Le forze armate serbe hanno ricevuto lo scorso 9 aprile i sistemi missilistici di difesa aerea HQ-22 di produzione cinese. Fornitura che rientra nel processo di ammodernamento e potenziamento dello strumento militare serbo in atto da tempo, processo in cui la Cina – unitamente alla Russia – gioca un ruolo di primo piano. E quanto sia importante il rapporto con Belgrado per Pechino lo dimostrano le modalità con cui i sistemi di difesa aerea sono stati consegnati: ben sei aerei da trasporto cinesi Y-20 sono atterrati a Belgrado, un volo in massa sui cieli europei che rappresenta un debutto assoluto per l’aviazione militare cinese.
Il sistema missilistico HQ-22 appartiene alla categoria degli statunitensi Patriot e dei russi S-300, anche se rispetto a questi ultimi avrebbe portata inferiore, almeno nella sua versione da esportazione. L’acquisto dei missili antiaerei cinesi farà della Serbia il primo operatore europeo di questo sistema. Novità che si inserisce, come detto, in un più generale sforzo di ammodernamento di esercito ed aeronautica di Belgrado. Nelle ultime settimane in particolare è stato annunciato un piano per l’acquisto di 29 elicotteri, da attacco e trasporto, mentre con il definitivo pensionamento dei Mig 21 la linea caccia dell’aeronautica serba si compone dei Mig 29 aggiornati.
Il potenziamento dello strumento militare è frutto anche delle crescenti tensioni con il vicino Kossovo, nonché della crisi politico-istituzionale in cui si dibatte da più di un anno la Bosnia Erzegovina. In quest’ultimo caso la possibile divisione del Paese non è più ipotesi di scuola, ma possibilità presa seriamente in considerazione dalle cancellerie europee. Del resto l’agenda promossa dal leader serbo-bosniaco Dodik punta ad una secessione de facto da Sarajevo. Ma quella bosniaca è una partita che vede al tavolo molti più giocatori di quanti appaiano in prima battuta. E che potrebbe portare a sviluppi improvvisi ed imprevedibili in conseguenza della crisi in Ucraina.