Euromaidan o Natomaidan? Otto anni dopo il dubbio, (o il sospetto), è quanto mai lecito. Mentre sulla crisi ucraina si allunga l’ombra di una nuova guerra fredda, o addirittura di uno scontro armato, l’Europa e la stessa Ucraina sembrano aver perso di vista gli obbiettivi delle proteste che, il 22 febbraio 2014, costrinsero alla fuga il presidente filo-russo Viktor Yanukovych. Dietro quelle dimostrazioni non c’era il sogno di entrare nell’Alleanza Atlantica, ma bensì di aderire ad un “Trattato di associazione europea” capace di garantire uno sviluppo economico allargato all’orbita europea e non più limitato esclusivamente alla sfera post-sovietica.
L’accordo, rifiutato al tempo da Yanukovych, è diventato realtà il primo settembre 2017. Ma la firma dei trattati non coincide quasi mai con la loro piena e concreta applicazione. E questo è assai evidente in Ucraina. A otto anni dalla cacciata di Yanukovych il paese non s’è avvicinato di molto all’Europa. A Kiev – come nel migliore dei “gattopardi” post sovietici – tutto è cambiato mentre nulla cambiava. Gli oligarchi restano al di sopra della legge e al potere politico mentre corruzione e sfruttamento delle risorse pubbliche per interessi personali rendono il paese incompatibile con gli standard minimi previsti dalla legislazione e dalle regole europee.
Ma a Bruxelles, come a Kiev, pochi sembrano farci caso. Anche perchè il mantra più in voga non è più l’adesione all’Unione Europea, ma all’Alleanza Atlantica. Insomma le aspirazioni di sviluppo economico e progresso sociale germogliate con Maidan sembrano esser state dimenticate ed abbandonate a vantaggio di una crescente aspirazione alla difesa da Mosca. Ragioni in parte giustificabili vista l’annessione della Crimea e l’appoggio russo ai secessionisti del Donbass. Ma vale anche il discorso inverso. Sostenere astrattamente, come fa l’amministrazione Biden, assieme ai paesi Baltici e alle capitali dell’Europa orientale, il diritto di Kiev ad entrare nella Nato equivale a regalare pretesti a Mosca, accrescere la tensione e allontanare la realizzazione di quell’ accordo di Associazione Europea che rappresentava il vero grande sogno dell’Ucraina.
Da questo punto di vista il pacchetto di aiuti per oltre un miliardo di euro, prospettato ieri dai ministri degli esteri dell’Unione va sicuramente nella direzione giusta. Ma da solo non basta. L’Europa deve saper dialogare alla pari con gli Stati Uniti ricordando alla Casa Bianca che il permanere della contrapposizione militare con Mosca non è in linea con gli interessi dei 27 in quanto allontana lo sviluppo e il progresso dell’Ucraina. Anche perchè un modello di sviluppo europeo capace di garantire opportunità e benessere anche alle regioni orientali è il più efficace per riunire il paese e rimarginare le ferite secessioniste. Mentre lo scontro con Mosca nel nome dell’Alleanza Atlantica contribuisce soltanto ad allargare il fossato con l’Europa.