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Home L'Editoriale

Antifascismo gastronomico: il truce “caso” Molisana

di Massimo Weilbacher
18 Gennaio 2021
in L'Editoriale
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Antifascismo gastronomico: il truce “caso” Molisana

Come recita l’antico detto popolare la madre dei cretini è sempre incinta, che di questi tempi sono soprattutto politicamente corretti e possibilmente antifascisti (da barzelletta). Nemmeno il tempo di archiviare la gag dell’Inno a Roma scelto post mortem da Mussolini per il MSI che subito ne spunta un’altra, anche stavolta veicolata da Repubblica e ripresa da giornalini e giornaloni nelle cui redazioni, evidentemente, il tempo da perdere non manca.

Accade che uno sconosciuto giornalista-DJ di Radio Popolare conduttore di un programma di enogastronomia, sfoderando un fiuto da far invidia al più noto Paolo Berizzi, l’implacabile cacciatore di bottiglioni e pagnotte fasciste, scopre un ripugnante coagulo di colonialismo fascista niente meno che nella nota marca di pasta “La Molisana” di Campobasso. Il valoroso segugio politicamente corretto racconta così la sua prodezza:

“E’ da un po’ che mi capita di comprare talvolta Pasta La Molisana. E’ davvero arrivato il caso di smettere? Scopro con un certo raccapriccio che secondo questi produttori di pasta ci sarebbe un formato chiamato Abissine, il cui nome, ci dicono, sarebbe “già storytelling”. Un formato nato durante il ventennio per “celebrare la stagione del colonialismo”. Ok, questa è storia, è successo, i fascisti volevano effettivamente celebrare il colonialismo, bontà loro. Però l’aggiunta è contemporanea, di oggi, ne è responsabile questo brand: “La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no!”. Perché no? Forse perché il colonialismo è un crimine odioso e non ci sono elementi aggreganti che tengano? Ci rifletterei bene.”

Leggerezza imperdonabile quella dei pastai molisani, come fa rilevare l’inflessibile Torquemada dei maccheroni evocando il boicottaggio e pretendendo l’abiura immediata: “cari responsabili di Pasta La Molisana, ritenete opportuno scrivere che il nome un vostro formato di pasta è “di sicuro sapore littorio”, con un’espressione dietro la quale è facile leggere una valutazione se non positiva, comunque non di rigetto, riflettere non vi verrebbe ugualmente bene. Però magari mi sbaglio io, non ci avevate pensato, e ora chiederete scusa molto chiaramente per questo errore, ritirando il nome di questo formato e cambiandolo.”

Questi i toni, pesantucci e indigesti, dell’accusa da antifascismo gastronomico. Ma in cosa consisterebbe esattamente il fatto incriminato?

Innanzitutto nel nome di un formato di pasta, le Abissine Rigate, che al pari di altri (usati da quasi tutte le marche inclusa la sinistrissima Coop) come Tripoline, Bengasine, Assabesi, Africanini e Zuarini risale all’epoca delle turpi avventure coloniali africane del Fascismo ma che negli ultimi 80 anni, 10 sotto il fascismo e 70 di democrazia antifascista, non era mai andato di traverso a nessuno nonostante i molti e rilevanti rivolgimenti della storia patria.

Ci è voluta la sconvolgente scoperta dell’intrepido detective antifascista da cucina per rendere edotte le famiglie italiane che quando si siedono a tavola di fronte ad un bel piatto di pasta fumante hanno il dovere di preoccuparsi prima di tutto dell’odioso crimine colonialista costituito dal nome del prodotto  che stanno per ingurgitare.

Nel caso della Molisana, oltretutto, c’è anche una seria aggravante: nella scheda descrittiva del prodotto incriminato è stata rinvenuta la seguente proposizione: “Di sicuro sapore littorio, il nome delle Abissine Rigate all’estero si trasforma in ‘shells’, ovvero conchiglie”.

Sapore littorio? Apriti cielo! Una persona nomale, leggendo, avrebbe capito che all’estero il nome di questo formato era stato modificato in quanto troppo “littorio” per un inglese o un francese. Ma al nostro Robespierre della pastasciutta non la si fa: per lui quella è chiaramente apologia del fascismo, un’espressione che sott’intende se non un giudizio positivo quanto meno una valutazione non apertamente negativa e quindi da condannare senza esitazioni. Tanto più che alla Molisana sono recidivi, come dimostra la descrizione delle Tripoline n. 68: “Il nome evoca luoghi lontani, esotici ed ha un sapore coloniale”.

Con uno dei soliti paradossi italioti, in un paese dove niente viene mai preso sul serio (nemmeno la tragedia che stiamo attraversando) e tutto si risolve in farsa o sceneggiata, la buffonesca denuncia del segugio di Radio Popolare, rilanciata da Repubblica e rimbalzata urbi e orbi, è stata presa molto sul serio.

L’azienda, spaventata dalla cagnara (in realtà tutta pubblicità gratuita), si è subito mostrata costernata di fronte all’anatema, per quanto ridicolo, e non ha esitato a inginocchiarsi facendo immediato mea culpa, cospargendosi il capo di cenere politicamente corretta e promettendo di rimediare alla malefatte: “Ci scusiamo per il riferimento riguardante il formato di pasta ‘Abissine rigate’ che ha rievocato in maniera inaccettabile una pagina drammatica della storia. Cancellare l’errore non è possibile, ci impegniamo a revisionare il nome del formato in questione attingendo alla sua forma naturale”. Detto e fatto: in men che non si dica le bieche e malvagie “Abissine Rigate n. 25” diventano le più rassicuranti, innocue e banali “Conchiglie rigate n. 25”. Una deprimente e precipitosa autocritica (come usuale in certi regimi) per il bene degli affari e per la paura di essere marchiati di infamia dalla temibile setta dei fanatici dell’antifascismo da barzelletta.

La Molisana, comunque, è riuscita ad incassare l’autorevole appoggio dell’ANPI del Molise, dalla quale veniamo informati che il capostipite della famiglia proprietaria “partecipava alle sottoscrizioni della Festa de L’Unità” ma che l’azienda deve chiarire “se necessario anche in modo più fermo, la propria totale estraneità ad ogni riferimento col fascismo”, elemento di fondamentale importanza per la genuinità della pastasciutta.

Attendiamo, quindi, di conoscere la sorte delle Tripoline n. 68 de “La Molisana” e di capire se le Tripoline di De Cecco, specialità n. 211, quelle di Rummo n. 81, le Divella n. 82 e Carrefour n. 68 saranno anch’esse scomunicate e dovranno cambiare nome. Resta poi aperto il caso politico della Coop, visto che la democratica e antifascista catena dei supermercati rossi esibisce sui propri scaffali un disdicevole retaggio del malvagio colonialismo fascista come le sue Tripoline 81.

Dal paese di Giuseppi – dove con il peggiore rapporto morti/abitanti d’Europa (e uno dei peggiori del mondo), il più drammatico calo del PIL in occidente e le scuole chiuse da più tempo il problema è il nome della pastasciutta – è tutto.

 

 

PS: Non sono un consumatore di pasta La Molisana e dopo questa performance sicuramente non lo diventerò.

 

Tags: antifascismopasta Molisana
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