagnare il lettore verso la scoperta della vera identità del personaggio del romanzo. Un personaggio che, pagina dopo pagina, rivela tutta il tormento interiore che contraddistinse lui. Ovvero il nome che, solo alla fine, scopriremo.
Cesare Ferri, “Anime Tormentate”, edizioni Settimo Sigillo, Roma. Pp. 192, euro 22,00