Oggi trasmissione su un canale RAI che tratta ampiamente il tema della felice convivenza, dell’armonia, della perfetta integrazione tra i due papi, Benedetto e Francesco. Intervistata anche una sedicente teologa messicana cui scappa l’espressione “vero papa” con riferimento a Francesco. Complessivamente il tutto sa di “excusatio non petita”, espressione di quelle élites ecclesiali che non vogliono vedere le differenze e che mettono la loro cecità al servizio del progetto di Chiesa di papa Francesco: una Chiesa interamente moderna, perfettamente integrata con le ideologie del mondo, globalista, umanitaria, sociologica, sempre più politica e orizzontale, sempre meno religiosa e verticale.
Contro questo modello modernista, che viene da lontano e non nasce con Bergoglio, papa Benedetto ha lottato con tutte le sue forze, prima di cedere per motivi che tuttora rimangono difficilmente spiegabili in una logica di semplice egemonia istituzionale (quella cioè propria di Francesco e del suo gramscismo ecclesiale). In ciò Ratzinger si è mostrato più cattolico di tutti, anche di molti suoi sostenitori estremisti e complottisti che parlano inutilmente di sede impedita etc. L’evidenza che emerge dal suo comportamento è quella che egli ha confidato più nella potenza della preghiera che nel vano affannarsi degli uomini… è quella che egli ha confidato più nella volontà di Dio che in quella degli uomini.
Dunque nessun concordismo falso e nessuna puerile strategia irenistica può nascondere le differenze. I due hanno mostrato coerenza estrema. Il primo uscendo dal mondo per il bene della Chiesa e la maggior gloria di Dio, l’altro immergendovisi per realizzare un progetto umanistico e teologico-politico, tutto affidato all’abilità strategica e alle furbizie di governo. Malgrado il successo apparente del secondo e il plauso dei principati e delle potenze, la fede cristiana induce a credere che per quest’ultimo progetto non ci sia alcun vero Futuro.