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Binario triste e solitario. L’inutile Zanetti e quei “fastidiosi” pendolari

di Augusto Grandi
13 Luglio 2016
in Il punto
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Binario triste e solitario. L’inutile Zanetti e quei “fastidiosi” pendolari
       

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Di fronte al disastro ferroviario in Puglia, l’emblema di questa italietta malata di tutto e’ il viceministro Enrico Zanetti. Perché il politico di cui nessuno sentiva la necessità si è premurato di spiegare che le tratte regionali sono poco remunerative. Quindi..
Quindi non si può pretendere che le ferrovie e le Regioni investano per migliore il servizio. E se qualcuno muore, e’ una fatalità. D’altronde l’efficiente ed indipendente magistratura italiana ha accuratamente evitato di fare giustizia per il disastro ferroviario di Viareggio. Era il 2009. E molti servizi giornalistici hanno altrettanto accuratamente evitato di ricordare le 33 vittime, giusto per non imbarazzare i responsabili, i poteri forti non devono essere disturbati.
Ma l’ineffabile Zanetti va al di là degli aspetti umani e giudiziari. Ne fa una questione economica. Ed allora ha ragione quando sostiene che le tratte regionali e locali sono quasi sempre poco remunerative se non in pesante perdita. Ma dimentica, o non sa (visto il livello del personaggio), che è il risultato di decenni di politiche demenziali sul trasporto. Che doveva privilegiare la gomma e le auto private, in modo da favorire la Fiat e gli Agnelli. Così le tratte ferroviarie non sono state ammodernate, i treni locali rappresenta un disincentivo al viaggio, i collegamenti sono lenti o del tutto inesistenti.
Sono tutti impegnati a raccontare menzogne sul Tav, che avrebbe dovuto eliminare il trasporto su gomma delle merci, e fingono di ignorare che da Torino a Salerno, passando per Milano e Roma, sull’alta velocità’ ferroviaria non viaggia neppure un treno merci. Quanto alle persone, si sostiene l’utilità dell’alta velocità per chi deve spostarsi, perché il tempo e’ denaro, perché si vive in una città e si lavora in un’altra. Tutto vero.
Ma se gli spostamenti non avvengono tra Torino e Milano, tra Roma e Napoli o tra Roma e Firenze, allora la velocità di viaggio per i pendolari diventa una pretesa assurda. I tempi di percorrenza possono dilatarsi, la scomodità del viaggio deve essere messa in conto.
I costi di questa fallimentare politica dei trasporti sono enormi, ma Zanetti lo ignora. Perché investire sulle tratte regionali? In fondo poco meno di una decina di milioni di italiani possono usufruire dell’alta velocità. Peccato che le tariffe non consentano l’accesso di buona parte di questi milioni di italiani. E, in ogni caso, restano esclusi più di 50 milioni. Ma a Zanetti non bisogna raccontarlo.
Tags: Enrico Zanettiferrovietrasportitrasporti ferroviari
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