Secondo uno slogan un po’ sciocco dalla pandemia avremmo dovuto uscire migliori. Ovviamente non è andata così, casomai il contrario, e sicuramente non è andata così per l’ANPI e i suoi simili. Incuranti del ridicolo e della realtà circostante, armati soprattutto di retorica, ottusità e ignoranza i partigiani immaginari proseguono imperterriti la loro guerra contro i fantasmi, che è poi l’unica giustificazione della loro superflua sopravvivenza fuori tempo massimo.
Siamo a Genova, dove qualche settimana fa l’ottimo sindaco Bucci ha intitolato il porticciolo di Nervi alla MOVM Luigi Ferraro, giusto e sacrosanto omaggio della sua città (era nato lì vicino, a Quarto, nel 1914) all’eroe dei Nuotatori Gamma della Decima Mas che nel 1943 aveva affondato da solo 3 piroscafi nemici, per 24.000 tonnellate complessive, avvicinandoli a nuoto ed attaccando sotto la loro chiglia dei bauletti esplosivi. Un quarto mercantile l’aveva scampata perchè le cariche esplosive erano state scoperte in tempo.
Dopo l’8 settembre Ferraro aveva aderito alla RSI (“La causa della Repubblica Sociale per me rappresentava l’impegno d’onore alla parola data”) entrando nel reparto “Gamma” della X MAS del comandante Borghese ed è qui che, puntuali come un treno svizzero, entrano in campo le zitelle isteriche dell’ANPI.

“Inaccettabile intitolargli uno spazio pubblico”, tuonano i neopartigiani ai loro massimi livelli, avendo Ferraro aderito alla Repubblica di Salò ed essendo stato “ancora prima (sic) impegnato nella X Mas” facendosene oltretutto “vanto” (a quanto pare all’ANPI non sanno che una X MAS esisteva già nella Regia Marina ben prima della RSI).
Poi però le motivazioni si fanno alquanto confuse se non proprio maldestre e sicuramente ridicole: “riteniamo fuorviante la giustificazione, portata dal sindaco, che Ferraro sia stato insignito di Medaglia d’oro nel 1951, ma omette di dire che è stata data per azioni di guerra datate 7 luglio-agosto 1943, prima quindi dell’armistizio; non può essere questa una ragione sufficiente per giustificare questa scelta”.
Cosa significa? Che le medaglie per azioni di guerra antecedenti l’8 settembre 1943, cioè quasi tutte quelle assegnate nella II Guerra Mondiale, non devono avere valore? E perché mai? Se non è una barzelletta poco ci manca.
Ma questo era solo l’antipasto. Pochi giorni dopo ecco presentarsi un’altra e ancor più ghiotta occasione per mettere in scena il solito repertorio. Dopo Ferraro il Comune di Genova decide di ricordare Giorgio Parodi, aviatore e valoroso combattente della I e II Guerra Mondiale e della Guerra d’Etiopia, ferito più volte, decorato con cinque medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare nonché grande imprenditore fondatore della Moto Guzzi (come anche Luigi Ferraro, creatore nel secondo dopoguerra della Technisub).
Pochi, infatti, sanno che la leggendaria casa motociclistica, di cui tutti conoscono gli storici stabilimenti di Mandello sul Lario, era stata in realtà fondata a Genova il 15 marzo 1921 da Giorgio Parodi, per l’appunto, e da Carlo Guzzi, meccanico di aerei incontrato nel 1917 alla Stazione Idrovolanti di Venezia.
Un personaggio, quindi, di notevole rilevanza per la città di Genova che l’amministrazione comunale ha deciso di onorare con una statua inaugurata pochi giorni fa al Belvedere di via Mura delle Cappuccine con l’intervento delle autorità e il passaggio delle Frecce Tricolori. Solo che, una volta scoperta la statua, i solerti guardiani dell’ortodossia antifascista hanno subito individuato una gravissima magagna.
L’autore dell’opera, lo scultore Ettore Gambioli, ha osato ritrarre Giorgio Parodi in uniforme da aviatore, cioè la divisa della Regia Aeronautica con tanto di stellette (non fasci littori per intenderci). Qualcuno, anche in questo caso un po’ digiuno di storia, non ha gradito e ha subito iniziato a strillare. Secondo un certo Pietro Millefiore, professore all’Accademia Ligustica di Belle Arti, la statua rappresenterebbe non “l’imprenditore coraggioso e lungimirante delle mitiche Moto Guzzi, ma il militare volontario in due guerre mondiali e in una guerra coloniale fascista”.
Il solerte insegnante è seguito a ruota, manco a dirlo, dall’ANPI, che nemmeno questa volta fa mancare la consueta vagonata di retorica: per i succedanei partigiani Giorgio Parodi “da volontario, partecipò ai bombardamenti di inermi popolazioni civili, tra cui donne e bambini, durante le cosiddette guerre coloniali volute da Mussolini, invasioni di terre come l’Etiopia e l’Eritrea”. Cosa c’entri l’Eritrea, divenuta pacificamente colonia Italiana nel 1882, un anno prima che nascesse Mussolini, non si sa, le idee sono evidentemente molto confuse.
Secondo l’ANPI, però, si sa che la divisa della statua è una “divisa fascista” e che l’episodio non può che ricollegarsi ai quello di Luigi Ferraro “membro della XMAS guidata dal golpista Borghese” in un’ottica di inaccettabile “revisionismo storico”. La gazzarra è andata crescendo e l’associazione della estrema sinistra antagonista “Genova che osa” e il non meglio identificato collettivo studentesco “Edera” hanno tentato un presidio di protesta nei pressi della statua subito bloccato dalla Questura, preoccupata più che altro dai possibili assembramenti o da comportamenti vietati dalla normativa anti COVID, che è stata costretta a presidiare in forze la statua e a transennarla impedendo a chiunque di avvicinarsi.

Anche in questo caso i paroloni vuoti si sprecano: “Non possiamo tollerare una simile celebrazione colonialista e militarista nella nostra città” inveiscono gli antagonisti in un prolisso comunicato rovistando a modo loro nei cassonetti della loro sottocultura storica. “Durante l’invasione coloniale dell’Etiopia l’aviazione fascista usò massicciamente gas chimici per colpire la popolazione civile, scatenare il panico e piegare la resistenza dell’esercito etiope che stava resistendo all’avanzata. La statua di Giorgio Parodi, ritratto con quella divisa e salutato dall’aviazione italiana, rimuove completamente quegli atti criminali e invece che celebrarlo come cofondatore delle celebri “Moto Guzzi” lo ricorda per le sue azioni militari. Non possiamo dimenticare la storia, tantomeno rimuovere una delle pagine peggiori del fascismo italiano. Per questo vogliamo ricordare i bombardamenti chimici dell’aeronautica sulla popolazione civile e appendere dei cartelli che riportino quella statua nel giusto contesto: una aggressione razziale e colonialista al popolo etiope. Nulla da celebrare, tutto da condannare”.
Inutile dire che non esiste nessuna evidenza che Giorgio Parodi abbia partecipato a bombardamenti col gas (fu decorato per un attacco convenzionale a volo radente sull’aeroporto di Addis Abeba, che era un obiettivo militare), e che la sua unica “colpa” è avere semplicemente fatto quello che allora era il suo dovere di militare: “Preoccupatevi degli interessi del nostro Paese più che del vostro” raccomanderà ai figli nel suo testamento.
Ma ovviamente non è questo il punto, le prefiche antifasciste non sono interessate alla storia in quanto tale ma solo all’uso politico della stessa, alla sua riscrittura strumentale ben descritta da George Orwell in 1984.
La ridicola gazzarra genovese è solo uno dei tanti, troppi, casi in cui una squallida prevaricazione subculturale manipola il passato per cercare di controllare il presente.