Il Congresso delle Famiglie tenutosi a Verona ha scatenato polemiche molto prima che si tenesse, spaccando la maggioranza di governo tra grillini che bollavano gli organizzatori e i partecipanti all’evento come “Medioevo”, e leghisti che vi hanno invece aderito. Gli strascichi delle polemiche si sono trascinati anche dopo il congresso, e si sono propagate fino ad oggi; ma nel frattempo molte cose sono accadute e quasi tutte vanno nel senso opposto rispetto a quello auspicato dal fronte conservatore.
1) Il senatore della Lega Simone Pillon, reo di essere autore del disegno di legge sull’affido condiviso e quindi inviso come esponente di punta proprio di quel “popolo della famiglia”, è stato condannato a pagare 30mila euro di multa per “diffamazione” al circolo gay Omphalos di Perugia affiliato all’Arcigay. Cosa aveva detto di così grave Pillon? Semplice: che i volantini informativi contro l’omofobia e bullismo distribuiti dalla suddetta associazione durante un’assemblea di istituto di una scuola nel 2012 erano serviti a propagandare l’omosessualità ed erano un invito ad avere rapporti tra persone dello stesso sesso. Pillon ha così replicato: “Difendere le famiglie dall’indottrinamento gender, costa caro (…) credo ci sia un problema serio di libertà d’opinione nel nostro Paese”.

2) La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, con una sentenza storica e vergognosa ha detto sì al riconoscimento dei figli nati da utero in affitto e quindi ha stabilito che i bimbi nati da gravidanza per altri “possono essere trascritti all’anagrafe e adottati”. È un fatto di una gravità inaudita che oltrepassa ogni più pessimistica previsione; da anni le forze conservatrici si sono battute perché la pratica dell’utero in affitto fosse resa un reato universale, inteso come “violazione dei diritti dell’uomo”; una moderna e gravissima forma di schiavitù e di mercificazione del corpo della donna. Ed ecco che invece, all’improvviso, spudoratamente, l’Ue impone alle nazioni di legalizzare quest’orrida pratica. Un motivo in più per votare alle elezioni europee le forze sovraniste, a patto che quest’ultime facciano poi valere veramente i principi nazionali e siano pronti in alternativa a salutare l’Ue senza esitazioni.
3) Ma manco a farlo a posta, negli stessi giorni in Nebraska, si è andati già ben oltre, con un caso estremamente vergognoso di una coppia gay che ha avuto una figlia partorita dalla madre sessantunenne di uno dei due omosessuali, con il seme dell’altro, e gli ovuli donati dalla sorella di quest’ultimo. Un’oscenità così ingarbugliata che è difficile da descrivere e da comprendere. È sua mamma, ma la chiameranno nonna. È suo fratello ma lo chiameranno papà, in un pasticcio inverecondo d’incesto strisciante ed eugenetica gay-nazista.
Qual è la conclusione che ne traiamo? Sempre la stessa, ovvero che a prescindere da chi governa in questa o quella nazione, nel mondo il vento soffia sempre dalla stessa parte, perché la maggior parte degli intellettuali in vista, dei mezzi d’informazione, la magistratura, e le organizzazioni internazionali e sovranazionali, hanno da tempo radicato una sovrastruttura che in un processo di automatismo, pilota la società verso quel Nuovo Ordine Mondiale liberalprogressista, supportato dalle forze della tecnica e della finanza internazionale. Per completare il quadro, manca però ancora un tassello che è, se possibile, ancor più squallido di tutto ciò che è stato fin qui descritto, ovvero quelle indecorose immagini che hanno fatto il giro del mondo e che (per fortuna) hanno destato polemiche e indignazione; immagini provenienti dal Sud Sudan dove Papa Francesco si è inginocchiato a terra per baciare i piedi ai leader, per invocare la pace. Quello stesso Pontefice che si rifiuta di inginocchiarsi dinanzi al Tabernacolo perché (dice) ha problemi alle ginocchia. Quasi come un’involontaria e indiretta reazione al gesto bergogliano, e soprattutto come spiraglio di luce e di speranza col quale voglio concludere quest’amaro articolo, l’intervento dell’altro Papa, “l’emerito” Benedetto XVI, che con la pubblicazione di 18 pagine rompe finalmente il silenzio e nel denunciare lo scandalo dell’omosessualità e della pedofilia nella Chiesa, lancia un J’Accuse contro il Sessantotto come l’inizio del “collasso morale” della Chiesa e della società intera, e così facendo, implicitamente, Ratzinger critica la Chiesa di oggi.
Una bozza di enciclica che ha letteralmente scosso il Vaticano e che ha fatto infuriare la corrente progressista del clero e, dicono, anche Bergoglio. È ancora presto per prevedere quali saranno le conseguenze e fino a che punto Benedetto XVI vorrà spingersi nello “smarcarsi” dal Papa regnante, ma sarebbe ingenuo non annotare che ci sono oramai due Chiese divise e contrapposte, quella progressista e quella conservatrice, quasi come uno scisma strisciante che sembra rispecchiare le profezie sull’apostasia che preludono l’apocalisse. Lo scontro finale tra le coscienze cristiche e quelle anticristiche, si riflettono anche sulla politica e nella società civile, perciò, in tempi in cui gli ideali sembrano vacui e tutto appare vano, la fede sembra essere l’ultimo baluardo dietro il quale trincerarsi per evitare la capitolazione terminale della civiltà. E lo scritto di Benedetto XVI – anche per i laici – può diventare il punto di partenza per reagire al declino, sul piano ideale, etico e spirituale.
Benedetto XVI ha fatto male a dimettersi