Il fatto che Don Bergoglio elogi pubblicamente Fabio Fazio per una delle sue solite banalità inutili (oltre che infondata) comparsa su Repubblica è estremamente inquietante. Il capo della cristianità, abbassandosi ad un livello infimo ed impensabile, indica ai fedeli non le parole di San Paolo o di Sant’Agostino, non l’esempio di un Santo come Don Bosco o Madre Teresa di Calcutta nè l’insegnamento di un Dottore della Chiesa, come San Tommaso d’Aquino o Guglielmo di Occam, e neppure la condotta di un martire come Tommaso Moro o Óscar Romero, ma la mediocrità di un superfluo e strapagato giullare televisivo.

Sappiamo dal Libro dell’Apocalisse di Giovanni che con l’apertura del libro dei sette sigilli arriverà tra noi una sequenza di flagelli portati dai quattro cavalieri dell’Apocalisse: “Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra”.
In effetti qualcuno deve avere rotto il Settimo Sigillo e aperto il libro, perché un flagello è arrivato: il Cavaliere dal cavallo verdastro, cioè la pestilenza, è già fra noi nella sua moderna versione del Coronavirus. Anche un altro Cavaliere è praticamente già qui, quello del cavallo nero, cioè la carestia che inevitabilmente seguirà alla pandemia e che oggi si chiama crisi economica, caduta del PIL, disoccupazione, impoverimento, e chi più ne ha più ne metta.
Ci sarebbe poi il Cavaliere dal cavallo rosso fuoco, cioè la guerra, che probabilmente è già in viaggio. Magari non sotto forma di guerra con cannoni e carri armati ma di guerra economica e commerciale, come abbiamo già visto anche in questi giorni: nazioni “amiche” che bloccano le esportazioni negando la disponibilità di beni necessari a combattere l’epidemia o che impongono politiche economiche inique e assurde che strozzeranno chi è già vittima del cavaliere verdastro-Coronavirus. Si possono spargere lacrime e sangue anche senza bisogno di Panzer e Stukas. In teoria mancherebbe il Primo Cavaliere, il più misterioso di tutti, quello che con una corona in testa cavalca un cavallo bianco.
Secondo molti esegeti rappresenterebbe il falso messia di cui parlano i Vangeli (Mt 24,4-5; Mc 13,5-6, Lc 21,8) portatore di false profezie o addirittura di una falsa chiesa: “Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui, ecco è là”, non ci credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.” (Mc 13,5-6). Pensandoci bene, alla luce di quello che si vede e si legge, anche lui potrebbe essere già qui da tempo, arrivato per primo e da lontano come dice il Libro dell’Apocalisse.…
Se è così non ci resta che aspettare i sette squilli di tromba che preannunceranno il giudizio universale. Speriamo solo di finire lontani da Fabio Fazio, anche all’Inferno purchè lontani.
Suvvia Umberto Eco aveva nel suo fortunato Il Nome della Rosa evocato l’Apocalisse. Ma per scrivere un libro, un bel libro. Evocare l’Apocalisse per attaccare Bergoglio mi sembra sciocco. Per vari motivi. Innanzi tutto perchè stiamo regalando un campione peronista dell’antiglobalismo alla sinistra. Ma lasciando stare la tattica politica, trovo ridicolo attaccare il Papa in questo momento. Non credo sia necessario ricordare Leopardi per sapere che la Scienza soprattutto in questi momenti non basta. La Fede può dare conforto, sia anche un utile inganno. Quindi non mi pare il momento di attaccare il Papa.