L’Austria continua a dire no all’invasione. Ieri il governo di Vienna — una coalizione di centro-sinistra, qualcuno avverta Gentiloni… — ha annunciato che si rifiuta d’aderire al piano di reinsediamento dei profughi proposto dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Lo ha annunciato il ministro degli Interni, Wolfgang Sobotka, rispondendo alle petulanti insistenze della Commissione europea.
Andiamo per ordine. Il c.d reinsediamento non riguarda i migranti presenti in sovrannumero in Italia e in Grecia, per i quali l’Ue aveva deliberato due anni fa un piano di ricollocamento in tutti gli altri Paesi europei, finora peraltro applicato soltanto in minima parte. Il “no” di Sobotka va all’accoglimento di quei profughi attualmente presenti in Paesi terzi, come la Turchia, la Libia, la Giordania o il Libano, cui è già stato riconosciuto lo status di rifugiati, avendone i requisiti.
Vienna pretende che vada fatta una selezione preventiva negli hot-spot di partenza. In tal modo sarebbero stati individuati i pochi effettivamente bisognosi di di protezione internazionale escludendo però i “migranti economici”, i clandestini. I più. I troppi.
Pazientemente Sobotka ha spiegato le ragioni di Vienna a Bruxelles: l’’Austria in questi ultimi anni è stato uno dei Paesi europei che ha più sopportato il carico di profughi, accogliendone in sovrannumero. Ora ha già abbastanza da fare per gestire la situazione, preoccupandosi di integrare quelli che sono destinati a restare nel Paese e a rispedire a casa quelli che non hanno il diritto di restare. In questa situazione, ha detto Sobotka, “non possiamo pensare di compiere il prossimo passo”, accogliendone altri.
Va inoltre ricordato che Sobotka è da sempre contrario ad accogliere profughi dall’Italia e dalla Grecia; poi si è dovuto adeguare, obtorto collo, alla decisione di senso opposto del cancelliere Christian Kern, troppo timoroso delle sanzioni dall’Ue. Il piano di ricollocamento aveva assegnato all’Austria 1.953 profughi (1.491 dalla Grecia e 462 dall’Italia). Da allora (2015) sono passati più di due anni e l’Austria dal nostro Paese ne ha accolti meno di 50.
A Bruxelles, Sobotka ha litigato furiosamente con il commissario europeo Dimitris Avramopulos anche sulla proroga dei controlli di confine nell’area Schengen. L’Austria in questi mesi li sta effettuando ai valichi con la Slovenia, con l’Ungheria e con la Slovacchia, ma non a quelli con il nostro paese. Nelle zone di confine con l’Italia vi sono solo controlli sistematici occasionali, (i “Schwerpunktkontrollen”) all’interno del territorio nazionale, nell’ambito delle cosiddette misure di compensazione ( i “Ausgleichmassnahme”). La deroga concessa all’Austria scadrà a metà novembre. Dopo la chiusura della campagna elettorale. Non a caso.