Alla fine il governo Bis Conte (ma sarebbe più corretto definirlo Conte 2), ha ottenuto la fiducia sia della Camera sia del Senato. Ce l’ha fatta. Ma qualcuno nutriva dubbi in questione? Si poteva auspicare con il cuore che accadesse un miracolo, ma la testa ci diceva che non c’èrano speranze. E adesso chi ha contribuito a questo esito, rifletta. Il Conte 1, si reggeva sull’appoggio di due forze politiche antitetiche come i 5 stelle e la Lega che erano scese entrambe a compromessi tramite l’oramai famoso “Contratto di Governo”. Gli alleati di Centrodestra – Fratelli d’Italia e Forza Italia – l’avevano presa male, criticando Salvini per quella scelta. Ma le alternative sembravano, o un governo tecnico, oppure una coalizione 5 stelle-Pd. Sennonché, a un certo punto, quando i sondaggi hanno dato il Carroccio attorno al 40%, il “Capitano” ha deciso di staccare la spina al governo.
Certo, quello di Salvini non è stato solo un “calcolo elettorale”; di fatto, la convivenza gialloverde stava diventando sempre più asfissiante. Cruciale è stato il vile voto grillino a favore di Ursula Gertrud von der Leyen, eletta come nuova Presidente della Commissione Europea. Da quel voto s’èra ormai capito che quel Movimento 5 stelle che un tempo – ormai lontano – invocava impossibili referendum sull’euro (non consentiti dalla costituzione italiana), aveva repentinamente preso un’altra strada verso la deriva europeista francogermanica. Temendo che Ue e premier italiano potessero imporre una manovra finanziaria “lacrime e sangue”, Salvini e i vertici leghisti hanno deciso improvvidamente una tattica di svincolamento dall’alleato pentastellato. Una mossa brusca e “istintiva” più che razionale, come sono generalmente le azioni dell’ex Ministro degli Interni che è un animale politico che segue il suo fiuto. Quell’intuito che lo aveva fin lì portato a una serie di vittorie apparentemente inarrestabili, lo ha abbandonato nel momento decisivo: la mossa finale non gli è riuscita e ha praticamente fatto harakiri.

Non tutti sono concordi su quest’analisi: c’è chi dice che Salvini non aveva alternative e che prima o dopo, quel passo l’avrebbe dovuto fatalmente compiere. Forse. Ma tempi e modi sono sembrati onestamente sballati fino all’inverosimile, e tutte le successive pirouette, compiute nella più disinvolta leggerezza, sembrano francamente dimostrarlo ampiamente. Da prima s’èra sparsa la voce di un rimpasto, poi nel giro di poche ore Salvini aveva annunciato la volontà della Lega di uscire dalla maggioranza, invocando elezioni anticipate e, per sé, “pieni poteri”. Ma quando s’è capito che Mattarella non avrebbe sciolto le Camere e che i “gialli” e i “rossi” erano pronti ad archiviare anni d’insulti reciproci pur di impedire il trionfo finale del sovranismo italico, Matteo ha giocato tutte le sue carte a disposizione: ha annunciato la disponibilità di ritirare la mozione di sfiducia, ha proposto Di Maio Premier; tutto inutile.
Di fatto con la sua sfiducia al Governo Conte, la Lega ha consegnato il Movimento 5 stelle tra le braccia delle sinistre (Pd, LeU e cani sciolti vari); un disastro che potrebbe costare caro al “Capitano”, se fossero veritieri i sondaggi che circolano, e che danno la Lega fortemente in calo nel gradimento elettorale. Ecco che a quel punto è diventato chiaro a tutti che bisognava organizzare una nuova opposizione al governo “più a sinistra della storia d’Italia”; un’opposizione da fare in Parlamento e in piazza. Fratelli d’Italia ha raccolto firme per una petizione e per invocare le urne e ha lanciato una manifestazione popolare a Roma per il giorno stesso del voto di fiducia alla Camera, un raduno al quale hanno aderito Toti (convintamente) e Salvini (svogliatamente), mentre Berlusconi e il suo partito hanno scelto di disertare. Se l’obiettivo della manifestazione era intimorire il Palazzo e indurlo a più miti consigli, era ovviamente un’ingenuità. Però sul piano simbolico, la manifestazione di piazza è stato un segnale importante che poteri forti e politici temevano, se è vero che le autorità hanno cercato di limitare l’afflusso dei cittadini nella piazza e le TV hanno cercato di ridimensionare il successo della manifestazione, parlando di “qualche centinaio di manifestanti”, quando invece piazza e strade di Roma erano gremite di persone provenienti da tutta Italia, senza bandiere di partito, ma solo con il tricolore.
La decisione di Forza Italia di non aderire alla manifestazione è stata perciò un errore. Il Movimento 5 stelle, decidendo di allearsi con le sinistre, ha perso la sua “innocenza” (se mai l’ha avuta); non solo perché alla fine è andato al governo con chi ha additato per anni come un cancro da estirpare, ma soprattutto perché da movimento con velleità “euroscettiche” e “antisistemiche”, è deragliato allegramente a partito europeista francogermanico ed è scaduto nel trasformismo politico più disinvolto. Una parte degli elettori pentastellati, probabilmente, lo terrà a mente al momento del voto. Ma nel frattempo il danno per l’Italia potrebbe essere incalcolabile.
Quanto può durare questo governo? I poteri forti che lo sostengono sono numerosi e scatenati, inutile elencarli. E l’offensiva “antisovranista”, avanza ovunque, non soltanto in Italia. Per quel che riguarda il nostro Paese, se non riusciremo in breve a rovesciare la situazione (ed è assai difficile), saremo seriamente nei guai, perché la posta in gioco è molto alta. Il governo di estrema sinistra Bis Conte, tenterà probabilmente di realizzare il peggio dell’europeismo, dello statalismo assistenzialista e fiscalmente vessatorio, e del libertarismo antiproibizionista laido. E per cercare di annichilire i dissidenti, si adopereranno per realizzare una riforma proporzionale pura (Matteo Renzi, fresco dalla sua prima riunione al Bilderberg l’ha già annunciata); depotenzieranno la Lega e costruiranno le basi per un “nuovo centro” (poco democristiano e molto tecno-finanziario), supportato da Ue e Vaticano bergogliano, e – se dureranno – piazzeranno un loro uomo al Quirinale (probabilmente Romano Prodi). Tutto questo è nel loro “progetto”, se riusciranno a realizzarlo e se qualcosa o qualcuno non gli s’interporrà.
Lo scontro in atto è tra sovranismo e globalizzazione, dove il sovranismo è generalmente espressione della volontà della maggioranza popolare, e la globalizzazione è la rappresentazione falsificata della realtà da parte delle elite che difendono i loro esclusivi interessi. In uno scenario simile, i social, possono essere uno strumento per diffondere la verità, o quantomeno, consentire un democratico e civile confronto tra diverse opinioni. Invece il potere globalista, sembra serrare le file, rivelandosi sempre più oppressivo nei confronti di quelle idee e opinioni che divergono dal “pensiero dominate”, mascherato da “politicamente corretto”.
Sarà un caso, ma all’indomani del voto di fiducia al Conte-Bis, si è scatenata una feroce offensiva censoria sui social: in poche ore sono state oscurate le pagine di CasaPound e Forza Nuova, ma non solo; anche Casaggì (organizzazione politica interna alla destra sociale) e Azione studentesca e tante altre pagine sono state bloccate su Instagram. Sono fatti gravissimi che minano la libertà di pensiero, di parola, di stampa, e in tempi “social”, queste libertà per una società democratica ineludibili, non possono non essere estese anche a Internet, e non devono essere messe in discussione. Attraverso un’insidiosa concezione di “lotta contro le discriminazioni”, s’inietta nell’Occidente il veleno di una censura preventiva che proibisce automaticamente delle idee, ovviamente colpendo a senso unico. Non si negano idee “nazifasciste”; si negano idee che non restano confinate nel perimetro del filo spinato del liberal-progressismo; un termine che rivela sempre di più di essere un ossimoro, poiché con la sua azione nega sul nascere le nozioni base del liberalismo stesso. Temo – e con me temono in molti – il rischio di scivolare pericolosamente in uno stato di “emergenza democratica”, dove qualunque forma di dissenso (ora sui social, domani in piazza), sia oppresso e silenziato. A questo clima liberticida, noi reagiamo e ci ribelliamo con forza!
non so, aver staccato la spina per calcolo elettorale ???? puo’ bastare come motivazione a quanto accaduto ?? e allora perchè non dichiarare la fine del governo dopo l’elezione di Ursula Von Der Leyen sarebbe stato un motivo lecito per la sfiducia ad un governo che voleva “cambiare” l’Europa….perche attendere una distratta giornata d’agosto da una spiaggia circondati da teste vuote senza incidente che potesse giustificare tale decisione ???? a mio avviso c’è altro… come diceva Andreotti politico di lunghissimo corso “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”
Donati…Gianluca…Salvy doveva ‘staccare’ la spina dopo l’elezione della Ursula?Perchè non ha ricordato che ancora ‘attendiamo’ risposta sull’insinuazione di Di Maio,che tanto insinuazione non era,e non è,se ‘FINORA’ non può essere confermata come tale senza sua esplicita risposta,che Salvy era stato avvertito da Conte la sera prima della votazione al parlamento europeo assieme a lui ed aveva ESPRESSO il SUO CONSENSO?Ha seguito l’intuito’,’annusando’ le piazze che frequentava nei tour elettorali’che finora l’aveva portato a quel che si dice al 40%?Allora quel 15 agosto il naso che finora aveva ‘annusato’ solo l’odore ‘pulito’ delle piazze è stato ‘infettato’ dallo stesso ‘odore’ che aveva portato berlù a schiantarsi subito dopo il renzusconi,quello del ‘suocero’,presunto o reale,ma sempre in mezzo ai c malgrado ‘avvisi’ e ‘condanne’,verdini…e si è ‘schiantato’ non lui,ma tutti i cittadini che ‘speravano’ che dal basso salisse,non na rivoluzione che ormai non ci sono più le ‘palle’ d’una volta,ma un leggero rialzo delle ‘condizioni’ economiche di coloro che non superano la soglia di povertà.Che non è comunismo,mi creda…siamo ‘nati’ rivendicando lavoro e giustizia,e soprattutto ‘dignità’,a Torre Melissa in Calabria col sangue di Francesco Nigro,segretario missino nella sez in quel comune(assieme alla ‘generosa’ Angelina Mauro ed a Giovanni Zito certo)e nessuno può insegnarci dove ‘stare’:sempre con i più deboli.