“L’abuso d’ufficio è una figura di reato in cui chi opera nella Pubblica Amministrazione facilmente incappa.” E’ questo ciò che pensa Vendola delle accuse che gli vengono mosse in questi giorni. Gli viene contestato il reato di abuso d’ufficio, peculato e falso. Non si tratta certo di accuse di poco conto ma il governatore cerca di non far trasparire preoccupazione. Le sue espressioni sono di cera e le sue parole accuratamente misurate. Non parla di complotto giudiziario, non potrebbe farlo, altrimenti sarebbe una nota stonata nelle sue armonie che hanno riempito pagine di giornali quando la vittima era Berlusconi o chiunque altro non appartenesse al suo schieramento politico.
Nomina solo “l’enfasi mediatica” , rilascia dichiarazioni cariche di pathos e retorica sui giornali, tv e sui social network. Si dice sereno, addirittura felice di andare in tribunale a dimostrare la sua innocenza indipendentemente dall’aver capito di cos’è accusato. “Faccio fatica a difendermi non sapendo di cosa sono accusato e questo e’ un problema”.
Si può provare quindi a fare un po’ di chiarezza sulla vicenda che lo vede coinvolto.
Dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini per concorso di abuso d’ufficio, in qualità di indagato, riguardo la nomina di un primario (Lea Cosentino) all’ospedale San Paolo si aggrava la sua posizione risultando altresì indagato per una transazione non conclusa tra la Regione Puglia e l’ospedale Miulli (Acquaviva delle Fonti) per rimborsi mancati da parte della Regione, per prestazioni sanitarie.
Rispuntano nomi non sconosciuti alle Procure nonché ai giornali: l’ex assessore Alberto Tedesco nonché Tommaso Fiore. E su questo nessuna sorpresa visti i precedenti imbrogli a spese della sanità pugliese già alla deriva. Indagati anche il Vescovo della diocesi di Altamura- Gravina in puglia – Acquaviva delle Fonti monsignor Paciello e l’ex direttore dell’ospedale Miulli, don Mimmo Laddaga. Si può dire che l’indagine si stia allargando a macchia d’olio, toccando nervi scoperti della complessa struttura sanitaria pugliese ma fatto sta che si deve fare chiarezza, soprattutto quando vengono toccati i diritti fondamentali dei cittadini che mal gestiti diventano la vergogna di un paese civile.
Riguardo alla questione della Lady Asl si parla di ripicca. Mentre i punti fermi dell’inchiesta riguardo al Miulli, risultano le transazioni poco chiare condotte dall’ex assessore Tedesco riguardo la delibera prima conclusa e ratificata dalla giunta Vendola e successivamente annullata per autotutela. L’oggetto della delibera è arrivato anche dinanzi al Consiglio di Stato che infine costringe la Regione Puglia a restituire al Miulli, 150 milioni di euro. A beneficiare dei provvedimenti autorizzativi sanitari necessari sarebbero state almeno sei società sparse per il territorio pugliese, provocando ingenti danni economici alla Regione.
La faccenda giudiziaria che coinvolge e sconvolge Vendola lascia basita la Puglia di chi crede ancora alla regolarità di transazioni e che si operi per il bene del cittadino; Senz’altro lascia senza parole chi per anni ha sostenuto che la scellerata gestione della sanità doveva essere ben controllata.
Il Governatore si sente ad oggi, un “bersaglio politico da colpire e un boccone da divorare”.
Le sue parole ormai non sono più contornate dal luccichio misto a vanità che sempre lo ha contraddistinto dagli altri leader, ormai si evince l’amarezza dell’essere piombato nella realtà dei fatti, dove la giustizia deve compiere il suo corso, sia che si parli di sinistra che di destra. Non se ne deve fare una questione di colore politico, bensì di chiarezza.
Vendola che della sanità ne ha fatto sempre una bandiera, accusando tutti tranne che se stesso in questi anni, adesso ne è stato palesemente infangato.
Ricordando lo slogan delle scorse elezioni regionali “la poesia è nei fatti”, si può ben dire che adesso la poesia deve essere negli ATTI della Procura.