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Home Estera

Buone notizie dalla Svizzera. L’esercito non si tocca e il burqa

di Marco Valle
27 Settembre 2013
in Estera, Home
1
Buone notizie dalla Svizzera. L’esercito non si tocca e il burqa
       

 

Strano ma vero, i pacifisti elvetici esistono. Ma sono pochi e stupidi, poichè hanno chiesto e sottoposto — in nome della pace universale e altre scempiaggini — al voto popolare l’abolizione del servizio militare obbligatorio. Una follia: la Confederazione non muove più guerra dal 1515 — dopo la “battaglia dei giganti” di Marignano (oggi Melegnano), una terribile sconfitta che convinse per sempre i confederati a restare tra le loro montagne —,  e da quasi 200 anni ha rinunciato a fornire mercenari  — con l’eccezione della guardia del Papa — ai sovrani d’Europa. Per di più, dal 1830 e dintorni gli elvezi si sono stufati di guerre tra cantoni, diatribe religiose tra  cristiani e interferenze straniere. Dall’Ottocento in poi — chiuse le frontiere e sbrigate le questioni interne tra cattolici e protestanti — i rossocrociati hanno mantenuto in piedi una piccola armata, terribilmente efficente. Un esercito di popolo — plurilingue e pluriconfessionale — temibile e coeso a tal punto che riuscì ad intimidire nel 1914 l’Intesa franco-britannica e Hitler nel ’40. Ma non solo. Nei piani d’invasione sovietici dell’Europa occidentale, la Svizzera — rinchiusa nella sua neutralità armata —  era considerata uno degli ossi più duri: ogni monte, ogni valle, ogni strada celava (e cela) un’insidia, una casamatta, un arsenale, un aeroporto, un campo minato.

È la strategia del “porcospino”, l’animaletto che si arrotola a palla e sfodera gli aculei quando attaccato. Come scrive John McPhee nel suo delizioso saggio “Il Formidabile esercito svizzero”, edito qualche anno fa da Adelphi,  «non c’è praticamente un paessaggio in Svizzera che non sia pronto ad eruttare fuoco e fiamme per respingere un invasore». Non a caso gli israeliani, gente non pacifica e determinata, hanno modellato nei primi decenni della loro storia nazionale — dall’invasione del Libano in poi, vi è un’altra storia e un’altra dottrina militare… —  il loro esercito su quello confederale.

Tornando all’attualità, non ci sorprende dunque che gli svizzeri abbiano votato no all’abolizione del servizio militare obbligatorio. All’iniziativa, promossa dal movimento anti-militarista Gsse (Gruppo per una Svizzera senza Esercito), ha detto no il 73% degli elettori. Un risultato oltre oltre le previsioni, secondo una proiezione gli occhiuti analisti dell’istituto GFS di Berna. Con buona pace dei “cagoja” di tutti i tempi e tutte le latitudini, per gli elvezi la scelta di una neutralità armata e il mantenimento di un esercito di popolo  — seppur ridimensionato rispetto agli anni della guerra fredda —  rimane un simbolo forte della loro sovranità nazionale e una garanzia dell’indipendenza.

Il segnale, per chi riesce intenderlo, è forte: la scelta di Berna, Zurigo e Ginevra, riprendendo le tesi di Sergio Romano vergate nel suo ultimo libro “Morire di democrazia”, può essere di monito per i popoli d’Europa: anche senza la NATO e gli americani una politica di difesa nazionale e transeuropea è possibile.

 

Negli stessi giorni una consultazione popolare si è svolta anche in Canton Ticino, dove è passato il divieto di utilizzo del burqa. La nuova legge è stata votata dal 65% dei ticinesi. Il Canton Ticino è il primo cantone svizzero a vietare l’uso del velo religioso nei luoghi pubblici. Gli elettori ticinesi erano stati stati chiamati a esprimersi sull’opportunità di inserire un nuovo articolo nella Costituzione cantonale, con cui vietare «di nascondere il volto nei luoghi pubblici e in quelli aperti al pubblico», oppure bocciare la proposta e lasciare inalterata la Carta. «Nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un servizio pubblico», si legge nel testo del quesito, «Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso in ragione del suo sesso». Ovviamente le organizzazioni  islamiche e l’inutile Amnesty International si dichiarano scandalizzate da un voto democratico. Succede.

Tags: AdelphiAmnesty Internationalbattaglia di MarignanoCanton Ticinoesercito europeoesercito svizzeroEuropaforze armateGFS BernaIl formidabile esercito svizzeroJohn McpheeNATOSergio Romanosovranità nazionaleSvizzeraUSA
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Commenti 1

  1. Daniele says:
    10 anni fa

    Dov’era la destra quando in Italia fu abolita la leva obbligatoria? C’è nei programmi della destra attuale il ripristino della leva obbligatoria (anche per le femmine, in ruoli adeguati)? Spero non ci si limiti a lodare le virtù altrui.
    Daniele.

    Rispondi

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