La storia del Belize è indubbiamente sconosciuta ai più, anche perché quello che una volta era definito Honduras britannico non è mai stato al centro di vicende commerciali o geopolitiche degne delle cronache mondiali ed italiane in particolare. È però vero che le vicende di questo piccolo Stato centroamericano possono aiutare ad una maggiore comprensione di quanto gli imperi coloniali, e le loro alterne fortune, abbiano influito sulla vita di milioni di persone nel continente americano ed in particolare nella zona del Mar dei Caraibi. Una geopolitica affascinante, combattuta in mare e sui tavoli dei trattati.
La nostra ricostruzione parte dagli anni tra fine ‘500 e inizio ‘600, quando i bucanieri inglesi e scozzesi, protetti dalla corona inglese, rapinavano con costanza le popolazioni dello Yucatan spagnolo rifugiandosi proprio sulle coste dell’attuale Belize. Il susseguirsi degli eventi poteva sembrare anche abbastanza comico se non fossero state in gioco costantemente vite umane: i bucanieri inglesi depredavano le coste sotto il controllo spagnolo, approdavano sulle coste del Belize, fondavano un villaggio per i propri uomini e per spartire il bottino. Di contro le truppe spagnole d’istanza in Yucatan e Guatemala assaltavano i villaggi dei “pirati”, li radevano al suolo (bucanieri compresi) e tornavano alle loro roccaforti. Questo in un susseguirsi ciclico fino a quando la potenza militare spagnola non fu più in grado di reggere lo scontro coi britannici a livello mondiale.
Nelle loro continue incursioni nell’entroterra, gli inglesi scoprirono la vera ricchezza del Belize: il legname. Il prezioso mogano che cresceva naturalmente sul territorio ancora di proprietà spagnola, venne tagliato e commerciato da Londra senza alcun permesso fino al 1763, anno in cui il governo di Madrid concedette ai propri nemici storici di sfruttare le risorse forestali di quel preciso territorio (Trattato di Parigi, art. 17). Questo permesso venne rinnovato successivamente anche nel Trattato di Versailles del 1783 e alla Convenzione di Londra del 1786, dove veniva comunque confermata la sovranità spagnola di tutto il centroamerica, Belize compreso.
La svolta avvenne a metà del 1800, quando l’indipendenza dei principali paesi dell’America Latina indebolì enormemente l’influenza spagnola sul continente. Di fatto il territorio venne assegnato al governo del Guatemala, ma con un vero e proprio colpo di mano militare, le truppe britanniche occuparono il territorio dell’attuale Belize stabilendo il nome del protettorato in Honduras Britannico, piantando l’Union Jack nell’allora capitale Belize City. Gli Stati Uniti d’America avvallarono subito l’occupazione, ma il Guatemala protestò vivacemente per aver subito il furto del territorio e la riduzione quasi totale del suo accesso all’Atlantico. La corona britannica per bloccare subito le proteste si impegnò coi guatemaltechi alla costruzione di una via di comunicazione diretta tra la loro capitale e l’oceano.

Ottant’anni dopo tale promessa, il Regno Unito non aveva ancora ottemperato a quanto stabilito ufficialmente e il Guatemala chiese l’immediata restituzione del territorio del Belize. La richiesta però, essendo giunta proprio allo scoppio della Seconda guerra mondiale, venne sospesa e, di fatto, resa inoffensiva. Nel 1964, con una mossa politica da manuale, i britannici istituirono un referendum chiedendo alla popolazione del Belize se volesse restare colonia inglese, ritornare al Guatemala o diventare indipendente. Vinse l’indipendenza. I guatemaltechi reagirono ammassando le proprie truppe al confine e Londra rispose di conseguenza, fu anche questa volta un nulla di fatto militare e nel 1981 venne sancita la “totale indipendenza”. Il virgolettato risulta però d’obbligo, poiché il Belize (monarchia costituzionale) veniva inserito tra i reami del Commonwealth (16 Nazioni tra cui Canada e Australia) e, ancora oggi, il Capo dello Stato è formalmente “Sua Maestà Elisabetta II, per la Grazia di Dio, Regina di Belize e degli altri Suoi Reami e Territori, Capo del Commonwealth”.
Il Guatemala che per parecchio tempo aveva rivendicato il territorio del Belize come proprio, secondo alcuni storici foraggiato dai petrolieri americani convinti della ricchezza dei giacimenti belizegni, ha formalmente riconosciuto il l’indipendenza del vicino Stato nel 1991, riprendendo quindi le relazioni diplomatiche con esso e con Londra. Nel frattempo, alcuni aspetti sono rimasti immutati e altri sono cambiati: la lingua ufficiale è rimasta l’inglese, quando solo il 5% della popolazione conosce tale idioma; in compenso l’economia ha virato decisamente dallo sfruttamento forestale verso il turismo e… diventando un paradiso fiscale. Ma questa è un’altra storia.