Quest’estate, lasciando da parte una esterofilia negli anni scorsi un po’ troppo dominante, io e mia moglie abbiamo deciso di accettare l’ invito da parte di nostri amici che trascorrono ogni anno le vacanze in Calabria. Partiti da Milano e con tappe in Toscana, a Tivoli e poi a Caserta per ammirare la splendida reggia con i giardini inglesi al suo interno, abbiamo finalmente imboccato la Salerno- Reggio Calabria per raggiungere la punta dello Stivale. Abbiamo così scoperto che questa autostrada funziona per davvero, piacevolmente perplessi non abbiamo pagato alcun pedaggio fino a raggiungere il capoluogo. Sconcertante è che la prosecuzione dell’autostrada più importante d’Italia finisca in un’anonima stradina del centro della città, quasi senza un preavviso. Reggio Calabria ha il più bel lungomare d’Italia, secondo l’affermazione attribuita a D’Annunzio, un chilometro di passeggiata contornato da alberi secolari da un lato e la romantica visione della Sicilia dall’altro. Una visita della città quindi non può prescindere prima da un passaggio al museo con i Bronzi di Riace e poi da una camminata al tramonto sul viale con lo stretto di Messina in piena vista.
Se soffrite d’asma vi consiglio la visita ai Bronzi; infatti , prima di entrare nella sala dove sono esposti, i visitatori sono sottoposti ad una decontaminazione in una camera-filtro , dove ogni impurità viene eliminata per preservare dalla corrosione le due statue, che avevo immaginato più alte. L’emozione rimane comunque forte, di fronte a capolavori che vengono da un tempo lontano, ma che erano stati per secoli celati così vicini a noi, sul fondo del mare a pochi metri dalla costa.
La passeggiata invece non può che iniziare dal chiosco di Cesare, dove si preparano ottimi gelati, anche se mi dicono che non sono gli unici così buoni, ma il rituale lo impone. A metà strada, un piccolo cippo ricorda Ciccio Franco, il mitico leader dei “boia chi molla” ; foglie di alloro ormai stinte ed arricciate testimoniano qualche trascorsa commemorazione, di quando la destra si ricordava dei suoi eroi. Poco più avanti delle gradinate piano piano si affollano di gente per il concerto serale di Sergio Cammarriere, un’esibizione coinvolgente di musica colta, in uno scenario notturno spettacolare, sullo sfondo le coste della Sicilia illuminate.
“Questo è un luogo sacro, donde le onde greche vengono a cercare le latine.” scriveva Giovanni Pascoli quando insegnava letteratura latina all’università di Messina, agli inizi del Novecento, ed una stele sul lungomare ricorda la sua permanenza a Reggio nel periodo difficile del terremoto del 1908.
La Calabria è un luogo d’incontro di civiltà, è un territorio dove natura e cultura si fondono, così come il mare e la montagna. In circa mezz’ora si può passare dalle spiagge di Scilla e Tropea fino ai boschi sull’Aspromonte. Sui monti dove Garibaldi “fu ferito ad una gamba “ le sorprese belle e tristi si avvicendano l’una con l’altra ; alberi bruciati dai recenti incendi macchiano di bruno i verdi fianchi dei rilievi : abbiamo incontrato cicatrici di terre arse un po’ dovunque, ferite che fanno male perché significano che il nostro paese viene distrutto ogni giorno dai suoi stessi figli.
Poi però in cima le foreste sono ancora rigogliose e ci invitano ad entrare, quasi fossimo in una saga di Tolkien. Ma ancora a deluderci arrivano i racconti dei luoghi come Platì, un paese dove lo straniero , cioè chiunque di noi , può entrare ma gli viene subito chiesta spiegazione della sua presenza, poco gradita.
Sul ciglio di una strada una croce ricorda la nostra tradizione religiosa ma anche il luogo dove Angela Casella, chiamata Madre Coraggio, nel 1989 si incatenò per supplicare il rilascio del figlio rapito. Passando dal versante tirrenico a quello ionico, ci colpiscono le visioni di dirupi selvaggi che ricordano i panorami dell’Arizona o ancora le Dolomiti del lontano Trentino. Ci fermiamo a Gerace, un borgo medioevale tra i più belli d’Italia, con la sua antica cattedrale normanna. Di lì a poco, in un altro paesino gusteremo un pasto a base di ottimi funghi, appena colti nei boschi vicini.
La gastronomia è un altro punto forte della tradizione calabrese: a Siderno, sulla costa ionica, incontriamo uno chef che insegna e dà consulenze in tutto il mondo dall’Australia al Canada fino a Singapore ; ancora una volta la nostra cultura è fonte di qualità inarrivabile ; i piatti prelibati dei grandi ristoranti pentastellati in ogni continente nascono nelle cucine della tradizione contadina italiana, con il cibo unico delle nostre terre.
Sempre sulla costa ionica incontriamo spiagge lunghissime e semideserte che si rincorrono per chilometri , i pochi bagnanti contrastano con le folle, fitti carnai umani, che si pigiano nei bagnasciuga del Salento, sull’altro lato del mare. Ma qui a Roccella Ionica ed in tutto il litorale il turismo non decolla, nonostante ci sia molto spazio nel retroterra e spiaggia e mare a volontà.
I pochi imprenditori non se la sentono di espandersi, troppi i rischi e pochi i profitti, con la n’drangheta e lo Stato, due bracci di una tenaglia che tolgono ogni entusiasmo. L’organizzazione malavitosa non vuole il benessere perché poi nessuno avrebbe più bisogno di aiuto, nessuno chiederebbe più favori.
Alle tre del pomeriggio, sempre a Roccella, sotto un sole cocente, uno spazzino italiano carica e scarica bidoni d’immondizia, sudando a più non posso ; poco più in là in una casa accoglienza alcuni africani , cosiddetti rifugiati, ascoltano musica nelle cuffie in dotazione ed escono in accappatoio dalle docce , assopiti dal dolce far niente, la paga più o meno la stessa.
Torniamo a Palmi, da cui siamo partiti al mattino, lungo la strada vediamo molte case costruite a metà ; sono il frutto del lavoro di tanti calabresi sparsi per il mondo ; con il primo contratto di lavoro all’estero hanno costruito il primo piano, poi il secondo e con gli anni arriveranno a compimento dell’opera : intanto i deserti, le giungle dell’Africa e dell’ Oriente consumano le loro vite generose.
Una volta i calabresi emigrati tornavano per le vacanze in Italia per il soggiorno di un mese, ora si fermano per una settimana. Per le strade , tra una sagra e l’altra incontri volti tipicamente italici che però parlano inglese o tedesco e capisci che sono le nuove generazioni ormai trapiantate in nord Europa o in America.
Arriva il giorno della festa di san Rocco e vedi l’Italia che si ostina ancora ad essere Italia, con la processione, i fuochi d’artificio, il concerto in piazza, i mercatini, le sane tradizioni del nostro paese.
A Palmi assistiamo alla sfilata degli “spinati” : sono coloro che hanno ottenuto una grazia dal santo e lo ringraziano avvolgendosi il capo ed il corpo di rami spinosi per espiazione. Credevo di vedere solo uomini e donne di una certa età ed invece molti sono i giovani che fendono la folla della processione con i rovi fra i capelli. Qualche settimana prima c’era stata la festa popolare della Varia, una speciale processione con un carro alto fino a 16 metri, trasportato a spalla da circa duecento portatori in cima al quale era stata issata ed assicurata una bambina, raffigurante la Madonna. Le famiglie della città fanno a gara per far assegnare alla propria figlia il ruolo della “Animella”, la bambina che simboleggia la Vergine assunta in cielo, non tenendo in nessun conto il terrore che si possa provare a stare lassù, ondeggiando sospinta dai portatori, guardando la folla ridotta a tanti puntini animati.
Una mattina ci rechiamo al museo di Palmi, unici visitatori presenti . Grazie ai lasciti di Leonida Repaci , critico e scrittore di fama del primo dopoguerra e collezionista d’arte, possiamo ammirare opere di Sironi, Modigliani, Guttuso, De Chirico, Fattori, ma anche Monet e Corot. L’amministrazione locale non risulta particolarmente attiva nel pubblicizzare tale patrimonio artistico , visto che le sale sono sempre praticamente deserte. Commentiamo che rubare qualcuna di queste opere sarebbe un gioco da ragazzi, ma il problema vero sarebbe poi come sopravvivere al furto, dato il risentimento che tale atto provocherebbe.
Una mattina, passando per Gioia Tauro, ci viene presentato il signor Pioli; cinque anni fa suo figlio Fabrizio venne ucciso perché frequentava una ragazza sposata in rotta con il marito. La sua condotta venne considerata disonorevole dalla famiglia della donna: padre, fratello e cugino lo sequestrarono ed uccisero; il suo corpo venne ritrovato dalla polizia dopo un anno. L’uomo, duramente provato , mantiene una sua serenità che viene dal profondo, riesce ancora a sorridere nei saluti, ammettendo che deve farsi forza ogni giorno ; probabilmente ci riesce perché ancor oggi non si sente solo. Il processo ha decretato la condanna definitiva degli assassini , i loro beni sono stati sequestrati e messi ad un’asta giudiziaria i cui proventi dovrebbero andare al signor Pioli. Ma nessuno si fa avanti a comprare alcunché , troppa è la preoccupazione di mettersi contro chi potrebbe non gradire.
Calabria terra di contrasti, la bellezza dei paesaggi, la crudezza della vita, l’ospitalità della gente, il passato che non si allontana, il futuro che tarda ad arrivare: tutto ciò che vedi è però reale, autentico e ti resta nel cuore.