A proposito della Meloni Massimo Giannini ha confessato: “Mi accaloro tanto perché la stimo ma non mi capacito la sua difficoltà a recidere le sue radici con il passato”. Ma quel “passato” perché è tanto vergognoso ma soprattutto il presente per quali ragioni, per quali realizzazioni è tanto modello insuperabile e soprattutto incontestabile? Quando arriverà mai il momento di chiedere un bilancio autentico, onesto, limpido e serio del passato, oltre il ventennio, degli anni postbellici? Come la Chiesa non riesce a riconoscere gli errori devastanti del Concilio Ecumenico, così il sistema politico vigente ed imperante non è in grado di definire gli scompensi provocati dalla diarchia DC- PCI soprattutto in campo sociale, morale, della scuola e dell’istruzione.
Ad esempio un forte appoggio diseducativo è venuto dalle televisioni commerciali, che con il “Grande Fratello”, trasmesso dalla rete pilota di Berlusconi, oggi riemerso in maniera petulante, con gli abituali toni da “padre della Patria”, da nessuno inseguito e da nessuno desiderato. Le sculacciate figurate inferte alla Gelmini, redarguita con modi di anacronistico del suo paternalismo, non indicano davvero la via dell’indispensabile rinnovamento. Oltre a decantare la qualità e l’acutezza della sua linea, unica, a suo dire, per superare le difficoltà e battere i sovranismi, arma di Satana, Berlusconi continua a propinare un programma di centrodestra, ormai anacronismo nella visione bipolare dominante.
Berlusconi continua ad ignorare sulle percentuali, che provano il suo arretramento o alla meglio la stagnazione del suo raggruppamento senza interrogarsi sulle motivazioni, locali e familistiche, del successo di Occhiuto e sul radicamento personale di Di Piazza. Il Cavaliere tiene anche a far sentire la propria voce o diciamo meglio portare la propria luce con i popolari, cui è da decenni legato. Non si preoccupa, come sembra abbiano fatto la Meloni e Salvini, del crescente peso dell’assenteismo, sempre più prova di una sfiducia e di una considerazione nulla e non, come appariva in passato, di stanchezza e di disincanto. Berlusconi, se non fosse posseduto da se stesso, dovrebbe seguire le valutazioni e la lezione di Sabino Cassese nell’editoriale “Astensione e altro. La lezione (vera) delle urne”.