Il governo sloveno è sull’orlo di una crisi di nervi. Il ministero degli Interni di Lubiana ha comunicato che finora sono arrivati 2.700 migranti mentre ancora circa 300 sono fermi ai confini con la Croazia. Le autorità di polizia si attendono ulteriori arrivi nelle prossime ore, da un minimo di mille a un massimo di tremila unità.
Intanto il ministero delle Finanze inizia a fare le somme: l’invasione è già costata alla piccola repubblica (da tempo in piena recessione economica) ben 5,8 milioni di euro. Su richiesta dell’opposizione — Partito democratico (Sds) e di Nuova Slovenia (Nsi) — domani si riunirà in sessione straordinaria (a porte chiuse…) anche il Parlamento con l’audizione della commissione di controllo dei servizi segreti.
Anche in Slovenia assistiamo al solito balletto buonista contrapposto alla grande incazzatura del popolo: mentre i leader socialisti hanno dichiarato di essere pronti a ospitare famiglie di migranti, il 75% degli sloveni invece, rispondendo a un sondaggio del quotidiano Delo, hanno chiesto allo Stato un più rigido regime di controllo alle frontiere.
Ad oggi, l’unico varco aperto rimane l’Austria. Se Vienna — ormai in tilt — dovesse dire basta e sigillare i suoi confini inizierebbero subito i problemi per il Friuli Venezia Giulia. Qualcuno avverta l’inutile Serrachiani.